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Ma come si fa a essere così poco lungimiranti da non capire quale potrà essere il futuro (si fa per dire) di "questa" Università?
Come si fa a essere così insensibili da non sentire l'aria che tira?
Come si fa a essere così miopi da non accorgersi che la gente - quella che
sta "fuori" - ha capito tutti i giochetti, e che sono finiti i tempi delle false promesse, delle prese per i fondelli (per dirla in maniera decente),
dei mangiapane-a-tradimento, degli Atenei-seconda-casa (per baroni, vertici amministrativi, amici e amici degli amici)?
Come si fa a sbandierare non solo al
proprio paesello, ma pure in Europa, esattamente a Londra, nel caso in questione, che l'unico problema dell'Università italiana è la
mancanza/insufficienza di fondi?
Buuuuuuuuuuuuuu, Signor Rettore dell'Università di Palermo, hanno fatto bene a fischiarla, con tutto il rispetto.
Le hanno risparmiato le uova e i pomodori, dovrebbe essere contento. Con quello che costano. E poi investire anche un solo centesimo
per far capire alla barca dell'Accademia Italiana al completo (al relitto di oggi, cioè) che sarebbe tutta da ricostruire, dopo indispensabile
affondamento, non vale proprio la pena; anzi, considerati i destinatari - ottusi sul serio o per comodità, poco importa - sarebbe improduttivo
e antieconomico per ogni tasca italiana onesta. (Suvvia, Silvestri, non sia pessimista: in Italia esistono pure gli onesti).
Perciò,
delle due l'una: o lei (e con lei, buona parte dei suoi Esimi Colleghi) c'è, oppure ci fa, come si dice in un linguaggio comprensibile anche ai suoi
studenti.
L'Università italiana è al collasso perché chi dovrebbe correttamente gestirla la utilizza per scopi clientelari (siamo persino stanchi di ripeterlo);
perché il suo
fallimento imminente - e per certi versi necessario (anzi, auspicabile per poter davvero girare pagina: a mali estremi, estremi rimedi) - non
dipende dalla mancanza di fondi, semmai dalla loro distribuzione a pioggia, non meritocratica e non selettiva (siamo impopolari? pazienza, non
vogliamo captare la benevolenza di nessuno); perché molti suoi vertici e accoliti, a cominciare
dalla vecchia testa, ora mozzata, dell'ex presidente della Crui Piero Tosi, sono troppo indaffarati a difendersi dalle accuse di nepotismo che
piovono ormai da tutte le regioni d'Italia e non hanno tempo da perdere a trovare soluzioni responsabili, coerenti e razionali per quel
giocattolino che si tramandano da decenni di padre in figlio; perché la ricerca non è incoraggiata e la didattica non
è qualificata e perché i meritevoli emigrano (spesso in Gran Bretagna, appunto, oppure in America) e i raccomandati senza titoli e con finte
(e plagiate) pubblicazioni rimangono; l'Università italiana, insomma, è al collasso perché chi si adegua è vittima del sistema e vi rimane, e
chi non si adegua, dal medesimo sistema viene stritolato, incenerito, eliminato, con qualsiasi mezzo, qualche volta legittimo, più spesso
illegale.
L'Università italiana sta morendo perché il suo Corpo Accademico (e non solo quello) è in stato di avanzata putrefazione. E il
cattivo odore ha ormai travalicato i confini nazionali.
Premesso ciò, Magnifico Silvestri, ci consenta di passare alla notizia.
Lunedì 22 gennaio al Central Hall Westminster di
Londra ha avuto luogo un incontro-dibattito su "Ricercatori e docenti nel Regno Unito: esperienze e prospettive".
Tra le Autorità presenti,
l'ambasciatore italiano a Londra Giancarlo Aragona, il sottosegretario al Ministero Università e Ricerca Luciano Modica e, in qualità di
rappresentante della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, il rettore dell'Ateneo palermitano Giuseppe Silvestri,
appunto.
L'incontro, che ha chiamato a raccolta tutti i ricercatori italiani espatriati nel Regno Unito, è stato organizzato
dall'Ambasciata e dal Mur. Lo scopo? Manifestare in modo concreto l'interesse del Governo italiano verso i propri "cervelli" costretti a
emigrare all'estero.
"Vogliamo intervenire nel sistema italiano per correggere i tre aspetti più negativi: poca meritocrazia, gerontocrazia,
inutile burocrazia": questa la dichiarazione d'intenti del sottosegretario Modica che, entrando più in dettaglio, ha così proseguito:
"La meritocrazia passa attraverso l'istituzione dell'Anvur, Agenzia nazionale di valutazione dell'Università e della Ricerca (un articolo
sull'Anvur in altro spazio di questo numero, n.d.r.), con carattere di terzietà, che nascerà tra pochi mesi”. "Altrettanto importanti” ha
continuato Modica, toccando il delicatissimo tasto delle "opacità" in materia di selezioni "saranno le nuove procedure concorsuali che verranno
varate a fine marzo con caratteristiche di celerità, trasparenza e allineamento agli standard internazionali”.
Il sottosegretario del Mur
ha aggiunto anche che è interesse del Governo coinvolgere i ricercatori italiani all'estero, rendendoli parte di una "rete" e assegnando alla
loro esperienza, fatta in sistemi universitari stranieri, compiti di responsabilità e di valutazione, da cui poter far partire il rilancio del
sistema italiano.
Ma il pubblico presente - ricercatori per la maggior parte costretti proprio da un sistema universitario del tutto
inadeguato a stare lontani dal proprio Paese d'origine - ha gradito fino a un certo punto l'intervento di Luciano Modica, ritenuto approssimativo,
"provinciale" e ancora molto distante nei suoi strumenti programmatici dal mondo della ricerca.
L'atmosfera però si è decisamente
surriscaldata con l'intervento del rettore Silvestri, fortemente e unanimamente contestato da tutti i ricercatori presenti, che più volte
l'hanno messo in difficoltà con stilettate, battute e commenti ad hoc.
E per il Magnifico palermitano sono arrivati i buuuuuuuuuu, decisi,
sonori e compatti.
Che fare? Meglio cambiare colpevole. Della democrazia. Ecco di chi è la colpa dell'Università malata per il diessino
Silvestri: della democrazia e dei suoi meccanismi, che rendono difficile il processo decisionale rispetto ai Paesi in via di sviluppo
come la Cina.
La clamorosa e sorprendente esternazione ha provocato - com'era immaginabile e come i molti presenti hanno amplificato
attraverso il web - "l'ilarità del pubblico e l'imbarazzo di tutto il panel". (Ma che dici, Silvestri? Forse che la validità della ricerca nei
democraticissimi Stati Uniti d'America è stata mai messa in discussione?).
"Nulla tranne la vostra cortesia mi è favorevole in questo
congresso" ha commentato a quel punto il maltrattato e ironico rappresentante dei rettori, dimostrando almeno di conoscere De Gasperi
(o era solo il risultato di una fuggevole occhiata a www.frasicelebri.it?).
E a proposito di citazioni, ne abbiamo qualcuna pure noi:
Un asino resta sempre un asino, anche se lo ricopri d'oro. (Derzavin)
Non puoi insegnare al granchio a camminare diritto. (Aristofane)
La necessita' di parlare, l'imbarazzo di non aver nulla da dire e la brama di mostrarsi persone di spirito sono tre cose capaci di rendere
ridicolo anche l'uomo piu' grande. (Voltaire).
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