E così "Ateneo Palermitano" entra al settimo anno di attività.
Nei matrimoni, dicono, il settimo è l'anno della crisi.
Non li imiteremo, si tranquillizzino coloro che in un passato lontano, e anche
recente, hanno inutilmente tentato di ostacolarlo: pur al settimo anno "Ateneo
Palermitano" non è in crisi e gode di ottima salute. Che per un giornale si
traduce in numero di lettori, in lettere di apprezzamento, in testimonianze di
stima, in interesse concreto da parte di personalità del mondo accademico e
giornalistico (è di questi giorni la richiesta di pubblicazione in versione
inglese
dell'articolo sul plagio,
pervenuta da un quotatissimo giornale di respiro internazionale:
Just Response),
ma anche da parte della gente comune, che ci segue da anni con immutata curiosità intellettuale.
Ce lo siamo meritato, evidentemente, senza false modestie che non ci si addicono. La "fedeltà", l'attenzione, la considerazione, nel variegato mondo
dell'informazione giornalistica, non si conquistano
per caso.
Questa consapevolezza ci inorgoglisce, naturalmente, e ci stimola a fare sempre più e
sempre meglio (il nostro impegno per l'anno appena iniziato).
Ulteriore motivo di orgoglio è la constatazione che questo "Ateneo Palermitano" è il più longevo della sua storia: dopo di lui, l' "Ateneo Palermitano"
edizione 1994, organo istituzionale di informazione dell'Università di Palermo di cui io stessa ero direttore editoriale e di cui vi ho ampiamente
parlato
qualche mese fa, interrotto non da me e non per mia volontà, ma per interessi "politici" contrari.
Prima del '94 e dopo, istituzionalmente, il nulla: solo numerosi tentativi di pubblicazione a cominciare dagli anni Cinquanta, abortiti poco dopo o
addirittura prima della nascita.
Ignorando le edizioni successive alla mia (che è l'unica in regola con la normativa vigente), prodotte illegalmente dall'Ateneo e
sospese su imposizione dell'Autorità giudiziaria, pertanto, mi sembra di poter sostenere senza tema di smentite che l'unico "Ateneo Palermitano"
in grado di affermarsi negli anni è stato questo: ovvero l'edizione nata - e fortemente voluta - da un'iniziativa privata.
Tra i tanti flop di un'Amministrazione pubblica che fa acqua da tutte le parti, questo non è certo quello più importante. Ma si aggiunge a
tutto il resto.
Il 2007 dunque, dicevo, è il settimo anno di attività per "Ateneo Palermitano", il cui primo numero risale al
settembre del 2001.
Non è ancora tempo di bilanci (e non lo sarà per molto ancora); ma è l'occasione giusta per fare il punto di questo nostro lungo percorso insieme.
Un percorso reso possibile solo dall'entusiasmo; un impegno, notevole, reso concreto solo da una certezza: quella di averci creduto.
Ci ho creduto, infatti, quando sul
primo editoriale ho scritto che avremmo fatto "informazione e soprattutto controinformazione. Perché la verità è sempre una.
E non ha colori politici, né simpatie sindacali, né inciuci lobbistici".
Ci ho creduto, quando l'anno scorso ho combattuto, con voi al fianco,
la mia battaglia personale contro i soprusi dell'Università di Palermo.
Ci ho creduto, quando recentemente ho scelto
di affiancarvi - io, stavolta, accanto a voi - nella strenua opposizione alla malauniversità.
Ci ho creduto e continuo a crederci, mese per mese, al di là delle convenienze e dei risultati, qualunque siano stati gli argomenti su cui di volta in volta
abbiamo focalizzato il nostro interesse.
Se sbaglio, sono in buona fede; se non sbaglio, posso dire di avere contribuito, anche se in minima parte,
a cambiare
qualcosa di questo strano, vecchio, pazzo mondo accademico nazionale.
La battaglia di libertà e giustizia di "Ateneo Palermitano" continua, e si rinnova numero per numero.
Con il mio entusiasmo. Con il vostro sostegno.
Buon anno.
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