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Sarà per la nota somiglianza, ma il ministro del Mur Fabio Mussi - più volte l'ha dimostrato - non è di quelli che le manda a dire:
"O siamo di fronte ad Università di soli geni, oppure c'è qualcosa che non va". Chi c'era nel mirino del ministro quel giorno?
Un pugno di Università italiane dove a laurearsi si fa prima che a respirare.
Ovvero, per essere più chiari,
quegli Atenei cosiddetti "precoci" in cui non qualche studente particolarmente dotato arriva alla laurea con un anno
e più d'anticipo, ma il 90% degli studenti, davanti agli sguardi benevoli di rettori, docenti, personale tecnico amministrativo
e addetti alle pulizie.
E il ministro mica se l'è sognate queste cose. C'è un rapporto del Cnvsu che ha spiattellato i dati, quel Comitato nazionale
di valutazione del sistema universitario messo lì per fare le pulci a tutti i rettori italiani e alle loro gestioni. Perché, come si dice, il pesce,
quando non è fresco, comincia a puzzare dalla testa. Perciò onori ed oneri ai rettori accademici italiani.
Dicevamo, il rapporto Cnvsu. Che c'è scritto di tanto eclatante in quel rapporto? Che nel 2005 i "laureati triennali" arrivati all'agognata meta
prima del completamento del
triennio sono stati pari al 5,1%.
In altre parole, su un totale di 130.000 laureati, ben 6.500 sono arrivati al traguardo che neanche Schumacher.
E la cosa ancora più eclatante è che tutti questi cervelli che l'Italia farebbe bene a non farsi scappare, come avviene di solito, erano
tutti concentrati in una manciata di Atenei, appunto: cioè quasi il 60% in due e quasi l'80% in cinque.
Si potrebbe pensare che i geni si siano trovati tutti nelle Università più blasonate,
particolarmente attente alla qualità
della loro offerta formativa e dei loro abituali frequentatori, docenti e discenti: la Bocconi di Milano, il Politecnico di Torino... Errore.
Là evidentemente sono tutti cretini, perché i geni della laurea precoce là si contano sulla punta delle dita di una sola mano.
Perciò, se volete una carriera accademica d'assalto (nel senso che potete andare all'assalto della laurea in pochi mesi), lasciate stare le Bocconi,
le Statali e i Politecnici e iscrivetevi sul web all'Università telematica "Gugliemo Marconi", oppure fate un salto a Casamassima, in Puglia, che di
"massima" a quanto pare, oltre alla casa, ha pure l'Università, la Lum "J. Monnet".
Nell'uno e nell'altro caso vi ritrovate
laureati che manco ve ne accorgete. Proprio come quei 99 iscritti su 100 della Marconi - il 90% del totale - o quei 271 della Lum Monnet -
il 69,3% del totale - che nel 2005 si laurearono in meno di un triennio.
Altre ghiotte occasioni per chi vuole bruciare tutte le tappe?
L'Università di Chieti-Pescara, dove l'anno scorso i laureati "precoci" sono stati
il 54,87% del totale, contro il 56% del 2004, ovvero 1.950 su 3.476.
Oppure l'Università della Tuscia - 29% di laureati "precoci" -
e quella della Valle d'Aosta, con 8 studenti su 21 che hanno corso più degli altri.
Loro, i rettori, quelli che per parare i colpi del Cnvsu farebbero bene a mettersi il collare antipulci, si difendono a colpi di inglesismi: non
sono questioni da supermarket - si tratta di Atenei, non di esamifici - ma di target, di marketing, insomma, per dirla in italiano, di strategie,
di scelte mirate, di bacini d'utenza già bell'e identificati sin dal momento dell'accettazione delle domande di iscrizione. Ma chi sono, allora, questi studenti
campioni di genialità, che tanta gola fanno a certi Atenei nazionali e - soprattutto - tanta voglia hanno di laurearsi, e in tutta fretta, in alcune
Università piuttosto che in altre?
Sono quello stuolo di geometri, ragionieri, impiegati del catasto, guardie forestali, vigili del fuoco, ecc. ecc.,
insomma
tutta
una serie di aspiranti dottori che grazie al proprio lavoro, che fa punti, e al giochetto dei Cfu, i crediti formativi universitari,
recentemente ridotti dal ministro
paratedesco, ma pur sempre validi,
hanno la possibilità di puntare a una laurea con pochi esami.
"Il 90% dei nostri iscritti - ha dichiarato a Repubblica.it Gabriella Paglia, responsabile dei rapporti esterni dell'Università telematica
"Gugliemo Marconi" - non sono studenti che hanno avuto un percorso di studi regolare, ma gente che magari ha già alle spalle una
carriera universitaria". In parole
povere, i falliti degli altri Atenei. Quelli che non riuscendo a
laurearsi con un percorso di studi normale, si
iscrivono in strutture accademiche, virtuali o reali non importa, che hanno puntato tutto il loro successo sulla riconversione dei crediti, scorciatoia acchiappa-laurea.
Ed è così che da falliti diventano geni. Per tutti gli usi consentiti dalla legge,
naturalmente. |
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