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C’è un articolo di Sabino Cassese, ordinario di Diritto amministrativo alla “Sapienza" di Roma (“Corriere della Sera.it”, 1 novembre 2005) che - a
proposito di un assessore regionale calabrese colpevole di aver fatto assumere la moglie, e soprattutto delle giustificazioni addotte dall’assessore
(“Ho assunto mia moglie? Lo fanno tutti. Giunta e Consiglio regionale sono pieni di parenti”) – dice: “… il nepotismo è diffusissimo. Lo è in tutta Italia.
Basta vedere il gran numero di familiari tra farmacisti, notai, professori universitari, magistrati, dipendenti pubblici in generale. Tra questi - ma
anche tra gli imprenditori - prevale una concezione dinastica. A chi occupa un posto spetta ‘sistemare’ uno o più parenti, quale attributo della carica,
per diritto di successione o semplicemente come espressione di potere… Questo fenomeno diffuso viene attribuito al ‘familismo amorale’. Ma è consentito
dallo scarso numero di procedure aperte a tutti, competitive, di selezione. Oppure da selezioni affidate a commissioni corporative (i notai selezionano
i notai, i magistrati scelgono i magistrati, eccetera). Oppure dalla scarsa pubblicità data alla disponibilità di posti e al bando per le valutazioni
comparative (quanti bandi di concorso sono pubblicati in agosto?) (per una controprova basta verificare le scadenze concorsuali di molti bandi relativi
al personale tecnico-amministrativo dell’Università di Palermo, n.d.r.) . Oppure dalla opacità delle procedure. Il fenomeno è aggravato dalla scarsa
consapevolezza della sua gravità… Le fondamenta stesse dello Stato moderno, infatti, riposano… tra interessi della corona e interessi della collettività.
Fino al XIX secolo, molti uffici venivano ritenuti proprietà privata… Poi ci si è resi conto che ciò violava il principio di eguaglianza e danneggiava
la collettività, perché in tal modo agli uffici non accedevano i capaci e meritevoli. Venne introdotto il criterio della scelta in base al merito…
Fu introdotto il reato di peculato. Si stabilirono obblighi di astensione di giudici e funzionari quando abbiano interessi personali. Furono dettate
norme sul conflitto di interessi. La regola dinastica applicata alle imprese riduce il loro valore di mercato… Quando lo stesso accade con uffici
pubblici, è la collettività che paga il costo del nepotismo”.
Perché questa lunga citazione? Per dare a Cassese quel che è di Cassese. Un docente universitario che ha il coraggio di scrivere su questi temi merita
il nostro incondizionato rispetto, specie se la sua analisi ha nei fatti riscontri immediati che ne confermano il valore e l’attendibilità.
A fornire in Italia un esempio di innegabile “familismo” in ambito universitario è la famiglia Prodi, quella del presidente del Consiglio Romano,
ottavo di nove figli - sette fratelli e due sorelle - dell’ing. Mario Prodi. (Le notizie qui riportate sono facilmente reperibili sul web).
Romano Prodi: per venticinque anni professore ordinario di Economia e Politica industriale alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università degli
Studi di Bologna; oggi professore ordinario di Organizzazione industriale e Politica industriale presso la stessa Università.
Giovanni Prodi (fratello di Romano): emerito di Matematiche complementari all’Università degli Studi di Pisa (a questo Prodi il 26 maggio del 2001
venne conferita dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Palermo la laurea honoris causa in Scienza della Formazione primaria e
noi ancora ci chiediamo che attinenza abbia una laurea del genere con la specializzazione del prof. Prodi… Quella dell'uso e dell'abuso delle
lauree honoris causa - è di questi giorni la laurea in Scienze politiche, conferita dall'Università Cattolica di Milano al Romano nazionale - meriterà prima
o poi un discorso a parte).
Vittorio Prodi (fratello di Giovanni e di Romano): professore associato al Dipartimento di Fisica dell'Università degli Studi di Bologna.
Paolo Prodi (fratello di Vittorio, di Giovanni e di Romano): professore ordinario di Storia moderna alla Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università degli Studi di Bologna.
Franco Prodi (fratello di Paolo, di Vittorio, di Giovanni e di Romano) : professore ordinario di Fisica all’Università degli Studi di Ferrara.
Flavia Franzoni Prodi: nel 1969, ancora studentessa, va in sposa all’economista e docente universitario Romano Prodi. Diviene successivamente
economista e docente universitaria. La professoressa Franzoni - che qualche azzardata ipotesi circolante in rete, come molti sanno, vorrebbe
imparentata alla più tristemente nota Anna Maria -.è docente di Organizzazione dei servizi nel corso di laurea in Servizio sociale della
Facoltà di Scienze politiche dell'Università degli Studi di Bologna.
Con l'esempio sopra riportato non vogliamo dire, naturalmente, che i fratelli Prodi (con qualche consorte al seguito) non meritino o non
abbiano meritato in ambito accademico i posti di prestigio che occupano o che hanno occupato.
E non vogliamo dire neppure (ce ne guardiamo bene!) che la famiglia Prodi – parenti diretti e acquisiti – si sia “accasata” nei diversi Atenei
italiani per nepotismo: certe uniformità di scelte nell’ambito di uno stesso nucleo familiare potrebbero dipendere - chissà – dalla genetica…
oppure rientrare nella sfera - sebbene incredibile, data la ripetitività del fatto - della casualità e delle coincidenze.
Ma chi non ha voglia di studiare l’incidenza del fenomeno dal punto di vista medico per trovare correlazioni “inevitabili” e chi non crede né
nella casualità, né nelle coincidenze, in quest’Italia libera e democratica ha tutto il diritto di sospettare. Fino a prova contraria.
(E se sospetta, visto l'alto livello dell'esempio, ha tutto il diritto di essere pessimista circa la redenzione nazionale).
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