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E' vero che la causa della cattiva qualità degli Atenei italiani sta nell'inadeguatezza delle risorse?
E' vero che la didattica nazionale soffre di sperequazione nel rapporto studenti-docenti (tanti studenti, pochi docenti)? E che la ricerca
deve fare i conti con un eccessivo carico di lavoro dei professori universitari - spesso impegnati a fare altro - e con una scala di
valori - in termini di finanziamenti - in cui si ritrova sempre agli ultimi posti?
A queste domande ha provato a rispondere uno studio del Sole 24 Ore, che ha messo a confronto gli Atenei italiani con quelli della Gran Bretagna.
Sessantatré le Università nazionali paragonate a quelle britanniche, scelte, queste ultime, non a caso, ma perché anche il sistema universitario
della Gran Bretagna
è interamente pubblico e, nonostante questo, la produttività scientifica al suo interno è decisamente superiore.
Lo studio ha preso in considerazione diversi parametri, come la didattica - determinata, vista l'impossibilità di misurarla, attraverso indicatori
particolari come il rapporto studenti/docenti e la spesa sostenuta per ogni studente, che dà un'idea della quantità delle risorse -
e gli stipendi dei docenti.
E le sorprese non sono mancate. Infatti i risultati del confronto hanno evidenziato che non c'è grande differenza tra i due sistemi universitari
dal punto di vista delle risorse disponibili: il rapporto tra docenti e studenti è identico e non è vero che i docenti italiani hanno più
impegni didattici dei colleghi britannici.
Così come non è vero - parlando di stipendi - che le retribuzioni medie sono dissimili.
Ma a parità di risorse e di opportunità, gli Atenei britannici - e questo è un dato di fatto - vincono in qualità su quelli italiani.
Occorrerà dunque trovare altrove la motivazione. |
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