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Si è dimesso "irrevocabilmente" l'Alto Commissario per la lotta alla corruzione
Gianfranco Tatozzi.
La decisione - comunicata in questi giorni con lettera ufficiale al presidente del Consiglio Romano Prodi -
è maturata a seguito dell'art. 29 del decreto Bersani, che prevede la chiusura di tutti quegli Enti che
al 4 gennaio non hanno ancora provveduto a un riordino con Dpr. "Non c'è sicuramente tempo per noi - ha
dichiarato Tatozzi - questo è un tentativo silente e surrettizio per cancellare l'Alto Commissario
alla corruzione. In Italia una seria politica anticorruzione non è possibile".
"Quarantatré dipendenti più tre magistrati per combattere la corruzione, eppure il ministro attuale neppure mi ha
incontrato", ha lamentato l'Alto Commissario.
E a quanto pare non è neanche un problema di budget. "Il budget del mio ufficio - ha precisato Tatozzi - è
di 6,5 milioni all'anno eppure io, sia nel 2005 che nel 2006, ho contenuto le spese a 3 milioni di euro"... Che ci mettano
qualcun altro a dirigere 'sto ufficio e vedremo poi i risultati".
Gianfranco Tatozzi, ex magistrato di Cassazione, dall'ottobre 2004 - quand'è stato nominato su proposta del Governo
Berlusconi - ha puntato l'indice, nell'ambito dei suoi compiti che prevedevano il contrasto della
corruzione e di altra forma di illecito in particolare nella Pubblica Amministrazione,
anche sui concorsi universitari.
I poteri dell'Alto Commissario sono imponenti. Egli ha infatti libero accesso a tutti i documenti che ritenga utili alle proprie indagini,
tranne quelli coperti dal segreto di Stato.
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