dicembre 2006 numero 60

attualità
Dimissioni "irrevocabili" dell'Alto Commissario per la lotta
alla corruzione
Tatozzi: "In Italia una seria politica anticorruzione non è possibile"

di  Manfredi Pomar

Gianfranco Tatozzi

Si è dimesso "irrevocabilmente" l'Alto Commissario per la lotta alla corruzione Gianfranco Tatozzi.
La decisione - comunicata in questi giorni con lettera ufficiale al presidente del Consiglio Romano Prodi - è maturata a seguito dell'art. 29 del decreto Bersani, che prevede la chiusura di tutti quegli Enti che al 4 gennaio non hanno ancora provveduto a un riordino con Dpr. "Non c'è sicuramente tempo per noi - ha dichiarato Tatozzi - questo è un tentativo silente e surrettizio per cancellare l'Alto Commissario alla corruzione. In Italia una seria politica anticorruzione non è possibile".

"Quarantatré dipendenti più tre magistrati per combattere la corruzione, eppure il ministro attuale neppure mi ha incontrato", ha lamentato l'Alto Commissario.

E a quanto pare non è neanche un problema di budget. "Il budget del mio ufficio - ha precisato Tatozzi - è di 6,5 milioni all'anno eppure io, sia nel 2005 che nel 2006, ho contenuto le spese a 3 milioni di euro"... Che ci mettano qualcun altro a dirigere 'sto ufficio e vedremo poi i risultati".

Gianfranco Tatozzi, ex magistrato di Cassazione, dall'ottobre 2004 - quand'è stato nominato su proposta del Governo Berlusconi - ha puntato l'indice, nell'ambito dei suoi compiti che prevedevano il contrasto della corruzione e di altra forma di illecito in particolare nella Pubblica Amministrazione, anche sui concorsi universitari.

I poteri dell'Alto Commissario sono imponenti. Egli ha infatti libero accesso a tutti i documenti che ritenga utili alle proprie indagini, tranne quelli coperti dal segreto di Stato.


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