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E' stata presentata alla Sala Conferenze di Palazzo Marini di Roma lo scorso 9 novembre la
relazione di Guido Trombetti, attuale presidente della
Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, sullo stato degli Atenei nazionali nell'anno in corso.
Numerosi sul testo gli spunti di riflessione - dalla formazione alla ricerca, dalla "governance" alla necessità di internazionalizzazione - per
un'analisi - in certi passaggi un'autocritica - di un "sistema" universitario che "nel bene e nel male" ha vissuto il grande fermento delle
riforme.
Trombetti interroga e si interroga. E dice che bisogna avere il coraggio anche di guardare agli errori, sicuramente favoriti da un concetto
di autonomia scorrettamente inteso e ancora più scorrettamente applicato.
"Prima della riforma, i corsi offerti dal
sistema universitario, tra lauree e diplomi, erano 2.444. Dopo sono diventati
5.4345. Il 122,3% in più". Qual è la ragione di questa proliferazione? chiede per esempio il presidente della Crui.
E ancora domande: "Come garantire che le risorse date dallo Stato all’Università italiana siano ben spese? È possibile formulare regole generali
che vadano bene per tutti? È possibile farlo lasciando contemporaneamente agli Atenei la possibilità di valorizzare le proprie
specificità?".
Uno sguardo particolarmente attento il presidente Trombetti indirizza appunto al problema delle risorse e della loro gestione (argomento
che sta alla base dell'eccellenza o della mediocrità di ogni Ateneo): "Bisogna avere oggi il coraggio di
scegliere quanta parte della nostra attenzione e quante delle nostre risorse vogliamo
davvero destinare alla costruzione del nostro futuro, del futuro di questo Paese".
E le risorse popolano persino i suoi sogni a cui, da buon napoletano, non rinuncia: "I napoletani sognano spesso.
Anch’io ho fatto un sogno. Poter ricevere dallo Stato lo stesso sostegno
finanziario che riceve un Ateneo di punta in Europa".
Parla di futuro, Trombetti ("L’Università italiana è oggi in grado di assolvere al proprio ruolo di ponte verso il futuro?"), di futuro che comincia
però nel presente, e chiama in causa tutti gli attuali responsabili di ogni Ateneo italiano, perché prendano coscienza,
nel rispetto della "memoria del nostro passato", del grande compito a cui tutti sono chiamati: preservare "un valore fondamentale.
Un valore che non consiste in una verità assoluta, ma, semplicemente, in un metodo. Il metodo
dell’osservazione e dell’ascolto. Del dialogo e del ragionamento".
Si riuscirà prima o poi a passare dalle parole ai fatti? E troverà, l'attuale presidente della Crui, qualcuno che risponderà a tutte
le sue domande? |
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