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Quasi duemila contatti in un mese di permanenza sul web. Un buon risultato per un blog monotematico
e "difficile" come quello che il 22 ottobre abbiamo messo in linea con link dall'home page di "Ateneo Palermitano".
Un blog sulla malauniversità. Un blog che voi ci avete in diversi modi sollecitato, che avete voluto ad ogni costo per raccontare pubblicamente
le vostre
storie di disagio, malvessazioni, soprusi, ricatti, vendette, insomma tutto quello che ogni giorno vivete all'interno dell'Ateneo
in cui prestate servizio, a Bologna come a Bari, a Milano come a Napoli, a Torino come a Palermo.
Duemila contatti e solo sette commenti inseriti. Ovvero, massimo interesse a leggere, nessuna volontà di scrivere.
Questo almeno è quello che appare.
Eppure noi sappiamo che non è così. Noi sappiamo che ci siete, che vorreste parlare, che vorreste scrivere. Che siete tanti, che siete lì, ora
che state leggendo e bloccandovi, ancora una volta, sul tasto "lascia un commento"...
Ebbene, non morde. Il blog non morde. Niente paura,
fuori la grinta.
Come volete combattere se vi fermate prima di cominciare? Come volete condividere se non cercate chi come voi sta vivendo lo stesso
problema? Che cosa vi impedisce di parlare? "Che cosa", "chi" vi blocca?
C'è un commento, sul blog, di Magiolin, che dice: "...perchè non creiamo un 'comitato vittime malauniversità'? Siamo tanti, tantissimi!! Soli
non riusciremo a fare nulla, uniamoci e ...anche "loro" avranno paura...".
Riflettete, sulla proposta: un "comitato vittime malauniversità". Potrebbe essere l'idea vincente per rompere atavici
equilibri, per fare rumore a livello nazionale (e anche internazionale). E allora, datevi una smossa.
Troppa fatica "trovarsi"? Non più: c'è il blog (anzi, ce ne sono due, come vi
diremo tra poco). Troppe remore da superare? Quali? Quelle dettate da ricatti genere "se parli, non lavori"?
E non è questa mafia, cari signori? Non è questa proprio la mafia che voi criticate, condannate, vorreste estirpare quando parlate di Atenei puliti?
Non si può per tutta la vita subire. Non si può sempre avere paura. La vostra paura è la prima complice dei vostri nemici. Di questo almeno vorremmo
che foste coscienti.
Vi abbiamo offerto un'opportunità non da poco: quella di parlare da anonimi su un blog "dedicato", come si dice in termini informatici. E voi? Lasciate?
Bene, se voi lasciate noi raddoppiamo.
Due blog, entrambi sulla malauniversità: uno su Tiscali, che conoscete già (http://malauniversitas.blog.tiscali.it), l'altro - più articolato e con
la possibilità di inserire anche messaggi audio, su un'altra piattaforma, Splinder, raggiungibile
da questo indirizzo:
http://www.malauniversitas.splinder.com.
Decidete per la soluzione a voi più congeniale; utilizzatela solo per raccontare, oppure per compiere il primo atto di una denuncia pubblica;
scrivete, se vi va,
col vostro nome e cognome, o scegliendo per la registrazione un indirizzo e-mail criptato (ma reale) al fine di restare anonimi; selezionate,
se siete su Tiscali, l'opzione che vi consente
di rendere pubblico e dunque cliccabile il nome inserito - vero o fittizio che sia - nel caso voleste essere contattati (Splinder permette
comunque il contatto, attraverso l'invio di messaggi riservati), ma muovetevi!
Non restate fermi a guardare, o solo a leggere, come avete fatto finora.
L'immobilismo non ha alcun senso logico: ce n'è già troppo in Italia, non ne serve altro.
Bisogna "fare" per poter "cambiare": le soluzioni non arrivano dall'alto.
Qualcuno potrà fornirvi gli strumenti, qualche volta - i nostri due blog ne sono un esempio - ma
se gli strumenti non vengono utilizzati si arrugginiscono e diventano inutili.
Perciò, trasformate il vostro malessere in momento positivo, prendete in mano gli strumenti, reagite.
Insomma, se ci siete, battete un colpo. Anzi,
sparate una cannonata, organizzatevi: Internet, in questo senso, può fare miracoli.
"Esistono avvocati che sono disposti a creare un "network italiano" in difesa delle vittime della malauniversità?", scrive Magiolin.
Esistono? Noi crediamo di sì. E sono gli avvocati "veri", quelli che il diritto ce l'hanno nel sangue, quelli che hanno la giustizia
nel loro Dna, quelli che combattono le battaglie più difficili invece di adagiarsi sulle cause lisce e senza ostacoli.
Dunque anche voi, avvocati, voi, avvocati di questa razza, se ci siete, fatevi avanti, entrate nell'universo malato della Cultura Accademica Italiana,
sollevate il velo sul mondo che un sistema radicato e maleodorante sta facendo marcire, accorrete in difesa delle vittime della malauniversità.
Un "network italiano": perché no? Difficile crearlo? Provate almeno a parlarne.
Volontà e determinazione: ecco quello che occorre. Il calice è pieno: insieme potreste metterci dentro la goccia che lo farà finalmente traboccare.
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