settembre 2006 numero 57

attualità
"Il valore legale della laurea garanzia di qualità"
Continua su "Ateneo Palermitano" il dibattito sull'argomento

nella foto: Diploma di laurea

Gentile direttore,

vorrei avere anch'io, attraverso il suo giornale, la possibilità di esprimere un parere sull' opportunità di mantenere, e assicurare per il futuro, il valore legale di tutti i titoli di studio, in special modo della laurea.

A parte l’importanza intrinseca che riveste questo titolo di studio riguardo alla certificazione che il suo possessore ha effettivamente seguito un dato itinerario di studi specifici e specialistici, il suo valore non è meramente intellettuale, finalizzato ad asserire di essere più preparati di un altro soggetto che non ha studiato!
Una importanza fondamentale, secondo me, risiede anche nella urgenza di sbloccare la situazione di chiusura del mercato del lavoro, in particolare pubblico e degli ordini professionali, compreso il riconoscimento delle cosiddette lauree brevi.

Con il decreto n.270 del 22 ottobre 2004, il Ministero dell’Università ha cercato di riordinare, di razionalizzare e precisare percorsi e titoli. Specificamente laurea, laurea magistrale, diplomi di specializzazione e dottorato di ricerca.
Ma rimane un tentativo di definire i detti titoli e null’altro, finora.

La Ministra aveva anche cercato di attivare limiti alla proliferazione dei corsi inutili, dove il problema era la definizione stessa di “inutili” ma non si è potuto fare a meno di abbandonare il progetto, vista l’ardua meta da raggiungere. E così i principali problemi rimangono ben lontani dall’essere risolti!

E’ indiscutibile, pertanto, abbandonare l’annosa querelle sul valore legale del titolo di studio, anche se di fatto questo sembra aver perso “smalto” dopo l’avvento delle ex lauree brevi.
Non è azzardato affermare che la selezione di fatto, sia nelle professioni autonome sia nel lavoro dipendente, avviene sulla base delle effettive competenze e conoscenze.
Tuttavia, non credo di errare se ritengo che siamo di fronte ad un forte rischio di “licealizzazione” delle Università. E qui faccio una parentesi sulla opportunità di mantenere in essere tutte quelle innumerevoli Università private, molte delle quali sono senza alcun controllo di qualità alimentato spesso da una controversa gestione dei cosiddetti “crediti formativi”.
Forse è questo il punto debole su cui fanno leva i detrattori della valenza giuridica del titolo di studio! Costoro potrebbero obiettare che questo cosiddetto “laureificio” non farebbe altro che inficiare sempre di più il valore intrinseco ed il significato sostanziale della laurea e del suo valore giuridico.
Usando il buonsenso, al contrario, non si può negare che ancora oggi il possesso della laurea, breve o specialistica, di primo livello o magistrale, della specializzazione e del dottorato sono ancora oggi la garanzia del possesso di ben delineati requisiti, conoscenze e competenze altrimenti da verificare tutte ex-novo.

Chi ostacola il valore legale vuole, in effetti, che i titoli accademici siano effettivamente un patrimonio di pochi.
Per questo motivo, con il valore legale dei titoli di studio, dobbiamo nel contempo difendere la priorità e la centralità della formazione pubblica, i valori ed i presupposti costituzionali su cui si basa quest’ultima: in tutti i livelli di studio, sia inferiore che superiore, e d’altissima specializzazione.

Marco Conti


Parlarne per comprendere

Egregio Dr. Conti,

il tema dell'abolizione del valore legale della laurea è fortemente sentito e particolarmente acceso ne è il dibattito.

"Ateneo Palermitano" continuerà a render pubbliche le opinioni dei lettori che vorranno scriverci.
Sperando che questa sorta di dialogo collettivo, pur se virtuale, possa contribuire a una maggiore comprensione del problema.

La ringrazio dell'intervento.

f. p.


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