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Qualche mese fa il sindacato
RdB Cub e l'Associazione Bibl’aria
attraverso i loro siti Internet
hanno lanciato una singolare proposta: reintegrarmi virtualmente dello stipendio arbitrariamente
sottrattomi dall'Università di Palermo con la condanna a due giorni di sospensione dal
servizio e dalla retribuzione per i noti fatti di cui abbiamo abbondantemente parlato sui numeri di
aprile e
maggio
di quest'anno.
La sentenza, seguita a una serie davvero incredibile di pirandelliane determinazioni da parte dell'Ateneo, è stata decisa come atto punitivo, ritorsivo (essendo io dipendente
di quella Università) e censorio per un
articolo pubblicato
su questo giornale a gennaio di quest'anno,
che dava notizia del coinvolgimento di due docenti della Facoltà di Agraria
- l'attuale preside Salvatore Tudisca e l'ex preside e ordinario di Economia agro-alimentare Antonino
Bacarella -
in un'indagine (ancora in corso e per la quale i due dovranno rispondere di associazione a delinquere e abuso d'ufficio)
che i vertici amministrativi accademici palermitani avrebbero gradito lasciar
passare sotto silenzio.
La scelta dell'Ateneo, arbitraria e illegale, condannata da tutto il mondo civile che ha scritto, protestando, anche
dagli Stati Uniti,
dal Canada, da diversi Paesi dell'Europa e persino dal Giappone,
ha suscitato, come sapete, una vera e propria rivoluzione mediatica con il coinvolgimento della stampa e delle televisioni
nazionali e l'interesse dei giornali stranieri.
L'ampia eco che ha avuto la vicenda, unita allo sconcerto per le determinazioni
accademiche, hanno acceso nei responsabili dei due siti la lampadina dell'iniziativa di solidarietà: un'iniziativa a
scopo dimostrativo, naturalmente, non essendo stata versata realmente alcuna somma
a mio favore (è bene specificarlo per evitare eventuali strumentalizzazioni di parte), che ha avuto un buon risultato,
nonostante i fatti, accaduti già da qualche mese - com'è normale in questi casi - si fossero
"mediaticamente" raffreddati.
"Un euro nominale contro le prevaricazioni del potere": questo il messaggio che RdB Cub e Bibl'aria hanno trasmesso
via Internet per condannare una volta di più l'operato dell'Università di Palermo.
E al messaggio hanno risposto in 525.
Dunque, facendo un po’ di conti: due giorni di stipendio corrispondono a circa 100 euro (50 al giorno
arrotondati per eccesso: meno di
cinque ore di retribuzione delle colf extracomunitarie, più moderate nelle richieste rispetto alle colf locali);
il ricavato (virtuale) proveniente dai messaggi di solidarietà è stato di 525 euro.
Esclusi i 100 euro di reintegrazione, resta un surplus di 425 euro, quasi 900.000 delle vecchie lire. Ovvero 100.000 in meno
di un milione (in lire, che suona meglio).
Mica male come cifra, ma non credo che mi spetti.
Perciò trattengo (virtualmente) i 100 euro di reintegrazione allo scopo (dimostrativo) di parare i colpi dell'Ateneo
e ringrazio tutti coloro che hanno voluto ancora una volta manifestarmi
concretamente la loro solidarietà aderendo all'iniziativa, primi fra tutti i responsabili di RdB Cub e Bibl'aria che
l'hanno lanciata.
E i 425 euro in più? Li devolvo in beneficenza all’Università degli Studi di Palermo.
Il mio personale “5 per mille” (virtuale...) per una
causa sicuramente giusta: la ricerca da parte dell'Ateneo di giuslavoristi
in grado di difendere l'immagine dell'Istituzione che rappresentano.
Veri, stavolta. |
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