Insomma gli ho scritto. Voi dovete perdonarmi, ma un bisogno irresistibile si è
impadronito di me e perciò gli ho scritto.
Tutto è cominciato da un suo fondo (se qualcuno di mia conoscenza vuole abbandonare il burocratese li legga, i suoi fondi,
al mattino, prima del caffè: non ci troverà le divinazioni, ma imparerà finalmente
a scrivere in italiano).
Caro Feltri, gli ho detto, visto che tu a proposito della Sinistra (quella che
sta al governo) parli di onorevoli glutei e io tempo fa in
un editoriale sulla Sinistra
palermitana (quella che sta all'Università) scrissi di deretani accademici, non credi che tu ed io abbiamo qualcosa in comune?
Così, dopo che gli ho scritto (risatine inutili: leggo anche Stampa, Repubblica
e Corriere della Sera, tiè. Un patrimonio per dimostrarvi che non sono schierata, rob de mat) ho cominciato
a pensare: mio dio, Feltri è di destra.
E io che ho fatto? Gli ho scritto! Io che mi sono sempre dichiarata fuori, dalle aree politiche e da quelle di potere,
dai giochi di partito (per la verità anche lui, non credo gliene freghi neanche un po') e da quelli di carriera,
fuori da tutto e libera quindi, io gli ho scritto!
Vabbè, avergli scritto non significa niente, mi sono detta per consolarmi. E invece no.
Significa eccome.
Mi ha aiutata a fare una riflessione su quanto uno può sbagliare per tutta la vita senza accorgersene.
Mi spiego. Qual è il fine ultimo di un giornalista? uno vero, però, cioè uno che non ha tutti i fili del cervello attaccati,
come dice lui (Feltri), tanto edonista da specchiarsi sui suoi articoli come Narciso nell'acqua della sorgente?
La platea, cavolo, i suoi lettori, è per loro che la notte non dorme e la mattina alle sei è già al suo pc
(o al suo mac, che fa più in).
Una comunicazione continua, nella speranza che avvenga il miracolo dell'osmosi intellettuale universale.
Siccome io non è che a cervello sono messa poi tanto bene e da buona leonessa (segno zodiacale) amo essere sempre
al centro dell'attenzione, per trent'anni suonati di mestiere (non fatevi i conti per scoprire quanti anni ho, non è educato)
ho sempre pensato: ci avrò pure le mie idee politiche, sono mica scema, però non le dico e no che non le dico.
Così quelli di destra, pensando che sono di destra, mi leggono, e quelli di sinistra, pensando che sono di sinistra, mi
leggono pure.
Anvedi che furbata. Per anni sono andata avanti a colpi di super partes per conquistarvi, cavolo, solo per
conquistarvi.
E sapete che ho ottenuto? Una vita difficile. Perché a me pare ancora giusto che uno che fa quest'ingrato mestiere
non faccia capire da che parte sta, lo diceva anche Montanelli, sapete?, io ci credo ancora, nonostante tutto.
Però a me è successa una cosa strana a rischio di grave perdita (di lettori).
E' successo che quelli che sono di destra, pensando che sono di sinistra, non si fidano di me e quelli che sono di sinistra,
pensando che sono di destra, non si fidano di me altrettanto.
Capito la fregatura? Perciò adesso, udite udite, ho deciso di schierarmi. A destra, avete letto bene. Ma no, che
state pensando? Mica per le idee (quelle mie non ve le dico), ma per lui: Feltri.
Quanto mi piace, sapete. Quasi quanto
la mortadella, quella che se ne mangi troppa ti fa venire i brufoli (ma poi vai, come fa un mio amico, dall'estetista
e tutto passa: rimesso a nuovo e con la mortadella già digerita, oppure vomitata).
Voglio stare con lui. Lui Feltri. Stesse parole, stessa lunghezza d'onda cerebro-lessicale. A me quando lo leggo,
scusate l'immodestia, mi pare di specchiarmi nella mia sorgente.
Una dichiarazione d'amore, e perché no?, d'amore linguistico, se non ideologico (e poi chissà...).
Sempre amore è.
Perciò, mettetevi da parte, per favore, che ora glielo chiedo. (E tappatevi le orecchie: come fa, uno, una
dichiarazione... d'intenti lessicali con voi che l'ascoltate?).
Caro Vittorio (mamma mia, ti sto parlando), vuoi sposarmi?
Pensa come sarebbe bello... "Libero Ateneo Palermitano", oppure "Ateneo Palermitano Libero"...
Quasi uno slogan...
Post scriptum (solo per Lui): Non cercare tra la tua corrispondenza già
cestinata o da cestinare: io ho detto che ti ho scritto, non che ho spedito.
Però magari, se mi fai un fischio...
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