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L’aspetto più inquietante della vicenda di Francesca Patanè, a mio avviso risiede nel comportamento ambivalente
dell’amministrazione dell’Ateneo palermitano.
Infatti, se da un lato, l’Università ha mostrato, in risposta
all’articolo di Francesca, una seppur discutibile sensibilità ed una repentina ed estrema presa di posizione, nei
confronti di chi, a suo dire, ha determinato un nocumento alla rispettabilità della Istituzione, dall’altro non ha
inteso esprimere alcun commento sulle vicende giudiziarie che riguardano alcuni professori (tra i quali un preside)
dell’Ateneo.
Certamente una buona dose di garantismo non consente a nessuno di giudicare, né tanto meno condannare
chi è soltanto indagato. Però stante che i gravi reati addebitati ai docenti riguardano l’attività accademica,
l’Amministrazione avrebbe dovuto anche tenere conto del disagio di chi studente, dottorando o ricercatore fruisce
ed è soggetto alle prestazioni accademiche degli indagati.
In altre parole, sarebbe stato forse, anche per restituire
un minimo di decoro all’Istituzione universitaria, più opportuno prendere dei provvedimenti disciplinari o
quantomeno cautelativi verso questi soggetti, che nel caso in cui le accuse fossero provate, potrebbero continuare
in questo frattempo a perpetrare i gravi delitti di cui sono accusati, compromettendo così non solo il regolare
svolgersi dell’attività accademica, ma anche il futuro stesso della Facoltà e dei raggruppamenti scientifico-
disciplinari cui afferiscono.
Lettera firmata
Scelte private e scelte pubbliche
Caro Lettore,
condivido le Sue preoccupazioni in una vicenda che purtroppo ha tante vittime
perché tante sono le sfaccettature e le implicazioni quando è un intero sistema a non funzionare.
L'Università di Palermo, nella storia che mi ha riguardata e che nei suoi vari aspetti, in fondo, non è mai stata
una "questione" solo personale, ha scelto di schierarsi coi due docenti da cui invece, come ha ben sottolineato Lei,
avrebbe fatto meglio, prudentemente e in attesa del giudizio, se non a prendere provvedimenti disciplinari
nei loro confronti, come Lei auspica, in quanto ancora soltanto indagati, a prenderne comunque le distanze.
Sarebbero stati solo fatti suoi
se non fosse un'Istituzione pubblica (che vive di contributi dei propri utenti) e se non fosse
rappresentativa di un mondo - quella della Cultura - che meriterebbe bel altro rispetto.
Con questa determinazione, come Lei dice, l'Ateneo palermitano sta mettendo a rischio
l'organizzazione, l'attività accademica e il futuro stesso della Facoltà alla quale i due docenti afferiscono:
un aspetto della vicenda che Lei ha fatto bene ad evidenziare e che deve servire a riflettere.
Grazie del contributo.
f. p. |
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