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Com’è noto, sul caso che mi ha vista coinvolta il giornalista di “La Repubblica.it” Antonello Caporale il 3 aprile
scorso ha firmato un articolo che, in linea col suo stile, ha colpito con particolare dirompenza il cuore accademico
palermitano.
In risposta all’articolo,
che anche noi riproponiamo, come altre testate hanno già fatto prima di noi e con loro
numerosi post e blog su Internet,
il rettore ha inviato al giornalista una nota di precisazione, chiedendone la diffusione.
La nota è stata pubblicata il giorno successivo, accompagnata da
un puntuale e documentato commento
dello stesso Caporale, consultabile anche da questa pagina.
Condivido il commento del giornalista e lo faccio mio, ma ci sono altri elementi sulla nota del rettore che solo io,
a conoscenza di tutti i fatti, sono in grado di confutare.
Nel rispetto della verità e documenti alla mano, restituisco pertanto al mittente le "inesattezze" contenute sulla nota,
rispondendo qui di seguito punto per punto alle precisazioni del rettore:
Silvestri: La Signora Patanè da anni, senza l'autorizzazione prescritta per i dipendenti pubblici, è titolare di un sito
informatico al cui interno sono reperibili informazioni e vengono offerti servizi, intitolato "Ateneo palermitano", al
cui interno è consultabile il periodico informatico "Edizioni Steri".
Alla Signora Patanè è stato contestato il fatto
che una denominazione di questo genere avrebbe indotto in errore gli utenti, che avrebbero potuto, come in effetti succede,
ritenere che il sito rappresenti ufficialmente l'Ateneo, tanto più che "Ateneo palermitano" era fino a due anni fa la
testata ufficiale di questa Università, regolarmente registrata presso il Tribunale, e che Steri è il nome del palazzo
sede del rettorato.
Patanè: - La normativa vigente dà facoltà ai giornalisti pubblicisti di prestare servizio nelle Pubbliche
Amministrazioni
- "Ateneo Palermitano" non è un “sito informatico”, ma un giornale di informazione universitaria in regola con le
leggi sulla stampa, la cui testata è di mia proprietà (come dimostra
il certificato rilasciato dal Tribunale di Palermo),
che svolge la sua attività attraverso il web
- "Edizioni Steri" non è un “periodico informatico”, ma la casa editrice (presente in rete con un suo sito) che edita
"Ateneo Palermitano"
- "Edizioni Steri" e “Ateneo Palermitano” sono tra loro collegati attraverso link reciproci, com’è ovvio che sia,
dal momento che si tratta di una casa editrice e di un suo prodotto
- Non è mai stata intenzione né della casa editrice né mia, quale proprietaria della testata e suo direttore responsabile,
generare alcuna confusione nei lettori, tant’è che la precisazione che “Ateneo Palermitano” non è organo
d’informazione ufficiale dell’Università di Palermo apre – in neretto – l’editoriale del primo numero del giornale, tuttora
in rete e consultabile da chiunque
- L'Università di Palermo aveva sospeso da diversi anni la pubblicazione di "Ateneo Palermitano", che pertanto a norma
delle vigenti leggi sulla stampa era testata libera e disponibile anche nel luglio del 2001, quando procedetti alla
registrazione a mio nome.
L’asserzione del rettore che “Ateneo Palermitano” era fino a due anni fa la testata ufficiale dell’Università di Palermo,
regolarmente registrata presso il Tribunale è dunque destituita da ogni fondamento anche alla luce della normativa
vigente, che non consente la registrazione di due testate aventi identica denominazione
- L'Università di Palermo aveva mostrato disinteresse nei confronti di quella testata se è vero che nel giugno del 2001,
dovendo procedere alla registrazione di un suo organo ufficiale d'informazione presso il Tribunale di Palermo, decideva
per un nome diverso, "Ateneonline", attualmente consultabile in rete.
Silvestri: L'Ateneo ha chiesto in passato (luglio 2003) che la redazione fosse obbligata a cambiare nome al sito,
vista l'ambiguità della denominazione, fino ad ora senza esito.
Patanè: L’Ateneo non ha mai chiesto alcun cambio di denominazione, né alla casa editrice che edita il giornale, né a
me come proprietaria della testata e comunque certamente non l’avrebbe potuto pretendere, dal momento che nessuna
normativa era stata violata per la registrazione, peraltro altrimenti inottenibile.
Silvestri: La contestazione specifica dell'Ateneo nei riguardi di uno degli articoli firmati dalla Signora Patanè
si riferisce alla parte in cui si ipotizzano, a priori e senza alcuna documentazione, illeciti nei concorsi per le
assunzioni del personale, e non, come è stato riportato, i passi riguardanti la vicenda giudiziaria, tuttora in corso,
di due docenti, già in precedenza ampiamente riportata dalla stampa e sulla quale questa Università attende serenamente
il giudizio della magistratura.
Patanè: La lettera (Prot. n. 14822 dell’8/3/2006)
contesta l’articolo in quanto “appare offensivo nei confronti dei docenti menzionati e, in generale, di carattere
diffamatorio per l’Ateneo” e contesta anche una presunta incompatibilità della mia attività di giornalista pubblicista
con quella di pubblico dipendente. E come ogni documento ufficiale non prevede cambiamenti in corsa.
Silvestri: Se le denunce fossero state circostanziate e avessero fatto riferimento a fatti certi, non avrei avuto
esitazioni a fare anche in questo caso quello che ho già fatto in tante altre occasioni: mandare alla Procura della
Repubblica gli atti senza indugio.
Patanè: L’articolo non conteneva alcuna denuncia, com’è facilmente verificabile
leggendolo.
Non dubitando del corretto comportamento del rettore davanti a eventuali fatti illeciti che possano avere come
teatro l’Ateneo, resta per me inspiegabile, tuttavia, il motivo per cui - appresa da un mio esposto-denuncia
l’irregolarità di una pubblicazione denominata come la mia (“Ateneo Palermitano”), prodotta all’interno del suo
Ateneo, non registrata al Tribunale e rientrante nella definizione di “stampa clandestina” – non mandò “alla Procura
della Repubblica gli atti senza indugio” preferendo invece avviare procedimento disciplinare contro di me, “colpevole”
di essere titolare legittima della testata e di aver avanzato l’esposto-denuncia in questione.
Silvestri: L'amministrazione aveva il dovere di aprire un procedimento disciplinare, nel momento in cui un dipendente
da un lato utilizza senza alcuna autorizzazione una testata che genera confusione nell'utenza, dall'altro denuncia
in modo generico, e pregiudizievole del buon nome dell'Ateneo, presunte irregolarità delle procedure selettive.
Patanè: L’Amministrazione ha il diritto di avviare procedimenti disciplinari nei confronti dei propri dipendenti
esclusivamente per sanzioni inerenti all’attività e al servizio svolto dai dipendenti in quella Amministrazione e
dunque per presunte violazioni degli “obblighi del dipendente”,
art. 43 Titolo VI del CCNL del comparto Università.
Silvestri: Non è stato deciso alcun licenziamento, è stato solo avviato un procedimento, con tutte le garanzie di legge,
alla presenza del legale della Signora Patanè, e se le ragioni della stessa Signora verranno ritenute valide non si
procederà ulteriormente. Spero che queste precisazioni abbiano chiarito le posizioni dell'amministrazione, e la mia
personale, che sono improntate al massimo rigore nel rispetto delle norme che regolano i rapporti di lavoro.
Patanè: Il licenziamento era stato deciso e, in aperto contrasto con quanto stabilito dal CCNL del Comparto Università,
anche annunciato, sulla lettera di contestazione addebiti, dove non si cita genericamente l’art. 45, ma si fa riferimento
preciso alla lettera d) del comma 6 dell’art. 45, quella che tratta di “fatti o atti dolosi che pur non costituendo
illeciti di rilevanza penale, sono di gravità tale da non consentire la prosecuzione, neppure provvisoria, del rapporto
di lavoro”.
Le motivazioni delle diverse determinazioni a cui l’Ateneo è successivamente
pervenuto sono pertanto da ricercare altrove.
Silvestri: Ribadisco infine che questa amministrazione ha sempre avuto il massimo rispetto per le opinioni, anche le
più critiche, che vengono manifestate sia all'interno che all'esterno dell'Ateneo.
Patanè: Il procedimento disciplinare che l’Ateneo ha avanzato nei miei confronti dopo la pubblicazione dell’articolo
confuta da se medesimo quest’ultima asserzione.
(E non solo il procedimento
disciplinare…) |
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