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Non tutti i laboratori universitari fortunatamente subiscono processi involutivi.
E se a Palermo quello di Immunogenetica del Policlinico per non aver superato il controllo di qualità nazionale
ha dovuto cedere il timone del Centro regionale Trapianti all'Ismett (come abbiamo scritto in altro spazio del giornale),
a Milano è proprio dai laboratori universitari (perfettamente oleati e funzionanti) che parte il rilancio del
"made in Italy".
La Fondazione del Politecnico ha infatti messo a punto un progetto basato sull'uso delle nanotecnologie nei filati,
in grado di dare ai tessuti proprietà veramente rivoluzionarie - antibatteriche, fotocromatiche - e caratteristiche tali
da assicurare l'autopulizia e l'assoluta refrattarietà agli odori.
Lo studio, che va avanti da un anno, che è destinato al comparto tessile della Lombardia e che è stato intitolato
"NETex, Nano Engineered Textile", ha inciso complessivamente per un milione e mezzo di euro ed è stato finanziato per il
75% dalla Regione Lombardia.
Il rimanente 25% è stato a carico della stessa Fondazione e di alcune Imprese operanti nel settore come la Limonta
e la Its Artea-G. Crespi, azienda che si occupa di tessuti speciali.
La molla che ha spinto ala ricerca è stata la concorrenza spietata nel settore
dell'industria tessile della Cina e dei Paesi in via di sviluppo fondata più che sulla qualità, sui costi
contenuti, che sarebbe stato impossibile contrastare senza una adeguata politica d'innovazione. |
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