dicembre 2005 numero 48

attualità
Classe 1805
L'Università di Palermo festeggia, tra vecchio e nuovo, il duecentesimo anno
di età

di  Francesca Patanè

nella foto: Lo Steri, sede del Rettorato e dell'Amministrazione centrale dell'Ateneo

Duecento e li dimostra.
L'Università di Palermo, che con l'apertura del nuovo anno accademico ha festeggiato nell'Aula Magna della Facoltà di Ingegneria il bicentenario della fondazione celebrato persino con un annullo postale, gli anni non può nasconderli: a mostrarli ci pensano le aule e le biblioteche riadattate, certi bagni fatiscenti, i servizi inadeguati, l'offerta didattica che manca di competitività, la carenza di alloggi per i fuorisede, l'abbandono sempre più massiccio degli studenti, che preferiscono affrontare i disagi di un trasferimento radicale in altre città piuttosto che rassegnarsi alla secolare mediocrità locale.

Stridono, pertanto, i tentativi di modernizzazione dei vertici accademici non supportati da una quotidianità rassicurante.
Perché se è vero che il Polididattico di viale delle Scienze finalmente inaugurato (la cronaca nell'articolo che segue) dopo anni di abbandono ha scoperto che avrebbe potuto vedere la luce tutto sommato molto prima se le cose nel mondo accademico palermitano girassero per il verso giusto, è anche vero che l'impressione netta che oggi si ha dell'Università del capoluogo siciliano (meno infelice ma non troppo, la situazione negli altri Atenei dell'Isola), è di una Università in salita, che stenta a decollare e che si arrampica puntellando di piccole oasi l'immensa montagna, sempre più irta, che le si innalza davanti.

E tra bottiglie mezze vuote sempre più vuote e rovesci di medaglie impossibili da mimetizzare, ricomincia da due, anzi da duecento, la vita accademica palermitana.
A dare il la, lo scorso 14 dicembre, circondato da ermellini nazionali e internazionali (tra essi il presidente della Crui Piero Tosi e persino rettori libici) il Magnifico Giuseppe Silvestri che, condendo la sua prolusione a colpi di scommesse vinte e bilanci più che positivi, pare non notare che la megastruttura che regge già da anni tutto potrà diventare, alle condizioni attuali, tranne che un centro di eccellenza "mangiarisorse pubbliche" (come gran parte di docenti accademici palermitani intendono gli Atenei di prestigio), spauracchio delle piccole Università e delle Università "piccole".
Ed è un guaio, questo, in tempi di meritocrazie e di finanziamenti mirati.

Così, al resoconto di una gestione di "successi" in perfetto stile campagna elettorale con qualche sprazzo più realistico che ha fatto definire l'attuale crisi "momento di congiuntura grave" - ha fatto eco l'intervento del rappresentante degli studenti Luigi Bronte, che ha affondato sadicamente il dito nella piaga, avvelenando i bocconcini dolci appena somministrati dal rettore: "Mancano i fondi... Bisogna evitare che gli studenti abbiano un'offerta inadeguata...".

Punti di forza tra i progetti portati a termine e prontamente elencati dal rettore lo stesso Polididattico, ma anche la Carta dei Servizi, il CampusOne e tra le iniziative in fieri la partecipazione dell'Ateneo all'istituzione dell'Università italo-libica e alla creazione di un Politecnico del Mediterraneo.

La cerimonia, che ha visto in prima fila, tra gli ospiti d'onore (con buona pace della laicità della cultura), anche il cardinale Salvatore De Giorgi, "laureato illustre di questo Ateneo", ha avuto più volte accenti polemici, come quello dello stesso presidente dei rettori italiani che ha parlato di "colpevole trascuratezza del Governo", ma che ha anche trovato il coraggio di ammettere: "Abbiamo sbagliato nei concorsi dove non è stato premiato il merito".
Ma se non è stato premiato il merito - è lecito chiedersi - che cosa finora è stato premiato?


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