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Con 259 voti favorevoli e la protesta della sinistra che non ha partecipato alla votazione finale, la Camera ha approvato la
riforma universitaria firmata Letizia Moratti
Il provvedimento mette fine al lungo braccio di ferro tra Ministero e dissidenti, che certamente non ha giovato alla salute degli Atenei
italiani, messi a dura prova da proteste in piazza, manifestazioni più o meno pacifiche, boicottaggi e sospensioni delle attività
accademiche.
Dopo il voto, i deputati del centrosinistra hanno rinnovato le critiche, mentre quelli della Cdl hanno lungamente applaudito.
Per il ministro, quello approvato è "un fondamentale provvedimento che completa la nostra azione di rinnovamento
dell'Università e porta il sistema universitario italiano a livello dei Paesi più avanzati".
Sulla stessa linea il fiume di deputati che in Aula le si è avvicinato per le congratulazioni di rito, tanto consistente che il
presidente della Camera ha invitato la Moratti a "recarsi fuori dall'Aula" per ricevere i complimenti.
Il giorno successivo, digerite le congratulazioni, il ministro è tornato sull'argomento dissidenti.
"Il decreto non è stato capito, neppure letto - ha esclamato - temo anzi che che la riforma sia stata
strumentalizzata e non capisco a che fine, visto che l'istruzione e la formazione superiore sono un bene comune del Paese".
Dura la reazione delle opposizioni: "Il Governo Berlusconi, forzando i tempi e calpestando le più elementari regole
parlamentari, ha fatto approvare dalla sua maggioranza una 'riformetta' del sistema universitario palesemente
incostituzionale", ha affermato Giovanna Grignaffini, dei Ds.
Il voto è arrivato alla fine di una giornata di tensione e duri scambi verbali nell'Aula di Montecitorio.
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