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"Cavuru e fridu sintu che mi pigla/la terzuru tremu li vudella/lu cori e l'alma s'assuttiglia": "Freddo e caldo sento che mi piglia,
(ho) la "febbre terzana" (la malaria), tremano le budella, il cuore e l'anima si assottigliano".
Straordinario ritrovamento allo Steri di Palermo, dal 1601 al 1782 sede del Tribunale dell'Inquisizione e attuale cuore
politico-amministrativo dell'Ateneo, durante i lavori di restauro.
Sono tornati alla luce, infatti, i graffiti - testimonianze di angoscia e dolore - delle donne che per due secoli,
accusate di alleanze col demonio, furono tenute prigioniere nelle anguste carceri di piazza Marina.
Vanno ad aggiungersi agli altri personalmente ritrovati dallo storico Giuseppe Pitrč agli inizi del Novecento, tutti attualmente in fase
di recupero e individuati nei sotterranei dello Steri.
Sono frasi (alcune ancora da decifrare), disegni, spezzoni di ribellione di particolare rilievo storico, dal momento che neanche lo stesso
Pitrč era mai riuscito a travarne traccia.
Graffiti e disegni sono stati trovati in tre stanze del piano terra, dove appunto erano le celle delle detenute (gli uomini venivano
segregati in ambienti situati al primo piano), e costituiranno uno dei pių significativi documenti del Museo dell'Inquisizione
progettato all'interno dello Steri.
Nella prima stanza scritte di difficile interpretazione, nella seconda, incisa in rosso ocra, la straziante frase che pubblichiamo in apertura
e il disegno di una imbarcazione con due uomini, uno a prua e una con un campanaccio in mano (per quest'ultimo
si pensa alla rappresenzatione di un inquisitore) e nella terza tre croci.
Particolarmnete soddisfatti della scoperta - con la sovrintendente ai Beni culturali di Palermo Adele Mormino e al
direttore del Servizio archeologico della Sovrintendenza Francesca Spatafora - il rettore dell'Ateneo Giuseppe Silvestri, il
prorettore all'Edilizia Salvatore Di Mino, il dirigente della sezione tecnico-patrimoniale Antonino Catalano e la progettista che dirige
il restauro dei prospetti dello Steri Costanza Conti.
"Queste pareti sono interamente coperte di graffiti - ha detto Silvestri nel presentare la scoperta - ma al momento si č scelto di
non scrostare pių l'intonaco, a scopo di protezione, fino al restauro".
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