dicembre 2004 numero 36

attualità
A colpi di pubblicità le Università italiane si contendono 
gli studenti
Cresciuti del 140 per cento gli investimenti degli Atenei italiani 
per l'autopromozione. La gadgetmania su imitazione dei college americani

di  Francesca Patanè

nella foto: Gadget dell'Università di Camerino

La pubblicità è l'anima del commercio e ora anche della cultura accademica.
Le Università italiane ogni anno con sempre maggiore convinzione affidano le loro sorti all'attrazione del messaggio promozionale per catturare gli studenti e sottrarli alla reciproca concorrenza.
Spot, manifesti, gadget, locandine, spazi acquistati sui quotidiani, insomma tutto può essere utile alla causa.
Persino il messaggio shock dello studente dell'Università di Macerata che dal maximanifesto fa le corna per conquistare ironicamente e - come ha osservato il rettore dell'Ateneo - con lo stesso linguaggio dei giovani, quante più matricole possibile.
Ed è così che a ogni soglia di nuovo anno accademico le campagne pubblicitarie fanno a gara per essere più originali, per lasciare il segno, per far salire, insomma, al primo posto delle preferenze l'Ateneo che le ha selezionate tra le tante proposte dagli esperti del settore.

Destare prima di tutto la curiosità, poi l'attenzione, poi l'interesse: questo il meccanismo che le strutture accademiche, in un modo o in un altro, tendono ad attuare. Ed è così che si giustificano anche i simboli che ciascun Ateneo decide di scegliere per colpire nel segno: una sorta di loghi, ironici, sicuramente originali, come il tapiro di "Striscia la notizia" e il panino di McDonald's scelti dallo Iulm di Milano. Il linguaggio della comunicazione passa anche da lì.
E se vogliamo datare questa nuova vocazione accademica sicuramente possiamo fare riferimento agli anni della post-riforma: tra il 2001 e il 2003 gli investimenti delle Università nazionali nel settore pubblicitario si sono accesciuti del 140 per cento con un picco nel 2002 di 7,6 milioni di euro e con il 45 per cento in più nel primo semestre di quest'anno rispetto al primo semestre dell'anno scorso. (Dati tratti da "la Repubblica").

E l'autopromozione a volte, a imitazione dei college americani come Yale o Harvard, si associa al business, con la creazione di veri e propri punti vendita di gadget vari nei pressi delle Facoltà.
A Siena, per esempio, è stato creato all'interno dell'Ateneo l'"Unisishop", che offre abbigliamento, accessori e ceramiche per la casa: tutto rigorosamente "griffato" dallo stesso Ateneo, e a Padova, sempre nell'area accademica, c'è "Up", 80 metri quadrati di spazio nel quale è possibile acquistare ogni sorta di gadget con lo stemma dell'Ateneo stampato in bella mostra. E chissà se la qualità dei nostri Atenei nazionali si innalzerà a tal punto che i giovani stranieri che ci verranno a trovare - come facciamo già noi quando andiamo a visitare i college americani - vorranno acquistare e sfoggiare con orgoglio la maglietta con la scritta "Università di ..." per poter dire a tutti: ci sono stato anch'io ...


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