Categoria: Denunce
Date: 03 apr 2006
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Leggo sul sito di Repubblica del fatto che il direttore della rivista, dott.ssa Patanè, sta per essere licenziata per aver segnalato un indagine in corso (peraltro di pubblica conoscenza) a carico di due professori dell'ateneo per abuso d'ufficio. Io spero vivamente di aver capito male, ma per quanto leggo le viene contestata la diffamazione dell'Ateneo. Sono cittadino italiano, ho 46 anni, lavoro in un ente pubblico, e continuo ancora a stupirmi di ciò che vedo nella vita di tutti i giorni e che sembra essere diventata la normalità del paese: il senso di legalità non esiste più, la passione civile, il desiderio che le regole di convivenza civile vengano rispettate (tanto più quando si è in posti pubblici di responsabilità) ormai è visto come un fastidio, un disturbo al manovratore. Si incolpa di diffamazione chi denuncia gli indagati di reato (innocenti fino al terzo grado di giudizio, assolutamente). Ma della trasparenza delle pubbliche istituzioni, importa ancora qualcosa a qualcuno, in particolare agli organi centrali dell'Ateneo? Io vivo a Roma, e per mia fortuna non ho avuto mai a che fare direttamente con i problemi della mafia; ma leggere che questo fatto sia avvenuto a Palermo, al di là di ogni possibile pregiudizio, non può che farmi venire il sospetto che in Sicilia sia ben duro a morire l'atteggiamento di omertà che da sempre ha favorito l'attecchirsi di una piaga sociale di tale peso. Sei a conoscenza di un reato? Che non si sappia in giro. A Roma si dice "chi si fa gli affari suoi vive più a lungo", e questo è quello che gli organi centrali dell'Ateneo forse si attendevano, visto che la dott.ssa Patanè , segnalando un reato, e ripeto reato, purtoppo "sputa nel piatto in cui mangia". Dal mio punto di vista, il "piatto in cui sputa" la dott.ssa Patanè è fatto di regole, convivenza civile e legalità; e magari a anche di trasparenza, ma questo evidentemente non è nell'interesse degli organi centrali dell'Ateneo. Per quanto mi riguarda desidero esprimere la mia piu forte solidarietà alla dott.ssa Patanè, nella certezza che dalla magistratura, dove "stranamente" il senso della legalità viene ancora praticato (soprattutto a Palermo, e spesso a costo della vita), ci sarà una tutela per questo assurdo licenziamento. Quanto agli organi dell'Ateneo che maturano queste decisioni, non esprimo nulla. Non ci si può esprimere sul vuoto morale e intellettuale.
Categoria: Struttura
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Date: 05 lug 2006
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