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Se il 97% degli studenti Erasmus
arriva in Italia perché “sempre attratto dal Belpaese”, solo il 60% alla
fine della sua esperienza italiana ci ritornerebbe.
Questo il dato che emerge da un sondaggio di “Studenti Magazine” e
dell'Associazione Erasmus Student Network Italia.
Se dunque gli studenti
universitari europei nell’ambito del piano per la mobilità della formazione
universitaria lanciato nel 1987 dalla Comunità europea continuano a venire
nel nostro Paese è più per le bellezze naturali e artistiche che per la
reale convinzione di trovare anche un livello elevato della qualità degli
Atenei.
Il sondaggio è stato realizzato attraverso un questionario di venti domande
diffuso attraverso il sito Internet della rete internazionale di
Associazioni universitarie che si occupano dell’accoglienza degli studenti Erasmus.
Al questionario hanno risposto studenti provenienti da 28 nazioni diverse e
afferenti a 27 diverse città italiane che ospitano sedi universitarie e i
risultati non sono stati incoraggianti sotto diversi aspetti. Innanzi tutto
i prezzi troppo alti degli alloggi, che rendono difficile la permanenza a
medio e lungo termine (il 37,4% ha messo al primo posto questo problema).
Quando gli appartamenti si trovano sono in cattive condizioni (29,1%),
oppure vengono affittati in nero (12,7%). C’è poi chi lamenta anche il
razzismo dei proprietari che non affittano a extracomunitari (20,8%).
Insomma, alla voce affitti ha avuto problemi ben il 66% degli studenti
stranieri. Le cui difficoltà però non si fermano qui. Perché anche
comunicare è difficile nel nostro Paese, dove sono ancora pochi, rispetto al
resto delle popolazioni del Centro e del Nord Europa, a parlare l’inglese,
lingua comunitaria ufficiale. D’altra parte l’italiano che si insegna nelle
nostre Università lascia a desiderare: i corsi di lingua sono stati bocciati
dal 52,6% degli studenti che hanno risposto al questionario e il 30,6% di
loro non ha nemmeno cominciato a frequentarli.
Gli studenti Erasmus però, degli Atenei italiani, non bocciano solo i corsi
di lingua, ma tutto il sistema universitario, che ritengono in genere sempre
peggiore di quello del loro Paese d’origine. Per il 39,6% degli interpellati
la causa principale di questa bocciatura è il pessimo stato delle strutture.
Seguono la scarsità dei servizi web (24,4%) e la difficoltà nel raggiungere
informazioni (19,5%) e professori (16,5%). E a proposito di professori, il
59% non vede differenze rispetto ai docenti delle loro Università, il 25% li
giudica peggiori e solo il 16% li considera migliori.
(fonte: www.corriere.it)
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