E’ come con le puttane. I baroni che decidono le sorti ai
concorsi-farsa delle Università italiane continueranno a esistere finché la loro
controparte - le cosiddette vittime - staranno al gioco. Ovvero sempre.
Motivo per cui chi sta sognando la rinascita dell'Accademia nazionale è meglio
che si svegli e si faccia un caffè.
Per quanto mi riguarda, l’ho già fatto. Perché io ho un sistema di misura
infallibile per capire anche senza palla di vetro come andrà a finire, e questo
sistema di misura è fatto di appena quattro lettere: si chiama blog. Ovvero
quella specie di confessionale mancato che tutti cercano quando non c’è e che, quando c’è, fingono che non ci sia.
Perciò, i blog da un lato e loro, le vittime di malauniversità, dall’altro.
Meglio starci lontani perché non si sa mai. Magari succede che li vedono e se li
vedono capiscono, e se capiscono chi gliel’assicura più il posto tra due anni,
quando anche l’ultimo cadetto baronale s’è sistemato? E poi, che sarà mai. Pane
e cipolla per settecentotrenta giorni, anno più, mese meno, e anche loro varcano
la soglia della casta. Oggi a te, domani a tuo figlio e dopodomani a me. In
fondo due anni passano in fretta. Meglio la gallina domani che l’uovo oggi.
Tanto a loro le uova fanno pure male e mica solo al fegato. I baroni glieli
gettano in faccia che neanche ci pensano un minuto, se quelli li “svergognano”
sui blog, chi glielo fa fare?
Dunque lasciamoli alle “vittime vittime” questi strumenti infernali, a quelli
che non hanno niente da perdere davvero, e che denunciano o non denunciano è la
stessa cosa, tanto a loro quell’agognato posto non glielo daranno mai.
Quanti sono? Sui due blog di questo giornale, a distanza di due anni e fino a
questo momento, quattordici, compresi gli studenti che hanno scritto
denunciando la solita inefficienza e ignoranza e prepotenza e arroganza dei professori
universitari italiani, fatte le debite distinzioni.
Studenti e vittime pure loro, intendiamoci, ma che almeno non rientrano nella
schiera dei questuanti a varcare la soglia della casta, almeno fino alla laurea
(se hanno un nome o un padrino, altrimenti sine die).
Quattordici. Un successo, non c’è che dire. Tanto che anche l’informazione nazionale
si è accorta di loro (e di questo giornale, e del suo direttore,
inutilmente
censurato dall’Inquisizione accademica palermitana): "La Repubblica" - a stampa e on line -
"Panorama", i servizi giornalistici del Tg
nazionale di Rai 3: "Ateneo Palermitano” e il suo direttore ringraziano. E vanno
a farsi l’ennesimo caffè.
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