diretto da Francesca Patanè

febbraio 2008 numero 74

Abbiamo fatto 13… anzi 14

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di Francesca Patanè

E’ come con le puttane. I baroni che decidono le sorti ai concorsi-farsa delle Università italiane continueranno a esistere finché la loro controparte - le cosiddette vittime - staranno al gioco. Ovvero sempre.
Motivo per cui chi sta sognando la rinascita dell'Accademia nazionale è meglio che si svegli e si faccia un caffè.

Per quanto mi riguarda, l’ho già fatto. Perché io ho un sistema di misura infallibile per capire anche senza palla di vetro come andrà a finire, e questo sistema di misura è fatto di appena quattro lettere: si chiama blog. Ovvero quella specie di confessionale mancato che tutti cercano quando non c’è e che, quando c’è, fingono che non ci sia.

Perciò, i blog da un lato e loro, le vittime di malauniversità, dall’altro. Meglio starci lontani perché non si sa mai. Magari succede che li vedono e se li vedono capiscono, e se capiscono chi gliel’assicura più il posto tra due anni, quando anche l’ultimo cadetto baronale s’è sistemato?
E poi, che sarà mai. Pane e cipolla per settecentotrenta giorni, anno più, mese meno, e anche loro varcano la soglia della casta. Oggi a te, domani a tuo figlio e dopodomani a me. In fondo due anni passano in fretta. Meglio la gallina domani che l’uovo oggi. Tanto a loro le uova fanno pure male e mica solo al fegato. I baroni glieli gettano in faccia che neanche ci pensano un minuto, se quelli li “svergognano” sui blog, chi glielo fa fare?

Dunque lasciamoli alle “vittime vittime” questi strumenti infernali, a quelli che non hanno niente da perdere davvero, e che denunciano o non denunciano è la stessa cosa, tanto a loro quell’agognato posto non glielo daranno mai.

Quanti sono? Sui due blog di questo giornale, a distanza di due anni e fino a questo momento, quattordici, compresi gli studenti che hanno scritto denunciando la solita inefficienza e ignoranza e prepotenza e arroganza dei professori universitari italiani, fatte le debite distinzioni.
Studenti e vittime pure loro, intendiamoci, ma che almeno non rientrano nella schiera dei questuanti a varcare la soglia della casta, almeno fino alla laurea (se hanno un nome o un padrino, altrimenti sine die).

Quattordici. Un successo, non c’è che dire. Tanto che anche l’informazione nazionale si è accorta di loro (e di questo giornale, e del suo direttore, inutilmente censurato dall’Inquisizione accademica palermitana): "La Repubblica" - a stampa e on line - "Panorama", i servizi giornalistici del Tg nazionale di Rai 3: "Ateneo Palermitano” e il suo direttore ringraziano. E vanno a farsi l’ennesimo caffè.

 


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