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Le classifiche delle Top-Università sono un po’ come i sondaggi d’opinione:
i risultati dipendono in modo cruciale dalle domande fatte e dal modo in cui
sono fatte. Sono, dunque, da prendersi seriamente? No e sì. No, per quanto
riguarda il numero esatto del rango riferito a ciascuna Università; sì, per
la posizione relativa nella fascia numerica di collocazione.
A che servono tali classifiche?
Nell’interpretazione più favorevole, servono a dare un indice sintetico di
informazione sulla qualità dell’ambiente universitario che caratterizza
ciascun Ateneo. Esse possono servire agli studenti ambiziosi per decidere a
quale Università iscriversi. Di certo servono agli amministratori per farsi
belli quando la loro Istituzione assume una posizione di rilievo.
Naturalmente, gli amministratori delle Università che non hanno raggiunto un
rango elevato tendono a minimizzare l’importanza di tali classifiche e a
criticarne la metodologia. Tuttavia, da qualche anno a questa parte, la
stampa nazionale fa eco alle classifiche nazionali e mondiali delle
Università. E la voce si sparge oltre gli orizzonti di casa.
L’idea di compilare una classifica delle Top Università è una vera
“americanata”.
Da qualche decennio, infatti, la rivista settimanale “U.S. News and World
Reports” compila
la classifica delle Università americane
e la sua
pubblicazione - pur soggetta a forti critiche riguardo alla metodologia
usata - è attesa ogni anno con apprensione da molti ambienti universitari
americani.
Come era da aspettarsi, il mondo si è adeguato.
Di recente sono apparse due liste mondiali delle Top Università. La quarta
edizione della “World University Rankings” è pubblicata dal Times Higher
Education Supplement (THES) e - considerate le sei categorie di valutazione
impiegate - si direbbe che sia rivolta principalmente agli studenti. Tra le
200 Top Università del mondo due sole sono italiane: l’Università di Bologna
(173) e l’Università di Roma “La Sapienza” (183).
Buon risultato? Naturalmente - come dice il proverbio - chi si contenta
gode, così come gli amministratori dell’Università di Bologna
hanno
dichiarato.
Da segnalare che
tale classifica, nata quattro anni fa e compilata da
un’Istituzione europea, ha menzionato fino ad ora solo tre Università
italiane tra le prime 200: nel 2004, Roma “La Sapienza” (162) e Bologna
(186); nel 2005, Roma “La Sapienza” (125), Bologna (159) e Firenze (199);
nel 2006, appare solo Roma “La Sapienza” (197). Esiste anche una classifica
del THES allargata
alle prime 400 Università del mondo in cui si trovano
(oltre a Bologna e Roma “La Sapienza”), Padova (312), Pisa (325), Firenze
(329), Politecnico di Milano (343), Trieste (374), Pavia (388) e Siena
(394). Infine,
classificate con un numero di rango tra 401 e 500 si trovano
le Università di Milano-Bocconi, Genova, Modena, Napoli “Federico II”,
Perugia, Roma “Tor Vergata”, Trento e Torino. Delle Università siciliane,
solo quella di Catania è entrata una sola volta tra le prime 500 (classifica
del 2006).
Quando la classifica 2007 del THES è ristretta alle
Top 150 Università
europee, troviamo Bologna (71), Roma “La Sapienza” (76), Padova (136), Pisa
(145) e Firenze (147).
Da cinque anni a questa parte,
la seconda classifica mondiale delle
Università è compilata dalla
Shanghai Jiao Tong University e si riferisce
alle Top 500 Università. Le sei categorie di indicatori adottate dalla
metodologia cinese danno grande importanza a criteri puramente scientifici e
di ricerca. Nell’edizione del 2007, le Università italiane occupano le
seguenti posizioni: Milano, Pisa e Roma “La Sapienza” si trovano nella
fascia tra 102 e 150; Padova e Torino tra 151 e 202; Politecnico di Milano,
Bologna e Firenze tra 203 e 304; Scuola Normale di Pisa, Genova, Napoli
“Federico II”, Palermo, Pavia e Perugia tra 305 e 402; ISSA di Trieste,
Politecnico di Torino, Cagliari, Ferrara e Siena tra 403 e 510.
Per il momento, le classifiche delle Università lasciano il tempo che
trovano. Ma, a ben pensare, l’Anvur, l’Agenzia Nazionale di Valutazione
dell’Università e della Ricerca voluta dal Ministro Mussi, dovrebbe
compilare proprio una classifica di merito delle Università italiane.
Nell’attesa che l’Agenzia prenda il suo faticoso avvio, la competizione tra
Università di cui tanto si parla potrebbe partire da queste classifiche
mondiali e premiare gli Atenei a seconda della loro posizione di rango,
riconosciuta da Enti certamente disinteressati agli inciuci del sistema
universitario italiano.
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