Stenografico Aula in corso di seduta

Seduta n. 329 del 25/6/2003

 

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2003, n. 112, recante modifiche urgenti alla disciplina degli esami di abilitazione alla professione forense (3998) (ore10,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2003, n. 112, recante modifiche urgenti alla disciplina degli esami di abilitazione alla professione forense.
Ricordo che nella seduta del 23 giugno scorso si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3998)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 3998 sezione 3), nel testo della Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 3998 sezione 4).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo della Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 3998 sezione 6).
Avverto, altresì, che sono state presentate proposte emendative all'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 3998 sezione 5).
Avverto, inoltre, che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (vedi l'allegato A - A.C. 3998 sezione 1).
Avverto, infine, che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, è distribuito in fotocopia (vedi l'allegato A - A.C. 3998 sezione 2).
Passiamo agli interventi sulle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge e all'articolo unico del disegno di conversione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, mi sembra che questa sia un'inquietante vicenda. Infatti, in un paese libero, democratico, si dovrebbe aiutare l'accesso alla professione. Le forze politiche e chi governa, dovrebbero intervenire sulle anomalie proprie dell'Italia, e non di altri paesi. La prima anomalia è quella che non vede, nel nostro paese, la pratica professionale durante gli anni dell'università. Occorre fare in modo che gli ultimi due anni abbiano un collegamento diretto tra università e professione; in tale maniera, un giovane, nel momento in cui consegue la laurea, ottiene anche l'abilitazione professionale. Non può essere competitivo un paese nel quale dopo diciotto anni di studio non si è abilitati all'esercizio di alcuna professione. Questo significa fare invecchiare i nostri ragazzi ed impedire loro di essere competitivi con i loro colleghi degli altri paesi europei, dove le superiori durano quattro anni anziché cinque, dove ci si laurea a 22 o 23 anni e dove, negli ultimi anni di università, c'è un collegamento con il mondo del lavoro e delle professioni. Ma in quale Europa vogliamo andare se, dopo diciotto anni di studio (cinque di elementari, tre di medie, cinque di superiori e l'università), diciamo al laureato: adesso vai in uno studio professionale a portare i cappuccini all'avvocato capo senza avere alcuna assicurazione, senza avere alcuna garanzia, senza avere alcuna retribuzione e senza maturare neppure un giorno di contributi per la pensione! È questo, onorevoli colleghi, il paese liberale e liberista che la Casa delle libertà ha detto di voler costruire? Io credo di no! Io credo di no! Allora, dobbiamo capire come mai arrivino in aula alcuni provvedimenti che sono in netto contrasto con il programma della Casa delle libertà. Noi abbiamo parlato di libere professioni per snellirle! Abbiamo parlato dell'alto valore degli ordini professionali, ma con l'intenzione di riformarli affinché non siano caste chiuse di privilegio che impediscano ai giovani di poter accedere alle professioni! Ministro Castelli, anche su questo problema delle professioni, perché la determinazione che le riconosciamo e lo spirito di servire il paese hanno preso una strada obliqua? La sua determinazione meritava di affrontare il problema dell'accesso alla professione forense. Questo dovevamo riformare! Inoltre, nell'ambito della riforma dell'accesso alla professione forense, dovevano rivedere anche come affrontare il problema dell'esame. A me pare incredibile, ministro, che lei dica che al sud c'è una percentuale di promossi altissima ed al nord esigua. Scusi, ma se, per caso, al nord fossero più punitivi nei confronti dei giovani, per impedire loro di accedere alla professione, perché vogliamo rivoltare questo guanto secondo quel disegno e quel ragionamento? Io le posso dire che al nord, in particolare, c'è una chiusura netta che non riguarda, ministro Castelli, solo gli avvocati, ma anche i farmacisti, i commercialisti e le professioni in genere! Li vogliamo tutti interinali questi giovani? Tutti lavoratori a termine? Tutti senza contributi? Tutti nella provvisorietà? Tutti nella condizione di non potersi costruire un futuro? Eh, no! Quando uno studia diciotto anni per diventare avvocato, commercialista o ingegnere, ha diritto alla professione! In tutta l'Europa, gli ordini professionali non ci sono; questa è la verità, non il contrario (Applausi)! Si dice che dobbiamo tenere conto che, in Italia, vi è un'altra tradizione. Ma se ad ogni passo che si fa in politica si dice di guardare all'Europa! Ebbene, in Europa gli ordini professionali non esistono! E allora si fa in modo che chi è ricco, onorevole Castelli, chi ha denaro per potersi trasferire le abilitazioni se le prende all'estero e poi torna in Italia e ci fa «marameo», perché lui ci ha presi in giro. Allora, rivolgo un invito il mio gruppo, alla Casa delle libertà, che so essere sensibile sul tema. Noi siamo la coalizione che più di altre ha affrontato il problema degli ordini professionali. Invito a rivedere questo provvedimento, a ragionare. Se qualcuno mi porta un po' d'acqua gli sarei grato, onorevole Presidente.

PRESIDENTE. La procedura, onorevole, non lo prevede, però un bicchiere d'acqua non si nega a nessuno.

TEODORO BUONTEMPO. Credo che in questi casi non ci sia né un vincitore né un vinto, in questi casi deve prevalere il buon senso per non far vedere ai nostri ragazzi che hanno una politica nemica, perché quando si ha a che fare con i problemi dei giovani la politica si chiude, respinge, dà i calci, li emargina; questa è la verità. Ma come si può pensare che, di fronte a generazioni intere che protestano contro questa chiusura delle professioni, la risposta della Casa delle libertà consista nel dire: io ti complico l'esame, tu vai in giro per l'Italia e la commissione non è quella del tuo territorio. Onorevole Castelli, se lei ha dubbi sull'onestà degli ordini professionali che fanno l'esame, lei, ministro della giustizia, denunci nome e cognome di coloro che fanno falsi esami; li denunci, faccia i nomi (Applausi)!

LUIGI OLIVIERI. Bravo!

TEODORO BUONTEMPO. Non si può elaborare un teorema nel quale si dice: siccome sono troppi i promossi, probabilmente, gli esami sono corrotti, sono pagati, ci sono tangenti, e allora complichiamo tutto. No, onorevole Castelli, lei è ministro della giustizia, lei deve rendere trasparente questo passaggio e ci deve dire di quali documenti, che noi non abbiamo, lei è in possesso, quali testimonianze, quali prove, quali indagini ha svolto per dire che gli avvocati di Puglia, dell'Abruzzo, della Sicilia, del Lazio...

LUIGI OLIVIERI. Della Calabria!

TEODORO BUONTEMPO. ...sono corrotti, mentre quelli del nord, che impediscono l'accesso alla professione, non sono corrotti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo e di deputati di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Vi prego di trattenere gli entusiasmi.

TEODORO BUONTEMPO. Mi meraviglio che gli avvocati del sud che hanno fatto parte o che fanno parte degli ordini professionali e che vengono chiamati truffatori da questo provvedimento non reagiscano. Perché c'è questo silenzio? Non posso accettare che si sia onesti e disonesti a seconda del territorio nel quale si nasce e si vive, perché così passerebbe un principio devastante, onorevoli colleghi (Applausi di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Alleanza nazionale reagisca contro questo principio razzista. Non è accettabile!

LUIGINO VASCON. Imbecille!

TEODORO BUONTEMPO. Una cosa è la riforma dell'esame - si può riformare - , ma si deve prima evitare quel calvario che il giovane è costretto a subire dopo che ha preso la laurea. Onorevole Castelli, le famiglie del sud hanno fatto studiare i propri figli a Roma, a Milano, a Torino, quelle famiglie contadine hanno fatto sacrifici incredibili, si sono tolte il pane di bocca per fare studiare i figli. Ha capito? Dopo 18 anni noi gli diciamo: «no», siccome lì ti possono promuovere, vai da un'altra parte.

LUIGINO VASCON. Finiscila!

TEODORO BUONTEMPO. Ecco, quindi mi auguro che si possa sospendere, che si possa rinviare il provvedimento, che si possa discutere, proprio perché questo provvedimento rischia di andare in senso contrario ai principi, alle linee politiche, alla volontà di cambiare il paese della Casa delle libertà.

GIULIO CONTI. Bravo!

TEODORO BUONTEMPO. Onorevoli colleghi, qui non si cambia il paese! Questa è la più retriva conservazione dei privilegi esistenti (Applausi). Ecco perché negli altri paesi europei non sono previsti esami ma soltanto la pratica; difatti, chi si laurea in quei paesi deve possedere la certificazione - questo sì - da cui si evinca la sua partecipazione ai lavori di uno studio professionale. Pertanto, è opportuna la certificazione e non l'esame, soprattutto per far fronte a chi, nello svolgimento della propria libera professione, non vuole concorrenti. I giovani non possono accettare questa situazione! E a questo fine, scrivendoci e incontrandoli, ci hanno sensibilizzato chiedendoci di essere capiti. Personalmente voterò contro il disegno di legge di conversione di questo decreto-legge; altrimenti, se esso fosse approvato, ciò significherebbe cancellare tanta parte della nostra storia politica tesa alla libertà e alla trasparenza delle libere professioni, cancellando, inoltre, la possibilità di dare ai giovani un futuro. In particolare, non vogliamo un'Italia in cui si arrivi a trent'anni senza avere alcun diritto al lavoro, sbandati, e senza risorse! Ministro Castelli rivediamo, quindi, la legge concernente la categoria dei farmacisti e rivediamo le altre leggi riguardanti gli altri ordini professionali, facendo in modo di tutelare comunque gli ordini senza che ciò si traduca in un privilegio. Se questo provvedimento sarà approvato vi sarà un'ondata popolare tale per cui gli ordini professionali entro quattro anni dovranno essere aboliti. Facciamo, pertanto, in modo che il diritto prevalga, intervenendo, quando vi sono dei sospetti, in sede di svolgimento degli esami, cancellando l'iscrizione all'ordine professionale di chi si comporta male. Con questo non intendo dire, tenuto conto che la presunzione d'innocenza costituisce un principio del nostro diritto, che siccome in alcune sedi i giovani sono promossi, allora, gli avvocati sono corrotti. Quello al nostro esame è un provvedimento rifiutato dai veri liberi professionisti, incomprensibile per l'opinione pubblica, ed inaccettabile per noi che abbiamo condotto in questo senso tante battaglie. Ritengo, inoltre, che anche la Lega nord Padania, quale partito popolare che rappresenta la popolazione delle regioni del nord, non possa sposare una parte, sposare il privilegio e una guerra dichiarata ai giovani, finendo per emarginarli. Noi non ci stiamo (Applausi)!

LUIGI VITALI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI VITALI, Relatore. Signor Presidente, intervengo per formulare la richiesta alla Presidenza e all'Assemblea di sospendere la seduta per 15-20 minuti al fine di riunire il Comitato dei nove.

GIOVANNI KESSLER. Ancora?

LUIGI VITALI, Relatore. Ciò al fine di definire il percorso del provvedimento.

PRESIDENTE. Sulla richiesta formulata dal relatore darò la parola ad un oratore a favore ed a uno contro.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, ritengo che lei debba svolgere, rispetto alla richiesta formulata dal relatore, una riflessione integrativa e suppletiva. Tale questione, fra l'altro, era stata affrontata ieri e si era deciso per un rinvio ad oggi.
Signor Presidente, lei, sicuramente più competente di quanto lo sia io nel merito della questione, ha ascoltato l'intervento svolto dal collega Buontempo, il quale, quasi mai parla a sproposito; questa mattina, infatti, ha parlato a proposito. Pertanto, come vede, la questione non è soltanto di merito e non riguarda questo o quell'emendamento ma si tratta di una questione strutturale, direi anche politica all'interno della maggioranza. Mi deve consentire, signor Presidente, ma non credo che con una sospensione di 15 o 20 minuti sia possibile risolvere tale problema. Signor presidente, prendiamo atto che all'interno della maggioranza vi è una frattura profonda, perché vi sono dei colleghi che, come hanno palesemente espresso, sostanzialmente non condividono l'impostazione del Governo. Tutti sappiamo che sono in corso alcune discussioni; c'è una maggioranza che non ritrova il senso di un'impostazione su questo provvedimento, e penso sarebbe serio, signor Presidente, se lei facesse una valutazione più congrua rispetto alla situazione che si è venuta a determinare. Forse sarebbe il caso che anche il ministro tirasse le conseguenze di una chiara ostilità manifestata dalla sua maggioranza nei confronti del provvedimento che egli ha presentato.

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, quando ci si trova di fronte a qualche problema che sorge nel corso dell'esame di un provvedimento è prassi costante dei nostri lavori chiedere delle sospensioni della seduta per effettuare ulteriori approfondimenti: figuriamoci, è comprensibile. Tuttavia, non possiamo neanche nasconderci dietro ad un dito, ed è questo il problema, perché c'è chi cerca di spostare le questioni politiche esistenti sia all'interno della maggioranza, sia tra la maggioranza ed il Governo su questo provvedimento. Ciò è avvenuto nella giornata di ieri, abbiamo acceduto alle richieste di inversione dell'ordine dei lavori, ma adesso ci si trova però di fronte ad un problema. Una sospensione di 15 minuti è necessaria per cercare di mettere a punto qualche proposta emendativa? È sufficiente? Me lo auguro. Si tratta solo di un auspicio, perché se ci si dovesse trovare di fronte ad ulteriori richieste che dovessero in qualche modo incidere sullo svolgimento dei nostri lavori, ritengo giusto riconsiderare l'intera questione all'interno dell'Assemblea.
Pertanto, siamo favorevoli anche noi ad una sospensione di 15 minuti; tuttavia, se le cose dovessero essere diverse da quelle prospettate, invito la Presidenza a ritornare in aula e a discutere il merito vero delle forti perplessità e contrarietà esistenti - chi assistito alla discussione sulle linee generali di questo provvedimento lunedì pomeriggio, infatti, ha avuto la plastica rappresentazione della mancanza di una capacità di governo su queste problematiche all'interno della maggioranza - ritengo necessario riconsiderare l'intera questione in Assemblea.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Innocenti. Il collega Boccia mi ha invitato ad una riflessione che di solito svolgo prima di parlare. Reputo inoltre di dovermi attenere anche ad un altro criterio: mi riferisco alla consuetudine, poc'anzi richiamata anche dal collega Innocenti, in ordine alle esigenze di carattere ordinatorio - che sicuramente non risolvono i temi di carattere politico - sulla base delle quali il Comitato dei nove stabilisce le modalità con le quali affrontare - e se affrontarli - alcuni dei problemi posti da una norma nella quale il problema politico, il problema istituzionale, il problema di carattere ordinamentale degli ordini non credo abbia alcun colore, ma reputo piuttosto presenti una fisionomia che deriva dalle decisioni che potranno essere assunte. Ritengo pertanto di accogliere la richiesta del relatore, onorevole Vitali; sospendo, dunque, la seduta, che riprenderà alle ore 11,30.

La seduta, sospesa alle 11,05, è ripresa alle 11,35.

PRESIDENTE. Porto a conoscenza dei colleghi che sono presenti nelle tribune, in visita alla Camera, i rappresentanti dell'università della terza età (potrei farne parte anch'io!) della sede autonoma di Colleferro, accompagnati dal presidente, dottor Ulderico Gagliarducci. Vorrei rivolgere loro un augurio e ringraziarli della visita (Applausi).
Chiedo al relatore Vitali di riferirci in ordine all'esito della riunione svoltasi.

LUIGI VITALI, Relatore. Signor Presidente, possiamo procedere nei nostri lavori. Dopodiché, l'Assemblea sovrana deciderà «il più a praticarsi».

PRESIDENTE. Speriamo che sia il più invece che il meno! Riprendiamo, dunque, gli interventi sul complesso delle proposte emendative presentate. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, il fatto stesso che sia stata chiesta la sospensione dell'esame di questo provvedimento per venti minuti dimostra la delicatezza del tema e, allo stesso tempo, la non uniformità di giudizio esistente all'interno della Casa delle libertà. Ciò perché si tratta di un provvedimento confuso, pasticciato e, rispetto ai problemi, credo che sia una risposta sbagliata, un rimedio peggiore del male, che dimostra tutta l'improvvisazione ed anche la leggerezza del Governo - mi sia consentito - nel presentare un provvedimento sotto forma di decreto-legge. Tuttavia, qual è l'urgenza? I problemi della giustizia sono ben altri. Invece, da due anni a questa parte, il Governo in materia di sistema giudiziario fornisce risposte eccessivamente interessate, non rispondenti alle esigenze di una riforma complessiva del sistema giudiziario e, quindi, anche della riforma dell'attività forense. La professione di avvocato è certamente tra le più significative nel panorama delle cosiddette professioni liberali. Negli ultimi anni essa ha assunto notevole visibilità ed influenza anche sul funzionamento del sistema giudiziario italiano, diventato più complesso e inadeguato rispetto all'evoluzione della società e dell'economia, nonché rispetto all'evoluzione delle relazioni internazionali. Tale evoluzione impone una maggiore professionalità sia ai magistrati sia agli avvocati. Il tradizionale esame di Stato per l'accesso all'avvocatura non risponde a tale esigenza; contrasta, inoltre, con l'articolo 41 della Costituzione e non tiene conto della necessità di uniformarsi alla realtà degli altri paesi dell'Unione europea. Parliamo tanto di Europa, oggi abbiamo la responsabilità del semestre (al riguardo, domani riferirà il Presidente del Consiglio), ma credo che non si compiano passi concreti per essere all'altezza di questa nuova fase storica del nostro paese. L'attuale sistema di accesso alla professione di avvocato è ritenuto da più parti superato, oltre che inadeguato all'accertamento effettivo delle attitudini ed anche della deontologia professionale. È interesse pubblico avere operatori di giustizia (mi riferisco non solo ai giudici ma anche agli avvocati) preparati, corretti e responsabili, in modo tale da affermare nella nostra società i valori della giustizia e della legalità, garantendo ai cittadini un giusto processo e un'adeguata assistenza e difesa. I limiti e le incongruenze dello svolgimento dell'esame di Stato, così come esso è articolato e così come si prevede in questo decreto-legge, onorevole ministro, non garantisce affatto la verifica delle capacità all'esercizio della professione forense. Di fatto, continua ad essere una duplicazione di esami già sostenuti dai candidati durante il corso di studi universitari e, quasi sempre, finisce con l'essere un atto di accertamento di semplici conoscenze nozionistiche. Occorre, invece, una verifica effettiva e continuativa della pratica professionale, in quanto soltanto la frequenza ed il lavoro quotidiano presso uno studio legale possono garantire un'adeguata formazione. Durante tale periodo, occorre anche prevedere una forma di retribuzione, perché nessuno di noi ignora che durante il biennio di praticantato, spesso, vi è un vero e proprio sfruttamento del lavoro di tali giovani. In considerazione di ciò, ed in relazione alle tante negative esperienze, registratesi in diverse sedi dove si svolgono gli esami, delle quali purtroppo, spesso, si è interessata non solo la stampa ma anche la magistratura, è opportuno prevedere l'eliminazione dell'esame di Stato per gli aspiranti avvocati. Va abolito. Va, invece, reso effettivo il praticantato e, dopo puntuali e periodici controlli, ne va riconosciuto il valore abilitante. Ciò, a mio avviso, sarebbe in linea con altri paesi dell'Unione europea in cui non è richiesto un esame per l'accesso alla professione di avvocato. A tal proposito, voglio dire che ho presentato una specifica proposta di legge, che mi auguro incontri interesse e conduca ad una discussione seria sull'argomento, con il contributo di tutti i colleghi, indipendentemente dallo schieramento di appartenenza. Il collega Buontempo, forse con molto calore e certamente senza spirito di demagogia, ha evidenziato tale necessità e, quindi, il confronto può aprirsi in sede di Commissione. Per queste ragioni, siamo contrari al testo in esame, perché non risolve anzi, a mio avviso, complica i problemi. Per dirla tutta, è un testo poco serio. Mi auguro, perciò, che la Camera bocci tale proposta perché è illiberale, autoritaria, conservatrice ed anche antieuropea. Spero che i colleghi, tutti i colleghi che sono investiti della responsabilità di decidere come singoli e non a seconda dei gruppi di appartenenza, compiano un atto di buon senso, di saggezza e di responsabilità verso tanti giovani che aspirano ad esercitare la professione forense.
Il gruppo della Margherita voterà contro questo provvedimento, così come ha fatto in Commissione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gironda Veraldi. Ne ha facoltà.

AURELIO GIRONDA VERALDI. Ho chiesto la parola, rivendicando di essere, in assoluto, il più anziano degli avvocati della Camera. Sono più anziano di lei, signor Presidente!

PRESIDENTE. Temo di avere il primato, in quest'aula!

AURELIO GIRONDA VERALDI. Verificheremo. Dunque ho un'esperienza pari alla sua, rispetto a questo problema. Parlerò, come è mio stile e mio costume, con pacatezza, pur dando atto che l'onorevole Buontempo, quando affronta un problema di cui è fortemente convinto, diventa un temporale al quale è difficile resistere, se non con l'ausilio della ragione.
Su tale tema bisogna fare chiarezza. Ho esaminato e meditato molto sul decreto-legge che il Governo ha presentato. Alcuni punti li condivido, altri no. Dirò quali ed il perché. Ci troviamo in questa situazione: ovviamente non mi occupo della difesa degli avvocati, in quanto ho fatto il praticante per tanti anni, ho apprezzato l'opera degli avvocati presso i cui studi ho fatto pratica, non sono stato mai sfruttato né destinato a portare il caffè all'avvocato. Gli avvocati - quelli che hanno la dignità della funzione che esercitano - insegnano ai praticanti e ricordo che un tempo si faceva la fila presso gli studi degli avvocati per essere ospitati a fare la pratica, perché il patrimonio culturale, etico e deontologico, che si conquista in uno studio, non ha prezzo. Fatta questa premessa, abbiamo di fronte un decreto-legge che prevede modifiche urgenti alla disciplina degli esami di abilitazione alla professione forense. Occorre, infatti, parlare con lealtà e con senso di realismo di fronte al fenomeno. Nel nostro paese vi è, su questo tema, una legge - se non ricordo male - del 1934, che risale dunque a sessant'anni fa, salvo una modifica marginale effettuata nel 1990, a proposito del certificato di compiuta prova, che prima veniva rilasciato dall'avvocato, mentre adesso viene rilasciato dall'ordine professionale. In Italia, avviene questo, Presidente: vi sono esami facili, esami difficili ed esami normali, laddove mi pare che debba essere aspirazione ed ambizione di tutti che gli esami siano normali. Con il termine «normali», voglio dire che si dovrebbe valutare con un criterio di giustizia e di rigore la prova del candidato, al fine di assegnargli quel titolo che egli merita. In sostanza, accade che per fare l'esame di avvocato - che prima era l'esame di procuratore, mentre oggi ha più rilevanza essere avvocato anziché procuratore, perché prima, per diventare avvocato, occorreva un'ulteriore pratica, che affinava le capacità e la validità dell'esercizio professionale - si fa l'istanza e la si fa alla sede che preventivamente si sceglie; ciò in quanto vi è una norma che consente di iscriversi, per fare gli esami, nella sede dove si è residenti da sei mesi. Abbiamo quindi assistito ad un certo fenomeno che, con un termine mutuato dalla zootecnia, ho definito della «transumanza» dei praticanti procuratori, i quali si trasferiscono in quella sede che essi privilegiano per due ragioni: primo, perché la sede dove dovrebbero operare usa dei criteri di estremo rigore; secondo, perché nella sede dove dovrebbero fare gli esami vi è, invece, un criterio di estrema agevolazione. Non si discute, quindi, che questa aspirazione da parte dei praticanti abbia delle precise motivazioni; che, poi, queste siano condivisibili o meno ciò non ha importanza. Ebbene, sulla base di ciò, è accaduto che vi è stata un'inflazione delle iscrizioni nelle sedi facili ed aggiungo, Presidente, che questo è un fenomeno che io - da vecchio avvocato che ha cuore la tutela della dignità della professione - non condivido, perché si è raggiunto il livello dell'illecito penale. Non si può infatti rimanere indifferenti al fatto che in alcune sedi vi è stato il rinvio a giudizio di 600-700 candidati, ai quali è stato passato - da chi non lo so - il compito e ai quali, quindi, sono state accordate le premesse per essere promossi! Tuttavia, è anche esatto, Presidente, che in sede di correzione dei compiti possano prevalere dei criteri legati alla zona. Nel sud, ad esempio, sappiamo che chi fa il praticante, se non riesce a conseguire il traguardo della promozione ad avvocato, è condannato alla disoccupazione. Dall'altra parte, però, non dobbiamo sottovalutare il fenomeno in negativo; infatti, se a persone ignoranti e moralmente non capaci si assegna il titolo di avvocato, tali soggetti vengono poi mortificati e vilipesi durante l'esercizio della professione. Quindi, signori miei, andiamoci piano nella liberalizzazione della professione forense! Pur essendo favorevole ad alcuni temi trattati nel presente decreto-legge, tuttavia, per ragioni sia tecniche sia pratiche, non sono d'accordo sulla previsione relativa alla Commissione centrale. In sostanza, questo decreto-legge prevede che le prove si svolgano nella sede della Corte d'appello in cui è iscritto il candidato, ma poi i temi ai fini della correzione sono trasmessi ad una sede sorteggiata, che può essere quella di Milano, quella di Trapani o quella di Lecce. Quando si prevede che la Commissione centrale indica i criteri di valutazione delle prove, in realtà non si afferma nulla, in quanto non si può imporre ad una commissione che deve valutare il criterio di valutazione; infatti, la commissione deve valutare la prova esaminando il documento. E, subito dopo, questa stessa commissione viene esautorata della sua funzione di valutazione e di critica perché gli atti vengono trasmessi ad un'altra sede. Allora, mi permetto di dire al ministro che, avendo svolto per tanti anni la funzione di presidente del consiglio dell'ordine, non bisogna intervenire sul momento della correzione, ma su quello dello svolgimento della prova; infatti, signor ministro, è lì che avviene l'interferenza - ortodossa o meno - dei commissari. Dunque, sono d'accordo sul fatto che i commissari - per le ragioni che tutti conosciamo e che, per carità di patria, è meglio non esprimere - non debbano essere componenti del consiglio dell'ordine, tuttavia in quella fase occorre maggiore rigore. E, a mio avviso, questo rigore lo può esprimere il presidente della commissione che non sia locale.
Attraverso una precisa proposta emendativa, abbiamo proposto che vi sia la commissione locale con una presidenza esterna, alla quale occorre suggerire ed imporre criteri di vigilanza e di sorveglianza delle prove ispirati ed informati al massimo rigore. Questo è il modesto suggerimento che mi permetto di dare, anche se non so quali saranno poi le indicazioni del mio gruppo alle quali, certamente, mi atterrò (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Finocchiaro. Ne ha facoltà.

ANNA FINOCCHIARO. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, ci è stato dato atto - e lo testimoniano i resoconti dei lavori della Commissione giustizia - dell'impegno che il gruppo dei Democratici di sinistra ha spesso su questo provvedimento; dunque, vorrei spiegare le ragioni di tale impegno nonché quelle del nostro comportamento odierno.
Su una questione che, in questa sede, è stata rappresentata con accenti drammatici - anche se, a mio avviso, in maniera piuttosto unilaterale - dall'onorevole Buontempo, abbiamo da tempo colto il doppio paradosso che, nel nostro paese, presentano gli esami di abilitazione alla professione forense. Infatti, in alcune sedi di Corte d'appello, tale esame è superato da circa il 90 per cento dei candidati mentre, in altre sedi, la percentuale è di poco superiore al 10 per cento. Si è sancita per anni, in questo modo, una discriminazione che non ha tanto riguardo - e voglio sottolinearlo in aula - al fatto che le sedi nelle quali si promuove di più siano nel sud del paese e le sedi nelle quali si promuove di meno siano nel nord del paese. È ben chiaro, infatti, che l'affollamento delle sedi del sud per fare l'esame di abilitazione è dato da ragazzi che vengono dal nord del paese, per trovare una sede nella quale sia più semplice, spesso con metodi che non sono esattamente metodi leciti, ottenere l'abilitazione all'esame di avvocato. Abbiamo ritenuto di ragionare in maniera feconda e proficua su questo provvedimento, insieme ai colleghi degli altri gruppi, per la ragione che abbiamo colto per la prima volta nell'agire, nella decisione e nell'iniziativa di tutta l'avvocatura associata - del CNF, dell'AIGA, dell'OUA - un primo atto di volontà di rottura di logiche che sono quelle che conosciamo, talvolta - troppo spesso - fondate sul mercato degli esami. Di questo stiamo parlando: del mercato degli esami, dell'acquistare, per chi può, il futuro. L'abbiamo colto, perché ci sembrava venisse da questo pezzo della classe dirigente diffusa, che è l'avvocatura e che sono le professioni nel nostro paese, un segnale forte alla politica: esiste per la prima volta dentro di noi, per contingenze diverse, alcune probabilmente addirittura casuali, la volontà di rompere alcuni meccanismi che - guardate - vanno insieme ad altri. L'essere, infatti, commissario in una commissione d'esame, nella quale è possibile comprare e vendere gli esami, significa crearsi una platea elettorale per diventare domani consigliere dell'ordine. Dunque, abbiamo registrato, da parte della stessa avvocatura associata, un primo atto di volontà di rottura di questo nesso di chiusura corporativa e di consumazione tutta interna di logiche illecite, che trattano però il futuro delle ragazze e dei ragazzi italiani che vogliono fare l'avvocato. Per chi si assuma da classe politica a classe dirigente, capace, quindi, di dirigere e di cogliere i fenomeni nuovi, innovativi, di progresso e di moralizzazione, ciò ci sembrava un dovere, anche per una forza di opposizione. Lasciatemi dire, in questo contesto politico: soprattutto, per una forza di opposizione. Abbiamo certamente lavorato con l'avvocatura associata, con il CNF, con l'AIGA, con l'OUA, ma siamo stati attenti alle richieste che ci venivano dai ragazzi dell'ANPA, vale a dire dall'associazione nazionale dei giovani praticanti avvocati. E, con i nostri emendamenti, che sono stati accettati dal relatore, abbiamo raccolto alcune loro richieste, diciamo le due richieste principali: poter fare il prossimo esame servendosi dei codici commentati e potere svolgere la prova di esame orale nella sede presso la quale avevano fissato la loro residenza di praticantato. Insieme, abbiamo visto accogliere da parte del relatore Vitali un altro emendamento, al quale tenevamo molto, proprio per rompere quel meccanismo, di cui ho parlato prima, del farsi una base elettorale per l'elezione al consiglio dell'ordine o alla cassa forense, approfittando dell'essere commissario d'esame. Quindi, è stato accolto il nostro emendamento sull'ineleggibilità a quelle cariche per chi abbia fatto parte delle commissioni d'esame. Assistiamo oggi - ed è questo ciò che più ci sconcerta - ad una frantumazione della maggioranza su questo provvedimento, ad una frantumazione che dà ben atto del fatto che gran parte della maggioranza non coglie la responsabilità di dover assumere questo tratto di novità e questo atto di coraggio che vengono dall'avvocatura associata, per farne un primo cuneo rispetto al quale riordinare, in tempi brevissimi, la compiuta materia della riforma dell'ordine forense. Lì sì, senz'altro, occorrerà che un nuovo ordinamento curriculare faccia in modo che i due anni dopo la laurea diventino luoghi in cui si apprende il diritto pratico. Questo potrebbe far sì di evitare domani per i ragazzi che abbiano frequentato quelle scuole, con borse di studio e con un diritto allo studio assicurato per tutti, di fare l'esame scritto, in una costruzione comune della cultura delle professioni legali, notai, avocati, magistrati. Tuttavia, capite bene che se noi oggi non rompiamo questo meccanismo, domani non costruiremo niente: ritorneranno le logiche della corporazione e della chiusura; ritornerà la discriminazione e il privilegio. Continueranno a vincere di più l'esame per l'abilitazione alla professione di avvocato i ragazzi che hanno i mezzi per pagare e che magari hanno alle loro spalle lo studio del padre. Non coglieremo un dato stretto sul futuro dei nostri ragazzi - non può essere che questo paese ha 150 mila avvocati, mentre la Francia ne ha 47 mila - che riguarda la loro competitività e la loro possibilità di esercitare un domani con dignità il ruolo di avvocato, non per andare dietro al parafango ammaccato ad inseguire il decreto ingiuntivo. Noi a questo pensiamo, a una nuova qualità del destino dei nostri ragazzi. Per questo, guardate, sono sconcertata di fronte al comportamento di questa maggioranza e lasciatemi dire che non mi sento più in grado di assumermi il nerbo, l'energia di portare avanti questo provvedimento. Si è appena tenuta una riunione del Comitato dei nove e il gruppo di Alleanza nazionale, ancora, e di nuovo quello dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro hanno sancito la loro dissociazione da questo provvedimento. Mi rendo conto che non esiste nella qualità politica della proposta del centrodestra, a questo punto, nessuna possibilità di impiantare un discorso serio, costruttivo, vorrei dire con Pirandello, «ma non è una cosa seria» e ci dispiace. Tuttavia, l'opposizione non può su ciò che non è serio diventare stampella di nessuno, perché io costruisco e do se vedo una prospettiva, un futuro, la possibilità di lavorare insieme a un progetto ambizioso e condiviso. Se così non è, francamente, non credo di dovere spendere la forza del mio gruppo, l'intelligenza e anche le dissociazioni individuali, che legittimamente nel mio gruppo si sono manifestate, a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Falanga. Ne ha facoltà.

CIRO FALANGA. Signor Presidente, l'onorevole Bontempi (Commenti) ...Buontempo, chiedo scusa, si domandava e si stupiva del silenzio di chi, avvocato del sud, era stato a suo avviso accusato di essere falsificatore di esame. Allora, a questo silenzio risponde il sottoscritto, avvocato del sud. Avvocato Buontempo, onorevole Buontempo, non so chi mai abbia accusato gli avvocati del sud di essere falsificatori di esami. Non mi pare che questa accusa sia venuta dal ministro Castelli, né da altri interventi in quest'aula, per la verità. Quindi, ritenevo e ritengo che excusatio non petita, accusatio manifesta, ma il suo intervento mi induce ad intervenire. Peraltro, mi consenta, quando si offrono informazioni in un aula di Parlamento, in questa Camera, queste devono essere quantomeno corrette (Commenti del deputato Buontempo) e lei non ha dato informazioni corrette nel momento in cui ha affermato che negli altri paesi europei non esistono gli ordini professionali. Gli ordini professionali esistono in tutti gli altri paesi europei: per la verità, bisogna anche aggiungere, che l'esame per l'accesso alla professione di avvocato è negli altri paesi ancor più rigoroso, molto più rigoroso, onorevole Buontempo (Commenti del deputato Buontempo).

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo...

TEODORO BUONTEMPO. Ma mi sta attribuendo cose che non ho detto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Lascerà che un collega...

CIRO FALANGA. Le ragioni ...Le ragioni ...Le ragioni (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo) che inducono una parte dell'opposizione a osteggiare questo provvedimento sono altre. In ogni caso, mi interessa più osservare che l'opposizione critica - anche attraverso le parole dell'onorevole Finocchiaro - la dissociazione della maggioranza riguardo un provvedimento che incide sulla vita dei giovani praticanti avvocati e, nello stesso tempo, pur ritenendolo corretto, ritiene contestualmente di non voler essere la stampella di alcuno. Onorevoli colleghi dell'opposizione, sostenere un provvedimento corretto non significa fare da stampella. Le divisioni nella maggioranza denotano libertà di pensiero su una determinata materia: ci si esprime, cioè, senza che una diversità di opinione debba per forza rappresentare chissà quale contrasto di ordine politico. Si tratta semplicemente di una diversa posizione assunta dalle forze politiche della maggioranza di fronte a certi problemi. Se i Democratici di sinistra intendono essere coerenti, allora lo siano fino in fondo e non esprimano il loro consenso solamente in Commissione, o nell'ambito della discussione sulle linee generali del provvedimento in esame; tale consenso, infatti, va espresso anche nel momento più importante per ciò che concerne l'iter formativo del disegno di legge. Quindi, coerentemente, l'opposizione deve ammettere che il provvedimento è corretto e ciò perché nel nostro paese, onorevole Buontempo, vi è una anomalia che può essere dissipata, sanata. Nessuno ha fatto notare che le irregolarità sono presenti nel sud d'Italia, dove si registra un numero più elevato di promossi agli esami di avvocato. Vi è un'anomalia, anche se quest'ultima potrebbe essere presente anche nel nord d'Italia, dove la percentuale di promossi è ben inferiore a quella del sud. Perché temere, allora, di far correggere le prove d'esame dei candidati del sud d'Italia da sottocommissioni diverse da quelle composte da avvocati e da magistrati della corte d'appello presso la quale essi hanno svolto la pratica professionale? Qual è il problema? Se vi è preparazione l'esame sarà superato sia che lo corregga Tizio sia che lo corregga Caio. In che cosa consiste questa preoccupazione? Per quanto concerne il regime delle incompatibilità, è stata valutata l'opportunità di vederle finalmente affermate per evitare - sia al nord sia al sud - anomalie e politiche clientelari. Inoltre, non si debbono sollevare questioni relative ad irregolarità formali ed amministrative relativamente alla circostanza che una sottocommissione correggerà l'elaborato scritto, mentre un'altra, eventualmente, si occuperà di esaminare oralmente il candidato. La commissione è unica e sotto il profilo formale e amministrativo il provvedimento è da considerarsi corretto, salvo poi - perché no - un eventuale controllo svolto dai tribunali amministrativi: si tratta della prassi fisiologica di un concorso, di un esame di abilitazione. Quindi, superato questo profilo formale ed amministrativo, affermata la regola secondo cui il giovane preparato - da chiunque sarà giudicato il suo scritto -, comunque, supererà l'esame sia al nord sia al sud, affermate le incompatibilità che, correttamente, sono state individuate sia in ordine ai componenti delle commissioni d'esame - i quali non possono, contemporaneamente, ricoprire la funzione di consiglieri dell'ordine degli avvocati - sia in ordine all'ineleggibilità - mi riferisco a coloro che, avendo svolto la funzione, non possono essere candidati all'ordine degli avvocati -, credo si chiuda il quadro ed il provvedimento si presenti, sotto il profilo formale e sotto il profilo sostanziale, sicuramente perfetto, necessario ed urgente. A dicembre si svolgeranno i prossimi esami. Il nostro paese ha il maggior numero di avvocati - e ciò non è un danno, non è grave -, ma vorrei che tali avvocati fossero preparati, diligenti, pronti a sostenere gli interessi e le difese dei nostri concittadini. Se si lasciasse la situazione immutata (un ministro disattento avrebbe trascurato questa problematica), vi sarebbero albi sempre più gonfiati da un numero di giovani che avrebbe continuato a non ottenere dal paese e dallo Stato alcun supporto nel crescere, nel formarsi e nel diventare professionisti preparati e diligenti. Mi appello, quindi, alla sinistra, alle forze dell'opposizione: vi chiedo coerenza. Non facciamo questi giochetti che non si convengono in un aula del Parlamento e non si convengono ad autorevoli, prestigiosi esponenti della sinistra. Non si può dire prima «sì» e poi, poiché la maggioranza non è d'accordo, «no». Il paese lo governa la maggioranza ed anche l'opposizione, quando è seria. Non si può affidare soltanto alla maggioranza tale compito, approfittando del fatto che nell'ambito della stessa vi può essere una discrasia che, in qualche modo, vede divise le posizioni di alcune forze politiche della maggioranza stessa. Onorevole Finocchiaro, lei ha parlato di «stampella»; lei non potrà mai essere una «stampella», né lei né il suo partito. Lei è un esponente autorevole e prestigioso dell'opposizione e il suo partito ha sempre garantito nel nostro paese la democrazia, l'equilibrio, la saggezza insieme alle forze della maggioranza (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

MICHELE RANIELI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE RANIELI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, più volte, anche nel corso dello svolgimento della mia professione di avvocato, mi sono soffermato sul fatto se l'esame di procuratore legale, prima, o di avvocato, oggi, abbia ancora valore e se, con riferimento a tale sistema, che ha dimostrato certamente le sue lacune, la sua opacità, le sue perplessità, in una società del terzo millennio, nell'era della globalizzazione, sia utile, necessario ed opportuno costringere migliaia di giovani, dopo anni di studi e di università, a frequentare per due anni uno studio per poi essere certificati per aver svolto un tirocinio ed a sottoporsi ad un esame massacrante per poter essere abilitati alla professione di avvocato.
È un comportamento certamente difforme ed aberrante rispetto alle modalità di accesso ad altri ordini professionali che pure hanno o possono avere una ricaduta più forte nel sistema paese perché, addirittura, possono finanche mettere in pericolo la stessa vita di un uomo. Mi riferisco al medico che dopo 20 giorni dalla laurea ha l'abilitazione a svolgere e ad esercitare la professione di medico, sia esso di base sia esso ospedaliero, sia esso medico che svolge una funzione di prevenzione per la tutela della vita o addirittura che interviene sul corpo umano e che in ogni caso prescrive medicinali e farmaci che possono mettere a rischio la vita umana. Mi riferisco alle modalità di accesso alla professione di ingegnere che, dopo un mese dalla laurea, - lo stesso discorso vale per la professione di architetto -, prevede l'esame di abilitazione all'interno della sua stessa facoltà e 30 giorni dopo può svolgere la professione di architetto e di ingegnere; spesso poi si possono verificare i cosiddetti dissesti idrogeologici, crolli di case, fabbricati, ponti e dighe. Guarda caso, invece, ciò non avviene per l'avvocato, che pure nel processo sia esso penale, civile o amministrativo, può sostenere la sua difesa, ma dove in ogni caso la sentenza e la decisione ultima sono affidate a quell'arbitro terzo che è il giudice, monocratico o meno, e quindi in ogni caso l'operato dell'avvocato è comunque sottoposto sempre ad un'ulteriore verifica da parte di una istituzione terza, l'organo giudicante appunto. Cari colleghi, mi domando se oggi, rispetto ad una riforma che ripensa complessivamente gli ordini professionali e il mondo delle professioni, vi fosse la necessità di questo decreto-legge, e per quale ragione anche la professione forense non potesse essere inserita in quel contesto complessivo rappresentato dalla riforma degli ordini e delle professioni? Non comprendo l'urgenza e la decretazione d'urgenza; non comprendo tra l'altro per quale ragione, nel corso della conversione di questo decreto-legge, si pensi addirittura di svilire e mortificare principi sanciti dal punto di vista procedimentale nel nostro sistema, dal momento che il concorso è un procedimento complesso. Ciò significa che non è pensabile, né ipotizzabile, che vi sia una commissione che con sorteggio proceda alla correzione degli scritti ed un'altra commissione che proceda allo svolgimento della prova orale. La prova è unica: ciò significa intersettorialità; significa che la valutazione dell'esaminando deve essere globale e che non può essere parcellizzata. Verremmo meno ad un principio procedimentale che rappresenta un pilastro del nostro sistema giuridico. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le perplessità, i dubbi e, per certi aspetti, lo svilimento ci colgono nella conversione di questo decreto-legge: aumentano le anomalie dettate a volte dalla decretazione d'urgenza e che rasentano addirittura la violazione dei principi costituzionali, attraverso la previsione di procedure diversificate per l'accesso al mondo delle professioni. Io ritengo allora che questo decreto-legge non possa dare una risposta significativa; credo invece che la riforma degli esami di abilitazione alla professione forense avrebbe dovuto essere inserita in quel contesto più ampio rappresentato dal ripensamento del sistema universitario, che io ritengo, nella sua attuale configurazione 3 + 2, un esamificio, che non prepara alla realtà quotidiana. Credo che anche in questo caso occorra un ripensamento da parte del legislatore per dare una risposta più adeguata ai nostri giovani. Inoltre, signor ministro, credo che basterebbe prevedere, una volta raggiunta la laurea, un anno al massimo di apprendistato presso un avvocato, al termine del quale al praticante venga rilasciato un certificato e semmai valutare il giovane avvocato sulla base di quell'anno di apprendistato, se ha maturato principi di etica, di morale, della funzione e dell'orgoglio di essere avvocato. Ma questo decreto-legge, così come è concepito, per quanto mi riguarda, non mi consente di votare a favore. Mi auguro che, attraverso l'approvazione degli emendamenti, esso possa essere modificato, migliorato e naturalmente mi riserverò di valutare nel corso dell'esame articolo per articolo, comma per comma, obbedendo alla mia coscienza di libero cittadino e di professionista che svolge la sua funzione con onore e con decoro e che ha combattuto e lottato in tutti i tribunali d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e del deputato Buontempo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo a nome del gruppo della Lega nord Padania per esprimere il nostro forte plauso al ministro Castelli e al Governo per aver presentato questo decreto-legge (Applausi polemici di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Una voce dai banchi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo grida: «Brava!»)... Grazie! Gli applausi fanno sempre piacere, soprattutto quando provengono dai banchi della minoranza. Un plauso anche al ministro e al relatore per aver manifestato una grande, grandissima disponibilità ad accogliere importanti modifiche rispetto al testo originario del provvedimento, modifiche che sono scaturite da un attento ascolto delle posizioni emerse nel corso del dibattito in Commissione giustizia e che sono state suggerite anche da coloro che abbiamo ascoltato durante le numerose audizioni che si sono tenute e che prima sono state citate (il Consiglio nazionale forense, l'Organismo unitario dell'avvocatura italiana), ma anche e soprattutto dall'Associazione nazionale dei giovani praticanti. Tali modifiche hanno consentito di correggere l'impianto del decreto-legge, lasciando però inalterata la sua ratio ispiratrice di cui tutti noi, in quest'aula, dobbiamo prendere coscienza: questo provvedimento nasce dalla improcrastinabile necessità di porre fine alle forti sperequazioni - che sono conosciute da tutti nel paese, da chi avvocato e da chi non lo è - che esistono nelle percentuali di promossi all'esame di abilitazione alla professione forense fra le diverse zone, fra i diversi distretti di Corte d'appello, tra le diverse aree geografiche di questo paese. Questo è un dato incontrovertibile, è un'anomalia nota a tutti! Sappiamo che a Brescia, a Milano le percentuali di promossi sono bassissime, mentre in altre aree del nostro paese - Catanzaro, Reggio Calabria - le percentuali di promossi raggiungono invece l'80, il 90 per cento. Era evidente che si dovesse intervenire, in modo serio, non per una volontà punitiva nei confronti dei giovani praticanti, che qui sono stati più volte citati, ma per garantire ai giovani praticanti di tutto il territorio nazionale una uniformità di giudizio, pari condizioni e pari possibilità di accesso alla professione forense. Noi riteniamo che questo decreto-legge sia il primo passo importante in vista di quella che mi sembra una posizione ampiamente condivisa e che dovrà portare ad una revisione dell'esame di abilitazione e, quindi, anche ad una riforma dell'accesso alla disciplina (riforma che richiede però un iter più lungo). Per il momento, era urgente intervenire proprio perché è imminente l'espletamento del prossimo bando per l'esame di avvocato.
Come abbiamo già detto, queste anomalie, queste sperequazioni sono note a tutti, per cui, come diceva anche l'onorevole Gironda Veraldi, sostenere oggi l'esame nel nostro paese in alcune aree geografiche è facile e in altre è difficile. Quindi, concordo con lui: noi vogliamo dare la possibilità ai giovani di sostenere un esame «normale», in cui tutti siano giudicati secondo criteri di omogeneità, uguaglianza e serenità di giudizio. Mi sembra che, in questa direzione, sia molto importante anche un emendamento che è stato accolto dal relatore e dalla Commissione, presentato dal presidente della Commissione, che detta dei criteri unitari per la correzione degli elaborati. Allora, ho sentito tirare in causa, molte volte, la condizione dei giovani praticanti. È vero: dovremmo sicuramente occuparci di questa condizione, ma dovremmo occuparci anche del cosiddetto fenomeno del turismo forense. Più che «turismo forense,» a volte, mi piace, definirlo anche «viaggio della speranza» di giovani praticanti del nord. Infatti, ritengo che le anomalie esistano, sia al sud sia al nord dove forte è la lobby delle associazioni e degli avvocati che non vuole un numero di ingressi che possa minare la loro attività, il proprio «orticello» lavorativo. Le anomalie esistono anche con riferimento ad un altro aspetto: forse, in certe aree geografiche, è più facile superare l'esame, perché qualcuno agevola. Qui, non si vuole accusare alcuno, non si vogliano scusare gli avvocati del sud. Tuttavia, questo è un dato di fatto di cui tutti noi dobbiamo assolutamente prendere coscienza.
Dobbiamo cercare di porre fine a ciò; questo è il significato dell'atto di vincolare la pratica al luogo dove è stata svolta per un periodo maggiore, al fine di eliminare il fenomeno del turismo forense. Questo viaggio della speranza crea, tra i candidati, una grande sperequazione. Infatti, alcuni candidati possono permettersi di spostarsi, di recarsi al sud d'Italia, di compiere il «viaggio della speranza», nell'auspicio di superare l'esame con una maggiore facilità rispetto al nord; tuttavia, altri candidati, con minori possibilità economiche, senza un studio professionale del padre alle spalle, non possono farlo.
Si è parlato della lobby degli avvocati che ostacolerebbe l'ingresso di nuovi giovani nel mondo del lavoro e della professione. Concordo con ciò. Parliamo, però, anche del business che sta dietro il turismo forense, perché i giovani che si recano a Reggio Calabria e a Catanzaro acquistano lì una casa. Sono pagati anche gli affitti. Forse c'è un'economia legata a questo tipo di discorso. È giusto denunciare ciò; comunque, ne prendiamo atto. Per questo motivo, condividiamo, decisamente, questo decreto-legge. Occorreva intervenire con un'estrema urgenza, a partire dalla prossima sessione di esami. Non c'è alcun intento punitivo. A tal riguardo, possiamo assicurare che le modifiche introdotte dalla Commissione vanno proprio nella direzione di far subire al candidato (vale a dire, colui che merita la nostra maggiore attenzione) il minor danno possibile. Il candidato non si sposta più; semplicemente, viaggiano i compiti. Per venire incontro anche alle esigenze presentate da alcuni componenti della maggioranza e della minoranza (mi riferisco ai gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Alleanza nazionale e della Margherita, DL-l'Ulivo), abbiamo introdotto una norma transitoria, per cui, coloro che si sono trasferiti, negli ultimi sei mesi, potranno svolgere l'esame scritto nella sede del distretto della Corte d'appello del luogo in cui si sono trasferiti. Non vi è, quindi, una volontà punitiva anche nei confronti di chi si è trasferito negli ultimi sei mesi. Questo ci fa anche superare quelle critiche di retroattività che potrebbero inficiare una norma, di carattere non penale, ma semplicemente civile. È stato introdotto il criterio del sorteggio che dovrebbe garantire una maggiore imparzialità e serenità al candidato; egli non sarà penalizzato da giochi di sottobanco (marcato degli esami, come si diceva precedentemente) legati sia al passaggio di compiti sia ad interessi per le elezioni, magari al consiglio dell'ordine o alla cassa forense. Altro punto saliente, importante di questo decreto-legge è stata l'introduzione di una norma di forte carattere moralizzatore, vale a dire l'incompatibilità e l'ineleggibilità di chi partecipa all'esame in veste di esaminatore, con riferimento alla possibilità di candidarsi nel consiglio dell'ordine o, comunque, nella cassa nazionale forense. Anche in questo caso, non vi è alcuna volontà punitiva - lo ripeto -, ma una forte volontà di moralizzazione, per dare una maggiore speranza ai nostri giovani. Certo: questo è il primo passo che intende tamponare una situazione di emergenza nota a da tutti. Nessuno si può sottrarre a questo. Non capisco come mai alcuni componenti della Casa delle libertà, di questa maggioranza, si oppongano all'approvazione di questo decreto-legge e vorrei che ne spiegassero le ragioni in modo chiaro. Perché si vuole spostare l'efficacia del provvedimento da quest'anno al 2004? Quali sono le ragioni? Diamo, invece, un segnale al paese; facciamo capire che vogliamo che le cose cambino anche in questo settore che investe le sorti di tanti giovani. È giusto che, dopo l'università ed un percorso formativo, molte volte non retribuito, di due o tre anni, essi abbiano la possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro. Siano, poi, le leggi del mercato a giudicare la loro effettiva preparazione! Devo dire, quindi, che sosterremo il provvedimento e che apprezziamo l'impegno del ministro a presentare, in tempi brevi, una riforma complessiva che analizzi ed affronti il tema dell'accesso alla professione. Questo esame non deve essere, per il giovane laureato, che ha seguito un percorso formativo, come passare sotto le forche Caudine! Quindi, modifichiamo l'iter formativo all'università, prevediamo la possibilità di fare pratica anche durante gli anni di università, pensiamo ad una pratica che effettivamente consenta la formazione del candidato ed a scuole forensi che possono andare in questa direzione. In questo modo, come ho già detto, sostenere l'esame non sarà come passare sotto le forche Caudine.
Purtroppo, se guardiamo i dati degli esami di abilitazione professionale, per quanto riguarda gli avvocati, passa il 40 per cento dei candidati, mentre, per quanto riguarda gli ingegneri, il 90! Lo riteniamo assolutamente ingiusto. Apprezziamo l'impegno del Governo ed anche di altre forze politiche ad andare in questa direzione, che darà ai nostri giovani la possibilità effettiva di inserirsi nel mondo del lavoro dopo un adeguato percorso formativo.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lussana. Faccio presente ai colleghi che, poiché alle 13 è prevista l'informativa del ministro Pisanu, tra pochi minuti sospenderemo la seduta per consentire, come dire, il cambio della guardia.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.

ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, raccolgo l'invito implicito della Presidenza...

PRESIDENTE. No, no!

ERMINIA MAZZONI. ...e sarò brevissima, anche perché vi sono stati già numerosi interventi. Ritengo di dover esprimere, a nome dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, l'apprezzamento del nostro gruppo nei confronti del ministro, che non è affatto contraddetto dagli emendamenti da noi presentati in Commissione e in Assemblea: presentare emendamenti - non so se il ministro mi ascolterà e condividerà questa mia posizione - non equivale a censurare un provvedimento perché, se si vuole fare questo, si vota contro. Noi, invece, abbiamo cercato di collaborare e di migliorare il testo, pur avendo sicuramente verificato la positività dell'intento che l'ha ispirato. Con questo provvedimento, il ministro interviene su un problema largamente sentito dalla classe forense, la quale vuole che si intervenga affinché questa prova di abilitazione all'esercizio della professione diventi realmente una prova, un passaggio per l'esercizio concreto di una attività professionale in relazione alla quale - mi preme dirlo - la selezione la fa il mercato quotidianamente. È giusto che si svolga una prova pratica per l'ammissione all'esercizio professionale; ma che non si creino ostacoli insormontabili trasformando l'abilitazione in un vero concorso! Quest'intervento normativo vuole sicuramente curare una patologia grave e diffusa: esistono, e sono stati riscontrati, problemi di non omogeneità sul territorio e di scarsa professionalizzazione. Non credo, però, che, con questo provvedimento, il ministro voglia censurare qualcuno in particolare, voglia colpevolizzare o voglia fare un implicito processo a qualcuno. Per questi casi, se reali, sono altre le sedi competenti ad irrogare le sanzioni; comunque, non è con un provvedimento normativo che si possono irrogare sanzioni nei confronti della classe forense (ma - lo ripeto - non penso che sia questa l'intenzione del ministro). La collega Lussana dice che non ci sono intenti punitivi, però parla di reati, di illegittimità, che però andrebbero verificate altrove. Se ci sono, vanno denunciate e vanno analizzate nella sede appropriata, non qui. Allora, in questa sede, che cosa dobbiamo cercare di fare? Dobbiamo cercare di raggiungere in tempi brevi, per cercare di essere più efficaci, l'intento della professionalizzazione e della omogeneizzazione dei risultati. Lo strumento che il ministro ed il Governo individuano per raggiungere questo tipo di obiettivo noi non lo riteniamo del tutto appropriato, ecco perché presentiamo degli emendamenti. In Commissione gli emendamenti che abbiamo presentato sono stati parzialmente accolti e di questo siamo grati al ministro, che ha compreso lo spirito positivo del nostro intervento emendativo, per cui ha conservato i codici commentati, ha conservato il diritto il ecclesiastico accanto al diritto comunitario - perché è giusto aggiungere una materia oramai di uso comune ed è giusto consentire che la prova si svolga anche su una materia come il diritto comunitario - , ha accettato e ha accolto la nostra proposta sulle incompatibilità e le ineleggibilità, soluzione che non serve a moralizzare, come qualcuno dice, ma ad evitare imbarazzi fastidiosi. Infatti, questo è lo scopo che noi dobbiamo raggiungere: semplificare ed evitare ostacoli a chiunque partecipi ai processi che noi vogliamo regolare.
È profondamente giusto riscrivere le regole dello svolgimento della pratica, ancorando in maniera più forte l'esame di abilitazione al luogo del suo svolgimento perché, ripeto, si tratta di un'abilitazione, quindi è giusto che ci sia un periodo più lungo di svolgimento della pratica nella sede nella quale poi si svolgerà la prova di abilitazione. E qui vengo al punto. Se c'è questo ancoraggio, che lo stesso ministro individua, è perché l'esperienza professionale in un determinato foro abitua il praticante anche ad una prassi forense, a degli usi, che sono del foro, ed è giusto che questi usi, che poi vengono applicati nella prova di abilitazione, vengano verificati da chi a quegli stessi usi è avvezzo, partecipando e vivendo la propria attività professionale nell'ambito dello stesso distretto di Corte d'appello. Dividere questi due momenti porta ad una contraddizione all'interno dello stesso decreto. E allora, con gli ulteriori emendamenti che noi proponiamo in Assemblea, ferma restando la possibilità di compiere una ulteriore verifica, noi vogliamo semplicemente evitare che si crei questa contraddizione. Noi vogliamo comprendere l'intento migliorativo che c'è in questo decreto e con questa volontà di comprensione noi stiamo facendo di tutto per migliorarlo. Ma riteniamo che non sia giusto attuare questo meccanismo complesso di sorteggio e abbinamento con commissioni e sottocommissioni che sono chissà dove, perché sicuramente renderebbe ancora più gravoso il compito di correzione dei compiti, più lunga l'attesa e meno rispondente all'obiettivo che ci prefiggiamo. Allora, lasciamo nella loro sede questi compiti, lasciamo che si svolga lì la correzione, diamo un maggiore aiuto ai componenti della commissione, ampliando il numero dei componenti delle commissioni stesse, al fine di verificare la regolarità dello svolgimento delle prove, perché è lì che si può creare qualche disagio, nella realizzazione e nella produzione degli elaborati scritti. Per il resto non credo che si possa accettare questo turismo forense, non solo dei candidati, che è stato cancellato, ma anche degli elaborati scritti. Credo che si vada ad introdurre un meccanismo anomalo. Proprio rispetto a questo noi abbiamo presentato degli emendamenti, che sostituiscono questa «trasmigrazione» degli elaborati scritti con un rafforzamento della composizione delle commissioni. Almeno, per cercare di perfezionare questo meccanismo e per renderlo più attuabile, diamoci un tempo più lungo, al fine di trovare una soluzione diversa e di verificare se è questo lo strumento giusto per contrastare il fenomeno che riteniamo di dover contrastare. Credo che il nostro intento sia abbastanza chiaro e credo che lo sia stato anche in Commissione; ho voluto fare questo intervento per chiarire ulteriormente alcuni elementi che forse erano rimasti oscuri al ministro, visti i suoi ultimi interventi che ho letto sulla stampa (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giacomo Ventura. Ne ha facoltà.

GIACOMO ANGELO ROSARIO VENTURA. Signor Presidente, innanzitutto desidero dichiarare il mio apprezzamento per le finalità che, con questo provvedimento, il ministro intende raggiungere. Desidero, inoltre, associarmi al plauso, per l'operato svolto dallo stesso ministro, tributatogli dalla collega Lussana. Tuttavia, mi preme affermare che sono - mi dispiace dirlo - completamente e profondamente in disaccordo con l'impianto di questo provvedimento perché reca in sé delle aporie insanabili finendo quasi con il sancire, attraverso apprezzabili acrobazie sul piano della fantasia, rimedi ad una premessa di assoluta immoralità. Nella premessa di questo provvedimento si rinviene che il decreto-legge in esame si prefigge di eliminare il persistere della costante e significativa disomogeneità tra le percentuali di promossi nelle diverse sedi d'esame. A questo proposito, in questa materia, occorre tenere presente che la disomogeneità di per sé non è tout court una categoria o un valore apprezzabile o meno, perché questa può essere spiegata per tanti motivi. Non si tratta neanche di un dato interpretato in maniera univoca perché potrebbe essere il risultato di una difesa corporativa, laddove i promossi sono pochi, come pure potrebbe essere il risultato di una volontà largheggiante e, quindi, illecita, laddove i promossi sono tanti.
Ricordo, però, al signor ministro e ai colleghi presenti e, in modo particolare, alla collega Finocchiaro che queste commissioni d'esame sono composte, oltre che da avvocati, alla cui categoria mi onoro di appartenere, da magistrati e da cattedratici dei quali si può affermare che, nell'ambito delle categorie sociali apprezzabili, non sono secondi a nessuno. Se quindi la premessa è che queste commissioni di esame sono permeabili e fagocitabili per motivi clientelari territoriali o per motivi ancora peggiori, mi chiedo, allora, che senso abbia ricorrere, tentando di ovviare a questa patologica e illecita situazione, attraverso il sorteggio, a delle commissioni d'esame che vedrebbero assegnarsi elaborati anche di candidati non autoctoni. Agendo in questo modo, al di là del fatto che la commissione d'esame possa essere di per sé permeabile per qualsivoglia motivo, avremo soltanto ridotto la fascia dei fagocitanti perché, mentre, in loco, la fagocitazione potrebbe avvenire ad opera anche dei più modesti candidati - i cosiddetti figli di nessuno - potrebbe anche avvenire, ad esempio, che la commissione d'esame di Bergamo, anziché quella di Caltanissetta, potrebbe essere raggiunta magari dal deputato che ha il figlio candidato o potrebbe essere raggiunta dall'avvocato di grido noto anche in quel foro anziché nel piccolo foro periferico del sud d'Italia. Pertanto, il problema non cambia. Se vi è all'origine una predisposizione all'immoralità e all'illecito, proprio perché la volontà largheggiatrice presuppone un illecito, i rimedi, comunque, non sono certo quelli previsti in questo provvedimento. Il rimedio consiste nell'intervenire attraverso gli organi inquirenti e con delle inchieste penali. Ma vi è di più, in sé e per sé, questo provvedimento è anche il segno di una schizofrenia legislativa tenuto conto che proprio questo ramo del Parlamento ultimamente ha modificato i criteri di composizione delle commissioni d'esame per gli esami di maturità; laddove, anziché trasferire commissioni d'esame provenienti da fuori all'interno degli istituti, ha individuato nei componenti interni, tranne che nel presidente, i componenti delle commissioni d'esame (Applausi del deputato Buontempo). Oggi, neanche nell'Arma dei carabinieri vige l'incompatibilità tra il carabiniere residente e quello in servizio presso la stessa sede; ma dico di più, se facciamo valere il principio che essere vicino agli utenti rende il pubblico ufficiale permeabile, ciò dovrebbe valere anche per i sindaci i quali sono portatori e titolari di appannaggi e di attribuzioni; conseguentemente, neanche di costoro dovremmo fidarci. Il problema non è, quindi, questo. Premesso che sono per l'abolizione degli esami di abilitazione alla professione perché, a mio parere, è il mercato che deve espellere coloro che non sono preparati. La dignità dell'avvocato, cara collega Finocchiaro, non la si ottiene attraverso il superamento di un esame di abilitazione; la preparazione la si ottiene attraverso gli indirizzi universitari e quelli forniti dalle scuole medie che, fino a prova contraria, licenziano gente matura e preparata sul piano professionale; la pratica professionale, invece, la si acquista attraverso il rodaggio presso gli studi professionali. Quindi, abolirei addirittura l'esame professionale. Ma se proprio vogliamo intervenire, salvaguardando questi due princìpi, ed espungendo da questo provvedimento un principio assolutamente schizofrenico e negativo, sarebbe opportuno rivisitare l'intero esame di abilitazione, ma senza mantenere un'ulteriore aporia, vale a dire affidando a commissioni già di per sé screditate, seppure lontane, la prima prova, quella scritta - quasi a ritenere che la prova scritta sia di per sé esaustiva sul piano della abilitazione -, e ridemandando poi alla commissione per così dire sospetta l'ulteriore fase, quella orale - che, fino a prova contraria, rimane ancora una prova che completa l'abilitazione professionale - riaffidandola così a quella commissione che, per tabulas, abbiamo già sancito essere inaffidabile. Signor ministro, non è a lei che mi rivolgo, ma ai suoi funzionari. Si tratta, complessivamente, di un «papocchio», e la mia coscienza mi impone di non votarlo (Applausi)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cento. Ne ha facoltà. Faccio presente che tra poco arriverà il ministro Pisanu, pertanto gradirei un intervento breve, anche se so che lei ha una formidabile sintesi, che tutti ammirano in quest'aula.

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, sarò breve perché intervengo per illustrare il nostro giudizio su questo decreto-legge. Lo abbiamo già fatto in Commissione, e lo ribadiamo in questa sede con la presentazione di tre proposte emendative, anche se poi voteremo a favore anche di altre proposte emendative presentate che vanno nella stessa direzione. Credo che vi sia una premessa da fare. Il presente decreto-legge interviene nella materia dell'accesso alla professione forense senza tuttavia avere - e non poteva essere altrimenti, visto che si tratta di un decreto-legge, ed è qui l'errore politico fondamentale commesso dal Governo e dal ministro Castelli - la capacità di intervenire nel più generale riordino dell'accesso alle libere professioni. È francamente difficile, infatti, comprendere la ragione per cui il Governo ha inteso varare un decreto-legge su una materia così delicata senza inserire la riforma dell'accesso alla professione forense nell'ambito della più generale riforma dell'accesso alle libere professioni, senza far comprendere, quindi, quali siano la razionalità politica e la linea programmatica che si sottintendono in questo provvedimento. Sono convinto che, in un paese in cui si parla spesso a sproposito di liberalismo, in realtà la vera prova di liberalismo vada fatta rompendo innanzitutto il monopolio degli ordini professionali e liberando le possibilità di accesso dei giovani alle attività professionali, collegando tale accesso sia ad una maggiore e più alta qualificazione dei corsi di studio universitari, sia ad una verifica attenta e concreta dell'attività forense, nel caso specifico, e delle altre attività professionali, all'interno di una pratica che non sia fatta solamente di supersfruttamento, vale a dire come qualcuno, in maniera più folcloristica, ma dicendo il vero, ha affermato in interventi precedenti, solo portando la tazzina del caffè al titolare dell'attività professionale presso cui si presta il proprio tirocinio.
In questo quadro il problema, caro ministro e cari colleghi, non è quello di rendere più difficile l'accesso all'attività forense e alle altre attività professionali, bensì quello di eliminare gli ostacoli burocratici e di casta che non hanno più alcuna ragione di esistere; riguardo a questi, sarebbe giunto il momento di adeguare il nostro paese - questa volta sì - al resto d'Europa, per far sì che vi sia uniformità nell'accesso alle libere professioni, in Italia come in altri paesi europei. Venendo al decreto-legge in esame che, grazie al lavoro della Commissione (bisogna darne atto), è stato sensibilmente migliorato (anche se tali miglioramenti, come Verdi, non ci portano ad esprimere un giudizio positivo e, anzi manteniamo un giudizio fortemente negativo), esso è frutto di uno strabismo che tenta di introdurre norme per affrontare un serio problema che persiste nel nostro paese anche nello svolgimento degli attuali esami di accesso all'attività forense con meccanismi burocratici incomprensibili dal buon senso collettivo e, sostanzialmente, non in grado di affrontare le ragioni per cui vi sarebbe anche la necessità di rendere più trasparente l'esame di abilitazione alla professione forense ed il modo in cui l'esame stesso viene esplicato sia da parte di coloro che compiono la pratica legale sia da parte di coloro che correggono i compiti. All'interno di tale quadro vi è poi un'anomalia, tutta italiana e tutta di questo decreto-legge per cui non si riconosce alcun valore all'attività degli istituti specializzandi forensi che, invece, in una prospettiva di seria riforma dell'accesso all'attività forense, potrebbero rappresentare una strada da seguire e valutare con più attenzione. Infatti, sarebbero proprio questi istituti lo strumento capace di consentire al giovane che si avvicina all'attività forense di avere un'adeguata preparazione teorica, di specializzarsi rispetto all'attività lavorativa che si appresta ad intraprendere e, quindi, di eliminare la vergognosa vicenda dell'esame e di tutto ciò che è connesso ad esso. Vi è, poi, un altro elemento, a mio avviso incomprensibile e grave. Infatti, oggi si ritiene di intervenire (siamo a giugno e il decreto-legge risale a qualche settimana fa) cambiando le regole del gioco di un corso che attiene all'organizzazione della vita professionale da parte del giovane praticante, apportando modifiche che incidono ora e subito sull'esame e sul modo in cui lo stesso si svolgerà nella prossima sessione. Ma quando mai - ripeto: quando mai - un Parlamento interviene su vicende così delicate? Migliaia di giovani e di famiglie, applicando e seguendo alla lettera le leggi del nostro Stato e non per un atto autonoma e proprio hanno costruito un programma ed un corso di inserimento nella propria attività professionale, prevedendo anche l'esame con le regole in vigore fino all'adozione di questo decreto-legge. Dall'oggi al domani, un provvedimento cambia nel giro di qualche ora le regole del gioco, per cui chi si era preparato con quelle regole è costretto a rivedere tutta l'organizzazione del proprio corso di studi e del proprio corso professionale. Almeno su ciò, mi permetto di dire che è necessaria un'ulteriore riflessione. Se questo decreto-legge deve essere convertito in legge per volere della maggioranza del Parlamento (noi, infatti, siamo contrari), almeno si posticipi l'entrata in vigore di queste nuove regole ad una stagione successiva, per consentire a tutti coloro che oggi iniziano l'attività di tirocinio forense di sapere quali saranno le regole al termine del proprio ciclo. Non si facciano valere queste regole per coloro i quali hanno già svolto questa attività di tirocinio. La terza riflessione riguarda l'incresciosa vicenda delle commissioni d'esame e del tentativo di porre riparo ai clamorosi errori contenuti nel decreto-legge nella sua versione originale inventando la commissione unica e poi le sottocommissioni, per poter reggere ad un'eventuale incostituzionalità della norma. Si fa gravare sulla polizia penitenziaria - che ha già tanti e gravi problemi nello svolgimento della propria attività a fronte di una drammatica situazione carceraria - addirittura il compito di far trasportare i plichi degli esami da un posto all'altro del nostro paese. Quale serietà, quale costruzione, quale disegno vi può essere in una norma che, dopo una prima stesura incomprensibile, trova compromessi ancora più incomprensibili, quando sappiamo che il problema era molto semplice, ossia lasciare le commissioni laddove si formano, nel luogo in cui si è svolta l'attività della pratica legale? Se vi è un problema di trasparenza e correttezza si intervenga laddove la trasparenza e la correttezza non siano state rispettate. Come si può pensare di creare questo turn over in giro per l'Italia, dove, a volte, si muovono i commissari, a volte si volevano far muovere i praticanti ed ora si muovono un po' i commissari e un po' i plichi con i testi degli esami attraverso la polizia penitenziaria? Credo che tale decreto-legge sarebbe stato meglio ritirarlo e inserire la proposta di riforma dell'attività forense nella più generale riforma dell'accesso alle libere professioni, introducendo un accesso libero in cui, data la preparazione professionale universitaria ed un tirocinio serio, sono poi le regole del liberalismo, cui tante volte ci si richiama, a selezionare i migliori. Non si comprende perché il liberalismo va bene quando deve tutelare i potenti contro i ceti sociali subalterni e subordinati, mentre ogni volta che si parla di lavoro dipendente e si deve affrontare il tema degli ordini professionali e di coloro che vogliono accedervi, tutte le tesi di libertà cadono e si costruiscono barriere incomprensibili all'accesso delle libere professioni. Quindi, mi limito, in questa fase - poi vi torneremo, discutendo nel merito degli emendamenti e durante la dichiarazione di voto finale - a fare osservazioni e ad esprimere un giudizio politico negativo sul decreto e sulla necessità di un suo radicale cambiamento o, meglio, di un suo ritiro. Vedremo, nel prosieguo del dibattito, quale sarà l'atteggiamento del Governo e di una maggioranza divisa - dato politico che non può essere taciuto e che anche l'opposizione, al di là del giudizio articolato che abbiamo dato in Commissione rispetto a tale decreto-legge, non può non valutare -. È una maggioranza divisa su un provvedimento che sembra di scarso rilievo e che riguardi solo alcune migliaia di giovani ma che, invece, ha un valore politico significativo, in quanto affronta il tema dell'accesso alle libere professioni. Vedremo come proseguirà, e concludo, signor Presidente, l'esame degli emendamenti. Per il momento, non posso che esprimere un giudizio fortemente negativo dei Verdi su tale testo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Faccio presente ai colleghi Buemi, La Russa e Vitali che non si può proseguire oltre, in quanto ora è previsto l'intervento del ministro Pisanu. Sospendo, perciò, brevemente la seduta che riprenderà alle 13, con l'informativa del ministro dell'interno. Il seguito dell'esame di tale provvedimento avrà luogo a partire dalle 16 dato che alle 15 è previsto lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. La televisione è sacra.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3998.

(Ripresa esame articolo unico - A.C. 3998)

PRESIDENTE. Avverto che è stato presentato l'articolo aggiuntivo 6-bis.07 del Governo (vedi l'allegato A - A.C. 3998 sezione 7). Tale articolo aggiuntivo reca una modifica alla disciplina in tema di ammissione all'albo degli avvocati cassazionisti prevista dalla legge n. 27 del 1997. Il contenuto dell'articolo aggiuntivo appare estraneo a quello del decreto-legge, che si limita ad introdurre norme in materia di esame di abilitazione alle professioni forensi. L'articolo aggiuntivo è pertanto inammissibile in quanto contrastante con i criteri di ammissibilità previsti dall'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento. Riprendiamo gli interventi sul complesso delle proposte emendative, iniziati nella parte antimeridiana della seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, su questo decreto-legge Alleanza nazionale ha già svolto alcuni interventi. Io, con la possibilità di avere dal ministro un po' di attenzione, e lo ringrazio perché lo sta già facendo, vorrei cercare di riassumere qual è la nostra posizione e dare anche le indicazioni sugli emendamenti che andremo a votare. Noi non abbiamo mai nascosto che avremmo preferito che questa materia non venisse affrontata per decreto-legge, ma nell'ambito della legge che dovrà regolamentare l'accesso alla professione forense nel suo complesso. Il Governo e il ministro in particolare hanno preferito, di fronte ad una situazione effettivamente grave e allarmante, che dura però da diversi anni, procedere con l'emanazione di un decreto-legge, e allora su questo decreto abbiamo deciso di confrontarci. Non abbiamo alcuna intenzione di contribuire a far sì che il decreto-legge vada a finire nel nulla, abbiamo contribuito all'ottimo lavoro della Commissione per migliorarlo e proporre, da qui a qualche minuto, una soluzione - le dirò ministro, ma lei forse già la conosce - , che forse può risolvere la questione. Prima però mi sembra opportuno dire qual è il punto di vista di Alleanza nazionale sulla necessità che lei ha rilevato di intervenire in questa materia. Noi siamo con lei. Riteniamo che l'attuale situazione sia insostenibile, riteniamo che si debba necessariamente modificare il sistema attuale con cui i giovani praticanti superano o non superano un esame che li abilita alla professione di avvocato. Perché riteniamo sia insostenibile l'attuale situazione? Perché individuiamo due scandali, non uno solo, come forse il decreto ha fatto, ma due grandi scandali. Il primo scandalo riguarda la facilità con cui in certe sedi di esame, in certe sedi di Corte d'appello, si supera l'esame: si arriva a percentuali di promozioni che vanno molto vicino al 100 per cento. Ma c'è un altro scandalo, onorevole signor ministro, che noi non sottovalutiamo e che consideriamo grave esattamente come il primo. C'è la enorme ingiustizia di alcuni altri ambiti di Corte d'appello in cui il numero dei bocciati arriva spesso al 90 per cento o si attesta intorno all'80 per cento.
Siamo cioè di fronte a due ingiustizie palesi: una troppa facilità in certe Corti d'appello, una incredibile difficoltà in altre. Pensi che a Milano, dove la media dei promossi all'esame di maturità è, come nel resto d'Italia, attorno al 95, 96, 97 per cento, gli stessi studenti che scelgono, dopo aver fatto la maturità, il corso di laurea in giurisprudenza, concludendolo magari a pieni voti, poi quando fanno l'esame per diventare avvocati, improvvisamente, in una percentuale dell'85 per cento, diventano non in grado di superarlo e vengono regolarmente, da numerosi anni, bocciati. Essi così o devono rifarlo, rifarlo e rifarlo oppure devono ricorrere al pellegrinaggio in altre sedi di Corte d'appello per legittima difesa e per cercare di riparare a quella che è un'ingiustizia di fondo, ad una diseguaglianza inammissibile a danno dei giovani laureati del nord. Noi riteniamo che non si possa risolvere in assoluto questo problema con il sorteggio, perché questo sistema finirebbe per assegnare l'ingiustizia, non più sempre agli stessi candidati, ma la lascerebbe in balia della dea bendata; al riguardo, immagino che cosa potrebbe accadere, una volta approvato questo provvedimento, in una sede di Corte d'appello. Si potrebbe arrivare a dire: ah, questi sono i candidati di Catanzaro e, allora, li bocciamo. Ah, questi sono i candidati di Milano, allora, allo stesso modo, li bocciamo. Pertanto, Dio non voglia che all'ingiustizia della sorte si aggiunga quella delle ripicche tra una commissione d'esame e l'altra; cosa questa assolutamente possibile se noi lasciassimo le cose in questo modo. Noi abbiamo esaminato e valutato a lungo la possibilità di migliorare il decreto-legge e riteniamo quindi che, con la collaborazione del signor ministro e con l'ottimo lavoro svolto dal relatore e dai componenti della Commissione, possa essere apportato un notevole miglioramento al testo del provvedimento. Ad esempio, prevedendo di rinviare di un anno il dato relativo alla compiuta pratica, cioè al luogo in cui si possa sostenere l'esame; ed eliminando quello che era considerato il turismo dei candidati; rimane, però, ancora da risolvere il problema del cosiddetto turismo dei compiti che verrebbero corretti qua e là. Noi riteniamo, ed in ciò si concretizza la posizione finale del gruppo di Alleanza nazionale,
che questo decreto-legge possa avere un valore estremamente positivo qualora funga da monito. In particolare, noi riteniamo che questo provvedimento, così come modificato dalla Commissione, non debba essere immediatamente applicato ma possa trovare applicazione...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore!

IGNAZIO LA RUSSA. Ho quasi finito, Presidente.

PRESIDENTE. Non dicevo a lei, onorevole La Russa, mi riferivo all'Assemblea.

IGNAZIO LA RUSSA. Sì, è normale. Quella al nostro esame è una materia che non può interessare tutti i colleghi, ma soltanto ad alcuni. Come dicevo, che questo provvedimento non sia applicato per la prossima sessione di esami - quella di dicembre - ma per la successiva sessione di esami. Questa eventualità, oltre a costituire un dato tecnico costituisce anche un dato politico, e servirebbe anche - e in ciò ritengo possa avere l'adesione del ministro - da sprone, da monito al Parlamento affinché esamini e voti in tempi utili il provvedimento relativo all'accesso alla professione forense. Noi, quindi, diciamo che il problema esiste ed è grave e ne forniamo una soluzione che presenta delle luci e delle ombre; una parte di tale soluzione viene applicata immediatamente - mi riferisco, in particolare, alle incompatibilità individuate dal ministro - il resto troverà applicazione da qui ad un anno, sempre che il Parlamento, nel frattempo, non trovi un'intesa e, quindi, non approvi la legge organica di accesso alla professione forense. Pertanto, il decreto-legge in esame è doppiamente utile. Da un lato, per segnare la strada per affrontare le ingiustizia a cui prima ho fatto riferimento; dall'altro, lascia il tempo alla Camera e al Senato di trovare migliori e più condivisi accorgimenti che possono far sì che le due ingiustizie - la facilità di promozione in alcune sedi di corti di appello; e il numero altissimo di giovani candidati bocciati al nord - trovi un'equa soluzione non affidata alla dea bendata, ma a criteri che tutti dobbiamo ricercare ed individuare. Noi pensiamo di ritirare i nostri emendamenti, lasciando così com'è il testo della Commissione, riservandoci di valutare gli emendamenti presentati da altri colleghi sia pure, almeno allo stato attuale delle cose, con l'indicazione di votare contro. Facciamo salvo soltanto un emendamento, che potrà anche essere modificato qualora il relatore lo richiedesse, e a cui noi attribuiamo il significato di far slittare i tempi di applicazione del provvedimento per i motivi che ho già ricordato (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, ho visto che a pagina 27 del resoconto in edizione provvisoria, mentre svolgevo la mia esposizione, il collega Vascon ha gridato: imbecille! Ora, non ho nessuna preoccupazione dal punto di vista personale, perché ciò qualifica chi si comporta in questo modo nell'aula del Parlamento; tuttavia, proprio perché ciò è avvenuto nell'aula del Parlamento, ritengo che il Presidente debba intervenire e portare all'organo competente tale questione, poiché non si può impunemente offendere un collega. Io ho avuto momenti di contrasto in Assemblea anche accesi, ma non ho mai utilizzato questi termini e queste parole. Quindi, la parola imbecille non è un problema personale, ma politico; credo che non si possa far passare così e che la Presidenza debba portare all'organo preposto la mia richiesta di censura nei confronti del collega Vascon.

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, vi è un fatto che riguarda anche l'onorevole Maura Cossutta, la quale ieri mi ha fatto rilevare come sia stata apostrofata in modo indegno la scorsa settimana per un episodio che io non conosco, poiché in quel momento non presiedevo e non ero in aula. Sia un fatto, sia l'altro - sui quali non sono in grado di esprimere un giudizio, poiché non sono di mia pertinenza - saranno delegati, come in casi analoghi, all'Ufficio di Presidenza. Nessun altro chiedendo di parlare sulle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge e all'articolo unico del disegno di legge di conversione, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Coraggio, onorevole Vitali!

LUIGI VITALI, Relatore. Sì, e sangue freddo!

PRESIDENTE. Sangue freddo lo dice lei! Anche caldo, se vuole.

LUIGI VITALI, Relatore. Signor Presidente, innanzitutto vorrei chiedere all'onorevole Antonio Pepe, presentatore dell'articolo aggiuntivo 6-bis.06, se sia disponibile a riformularlo, dal momento che giunge in Assemblea con il parere contrario della Commissione. Se così dovesse essere, signor Presidente, chiederei una sospensione di cinque minuti per riunire il Comitato dei nove e riformulare l'articolo aggiuntivo (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e di Rifondazione comunista). Quindi, l'articolo aggiuntivo Antonio Pepe 6-bis.06...

PRESIDENTE. Scusate un secondo, onorevoli colleghi: non so se contribuisco a creare un po' di semplificazione normativa, ma mi sembra di dover dire qualcosa anch'io su questo articolo aggiuntivo, perché francamente è un po' singolare che in un decreto-legge si disponga questa decorrenza...

IGNAZIO LA RUSSA. Faccia parlare il relatore!

PRESIDENTE. Ma ha chiesto una sospensione: dato che ho registrato che molti gruppi, anche della maggioranza, non vogliono procedere alla sospensione, non so. Formuli allora una proposta precisa, onorevole Vitali.

LUIGI VITALI, Relatore. Signor Presidente, il parere del relatore - ecco perché c'è bisogno di riunire il Comitato dei nove - potrebbe essere favorevole se l'articolo aggiuntivo presentato dall'onorevole Antonio Pepe venisse così riformulato: «Le disposizioni previste dagli articoli 1-bis,1-ter, 2, 3, 5-bis e 6-bis non si applicano alla prima sessione di esame successiva all'entrata in vigore del presente decreto-legge». Chiaramente, andrebbe conseguentemente modificato...

PRESIDENTE. Allora, scusi... A questo punto non ho... Onorevole Vito, scusi! A questo punto, non ho che la possibilità di sospendere la seduta per cinque minuti, perché se il relatore deve formulare questa proposta al Comitato dei nove, perché non è questa la sede...

ANNA FINOCCHIARO. Presidente, chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Finocchiaro, dia un contributo di saggezza femminile! Ne ha facoltà.

ANNA FINOCCHIARO. Signor Presidente, ci proverò. Al di là della mia assoluta condivisione della perplessità da lei espressa sul fatto che stiamo deliberando in via di necessità e di urgenza con la forma del decreto-legge, nel momento in cui il contenuto stesso del provvedimento si vuol rendere applicabile a decorrere dal prossimo anno (a tal riguardo, mi chiedo quale valutazione dei principi di necessità e urgenza richiesti dalla Costituzione possiamo, per così dire, sopportare), mi permetto di aggiungere che un emendamento formulato in questo senso è stato già esaminato poc'anzi dal Comitato dei nove nella seduta delle ore 15,30 e lo stesso si è espresso in senso contrario. Tutte le sospensioni sono ovviamente richiedibili e possibili, ma mi chiedo che senso abbia tornare su una decisione sulla quale il Comitato dei nove si è già espresso.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Onorevole Mantini, dia però un contributo.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, come lei ha già constatato, anche il rinvio di cui stiamo parlando sarebbe semplicemente volto a valutare la sospensione dell'efficacia per un anno di un nuovo sistema previsto con decreto-legge. Noi siamo stretti tra l'alternativa del 2005 che lei - credo ragionevolmente e non esorbitando dai suoi compiti, ma applicando il buonsenso (per non dire altro) - ha già ritenuto incompatibile con un decreto-legge e l'alternativa del 2004 su cui non esiste ancora intesa nella maggioranza e su cui già vi è stato un voto contrario di tutta la Commissione...

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, quando la confusione è grande, bisogna fare riferimento alle regole. Il relatore mi ha chiesto di poter convocare il Comitato dei nove ed è un suo diritto. Pertanto, sospendo per dieci minuti la seduta che riprenderà alle ore 17,25 (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle 17,50.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PUBLIO FIORI

PRESIDENTE. Chiedo al relatore di riferire all'Assemblea in ordine all'esito della riunione del Comitato dei nove.

LUIGI VITALI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate, ad eccezione degli emendamenti Pecorella 1-bis.10 e 3.7 della Commissione. Vorrei ora dare conto della riformulazione, accettata dal Comitato dei nove, dell'articolo aggiuntivo Antonio Pepe 6-bis.06, per il quale gli uffici forniranno a breve la nuova numerazione: «Dopo l'articolo 6-bis, aggiungere il seguente: 6-ter. Le disposizioni previste dagli articoli 1-bis, comma 6, 1-ter, 2, 3, 5-bis e 6-bis non si applicano alla prima sessione di esame successiva all'entrata in vigore del presente decreto-legge. Non possono essere designati avvocati che siano membri dei consigli dell'ordine o rappresentanti dei consigli degli ordini o rappresentanti della Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense. Gli avvocati componenti della commissione e delle sottocommissioni non possono candidarsi ai rispettivi consigli dell'ordine ed alla carica di rappresentante della Cassa nazionale di previdenza ed assistenza forense alle elezioni immediatamente successive all'incarico ricoperto». Si tratta di un articolo aggiuntivo, signor Presidente, con conseguente rimodulazione della copertura finanziaria sul quale non possiamo procedere al voto, in attesa del parere della Commissione bilancio.

PRESIDENTE. È necessario dare un termine di ventiquattro ore, come lei sa. Comunque, ora la nuova formulazione verrà distribuita. Stabilito che su tale articolo aggiuntivo, riformulato dalla Commissione, è indispensabile il parere della Commissione bilancio, per il quale è necessario dare un termine di ventiquattro ore, possiamo votare le altre proposte emendative; quando arriveremo all'emendamento riformulato, dovremo accantonarlo, per il momento. Il Governo?

ROBERTO CASTELLI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, se me lo consente, in sede di espressione del parere vorrei spendere soltanto due parole sul complesso delle proposte emendative. Sicuramente molti di voi penseranno che il Governo ha fatto un errore politico, portando avanti questo provvedimento, che ha incontrato molte difficoltà, anche all'interno della stessa maggioranza. Ha trovato parecchie asperità, è stato parzialmente modificato, grazie all'ottima attività del relatore e, in parte, del Governo. Però, in politica, come nella vita, ho una convinzione: alcune battaglie si fanno se si è sicuri di vincere, mentre altre si fanno perché si devono fare, anche se non si è sicuri di vincere; ebbene, credo che questa faccia parte del secondo gruppo. Credo, infatti, che oggi, anche se la votazione andrà come sembra che debba andare - secondo gli ultimi orientamenti espressi dai gruppi ed anche in funzione dell'espressione del parere della Commissione bilancio (ma ricordo che le spese sono diminuite) -, nel paese avremo comunque fatto un passo in avanti nel campo della trasparenza, dell'equità e dell'eguaglianza e questo è un risultato molto importante, anche alla luce di un messaggio che oggi possiamo mandare. Poiché, infatti, abbiamo detto che noi vogliamo riformare profondamente il campo della giustizia, sarebbe stato assolutamente grave qualora, su un provvedimento che sicuramente non è una riforma e che certamente non ha un'importanza di carattere nazionale perché riguarda una singola categoria, non fossimo stati capaci di trovare un accordo all'interno della maggioranza. Credo, quindi, che questo sia il significato che dobbiamo cogliere dal lavoro, anche tormentato, che abbiamo svolto in questi giorni. Dico solo che, magari - lo dico sommessamente -, se il gruppo di Alleanza nazionale avesse fatto presente prima le proprie esigenze, forse anche i lavori dell'Assemblea sarebbero stati meno accidentati. Onorevole La Russa, lei ha citato due scandali, ma se legge attentamente questo provvedimento, vedrà che il provvedimento stesso interviene su tutte e due le anomalie e non soltanto su una, come lei ha fatto osservare. Questo provvedimento è, dunque, un importante segnale e ritengo che i motivi di necessità e di urgenza comunque restino in piedi.
Il Governo non soltanto si impegna a presentare un provvedimento di riforma generale, ma afferma anche che il testo è già in fase avanzatissima di attuazione; non può impegnarsi nella sua conversione in legge per il semplice motivo che su questo punto sovrano è il Parlamento (e devo dire che su questo tema non tutto va come il Governo auspicherebbe). L'impegno del Governo su questo tema, dunque, sussiste, ma contestualmente ci vorrebbe anche un impegno da parte del Parlamento, per riuscire a portare avanti questa riforma. Peraltro, possiamo farcela prima che il testo del provvedimento entri in vigore e, quindi, noi lanciamo un segnale fortissimo. Di questo sono assolutamente soddisfatto e penso che la mia battaglia, che è stata una battaglia solitaria, badate bene - perché anche nel Consiglio dei ministri io mi sono preso tutte le responsabilità di questo decreto-legge; peraltro, ho dichiarato prima, alla stampa, che anche se fosse stato bocciato ciò non avrebbe avuto nessuna implicazione sui rapporti tra il Parlamento ed il Governo -, abbia tuttavia condotto ad una soluzione che ritengo sia abbastanza soddisfacente e che, dunque, ci fa ben sperare per il cammino delle riforme, in particolare di questa. Il Parlamento ha, dunque, di fronte a sé un traguardo temporale preciso, entro il quale deve portare a compimento la riforma e quindi questa è una sfida per tutti noi. Con riferimento allo specifico parere sugli emendamenti, il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore. Tuttavia, solo su un emendamento devo sottolineare una leggera discrasia con il relatore, dato che sarebbe incoerente da parte del Governo esprimere parere favorevole su quell'emendamento che è stato riformulato dal Comitato dei nove e, pertanto, su tale emendamento, il Governo si rimette all'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Se ho capito bene, Presidente, è in via di trasmissione ai gruppi parlamentari un emendamento, che è stato riformulato da parte del Comitato dei nove, con il quale si sposta di fatto l'entrata in vigore delle norme di un decreto-legge al 2004. Dopo che, in questo Parlamento, facciamo «leggi manifesto», siamo arrivati anche, come qualcuno ha detto, al «decreto-legge monito» per il futuro, una sorta di auspicio. Da quanto mi risulta - ammetto di non essere un esperto in materia -, i decreti-legge devono attenersi ad alcuni principi costituzionali di necessità ed urgenza. Vorrei, dunque, rivolgere una domanda: quali sono questi requisiti se poi con una proposta emendativa si stabilisce che la situazione resta immutata ancora per un anno e mezzo? Si tratta dell'auspicio della necessità e dell'urgenza nel 2004, Presidente? Mi scusi, ma è una vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Socialisti democratici italiani)!

EMILIO DELBONO. Castelli, riappendi il telefono!

RENZO INNOCENTI. Non si tratta di uno sfogo, ma di un giudizio politico. Infatti, la maggioranza e il Governo non sono stati capaci di fornire una risposta a quanti, nel paese, stanno aspettando l'emanazione di una norma che consenta a tutti l'accesso alla professione al di fuori delle lobby. Oltre al dato politico vi è anche un profilo regolamentare. È vero, prima di ventiquattr'ore, non possiamo procedere alla votazione di una proposta emendativa che può avere risvolti di ordine finanziario, infatti occorre attendere il parere la Commissione bilancio. Tuttavia, sinceramente, troverei singolare che procedessimo all'esame di emendamenti che sono sub iudice rispetto a quanto poi la suddetta Commissione affermerà in ordine a tale articolo aggiuntivo. Infatti, si rischierebbe di svolgere un lavoro che, nel caso di un parere contrario, sarebbe vanificato. Inoltre, a mia memoria - probabilmente qualcuno dirà che ho la memoria corta -, non ricordo altre occasioni in cui vi siano stati decreti-legge entrati in vigore dopo un anno e mezzo. Mi domando: è proprio folle richiedere un parere della I Commissione su una questione del genere? Si tratta proprio di qualcosa che va al di là del buonsenso? Mi rimetto alla sua valutazione, Presidente. Signor ministro, ritengo che la battaglia lei l'abbia combattuta, ma l'abbia anche persa e la prova sta proprio nel parere favorevole che ha testé espresso su questo articolo aggiuntivo che non fornirà alcuna risposta a quei giovani destinatari - da lei citati lo scorso lunedì - che l'attendevano. Questo è un insuccesso suo e della sua maggioranza!
Se le riforme sulla giustizia sono quelle che abbiamo visto, tutte predisposte ad personam e se, sulle altre, il primo passo è questo, signor ministro, le auguro successi migliori (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, oggi è una giornata un po' così per il Governo e per quanto riguarda i suoi rapporti con il Parlamento. Due ore fa, abbiamo assistito...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Mantini, su quale argomento sta intervenendo?

PIERLUIGI MANTINI. Esattamente sullo stesso tema sul quale è intervenuto il collega Innocenti.

PRESIDENTE. Ma, su questo argomento, non possiamo aprire un dibattito.

PIERLUIGI MANTINI. Presidente, allora intervengo per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, le ripeto che non possiamo aprire un dibattito su tale argomento; d'altra parte, il problema è già stato sollevato dall'onorevole Innocenti.

ANTONIO BOCCIA. No, Presidente, può parlare sempre!

PIERLUIGI MANTINI. Allora, Presidente, parlo sulle dichiarazioni rese dal ministro limitandomi, per correttezza, solo a questo punto. Solo qualche ora fa, abbiamo visto il ministro Pisanu...

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, devo comunque ricordarle che, se interviene sulle dichiarazioni del ministro, non ci troviamo nell'ambito dell'articolo 50 del regolamento, dunque non siamo in una fase di dichiarazione di voto. Dunque, la prego di essere molto succinto. Prego, onorevole Mantini.

PIERLUIGI MANTINI. Sì, Presidente, tuttavia ribadisco l'esordio che avevo testé accennato. Abbiamo appena assistito alla sfiducia manifestata da una forza della maggioranza nei confronti del ministro Pisanu in ordine alle problematiche sull'immigrazione e adesso assistiamo, evidentemente, ad analoga sfiducia da parte di altre componenti della maggioranza nei confronti del ministro Castelli con riferimento all'immigrazione cosiddetta forense; infatti, questo è il tema trattato dal provvedimento in esame. Limitandomi in questo intervento ai profili di costituzionalità, devo dire che i rilievi del collega Innocenti sono del tutto fondati, tant'è che anche noi chiediamo un approfondimento ed un parere della Commissione affari costituzionali. Signor Presidente, il tema della decretazione d'urgenza che introduce norme ad efficacia differita è di per sé un anacoluto, una contraddizione, ma si può motivare anche in termini costituzionali. Su questo aspetto abbiamo due sentenze della Corte costituzionale. La sentenza n. 29 del 2002 dichiara illegittimo il differimento di norme previste dal decreto-legge, essendo in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, per irragionevolezza. Abbiamo anche una sentenza più ampia in punto di motivazioni, la n. 391 del 1995, che senz'altro ribadisce l'impossibilità di differire norme previste da decreti-legge, con l'unica esclusione delle norme eventualmente aggiunte dal Parlamento al testo originario del decreto-legge in sede di conversione in legge. Qui, non stiamo parlando di norme aggiunte dal Parlamento in sede di conversione. Stiamo semplicemente rinviando di un anno l'efficacia degli articoli fondamentali del decreto-legge.
Quindi, il problema si pone - e come - in termini di costituzionalità. Mi permetto di richiamare anche il recente messaggio del Presidente Ciampi - ben noto a lei, Presidente, e credo anche a molti dei colleghi - del 26 marzo 2002, con cui il Presidente della Repubblica ha rinviato un provvedimento in materia di zootecnia e via dicendo, esattamente per contrasto con l'articolo 77 della Costituzione, a causa dello stravolgimento sostanziale del provvedimento approvato o oggetto di approvazione rispetto al testo del decreto-legge. Dunque, richiamando formalmente gli argomenti della Corte costituzionale e lo stesso messaggio del Presidente Ciampi, chiedo su questo aspetto un approfondimento ed anche il parere della Commissione affari costituzionali, rinviando ai successivi interventi le valutazioni di carattere politico.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, mi riferisco all'intervento del collega Innocenti, che parla di norme manifesto. Qui non si debbono fare interventi manifesto e demagogici, dicendo che con questo articolo aggiuntivo si fa saltare completamente l'efficacia del decreto-legge in questione. Invece, non si dice che si tratta di una piccola parte, tra l'altro voluta anche da una parte dell'opposizione, nel momento in cui si è criticata la possibilità di mettere mano, in corso ad opera, ad un concorso - perché di concorso si tratta - di imminente svolgimento. Le norme principali entrano in vigore immediatamente: si tratta dell'incompatibilità, della composizione delle commissioni, dell'individuazione dei criteri generali. Per ragioni organizzative - parliamo di un concorso a cui partecipano migliaia e migliaia di giovani - si ritiene di saltare il prossimo appuntamento e di slittare a quello dell'anno successivo, per evitare ingolfamenti e problemi organizzativi, impedendo che i giovani credano che questo Parlamento e il ministro che ha proposto il decreto-legge cambino le regole in corso d'opera. Questo è un argomento che non ha nulla a che vedere con le ragioni di urgenza e con l'incostituzionalità, così come richiamati, e che, invece, va incontro alle esigenze di chi è interessato alla materia. Mi sembra che si dicano cose estranee alla ratio che ha indotto il Governo e che indurrà il Parlamento, nel momento in cui si approverà il provvedimento, a far sì che una parte di questo decreto-legge veda la luce in un momento successivo. Per cui, non facciamo passare la tesi o l'ipotesi che stiamo approvando un decreto-legge che non ha le ragioni d'urgenza perché si slitta completamente la sua efficacia. Si tratta solo di una piccola parte legata alle ragioni che ho detto ed è per questo che l'accesso da parte della maggioranza a questo tipo di ipotesi è tranquillo e non ha nulla a che vedere con le ragioni esposte da chi si contrappone in maniera strumentale a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, io credo che l'onorevole Innocenti abbia correttamente sollevato una questione relativa all'ammissibilità dell'articolo aggiuntivo. Dopo, per la verità, il dibattito è andato su altre direzioni.
In ogni caso, credo che sia corretto ricordare che proposte emendative di questa portata erano già stati dichiarate ammissibili - e le si trova nel fascicolo -, anzi, più ampie di quelli che andremo a votare dopo il parere della Commissione bilancio. Tuttavia, poiché nel frattempo il dibattito si è svolto su altri temi, sia pure con estrema sintesi, voglio rassicurare l'Assemblea che noi non stiamo facendo niente che non sia conforme alla dottrina, alla giurisprudenza e alla prassi della Camera. Alla dottrina, perché in essa si discute effettivamente se i decreti-legge ad efficacia differita siano legittimi o meno: vi è una tesi secondo la quale sono legittimi; vi è un'altra tesi secondo la quale sono illegittimi. In giurisprudenza non vi è nessuna pronuncia della Corte costituzionale circa la conformità o meno della ratio dell'articolo 77 della Costituzione, mentre nella prassi sono diversi, numerosi, i casi di decreti-legge recanti norme non autoapplicative, ossia che subiscono un differimento. Ve ne cito qualcuno. Ce n'è stato uno del 2002, relativo all'ANAS, dove si prevede la trasformazione dell'ANAS in società per azioni, ridefinendone i relativi compiti, e contemporaneamente si stabilisce che fino all'efficacia della concessione di cui al comma 2 - cioè un tempo lungo -, l'ANAS continua nell'adempimento di tutti i compiti e le funzioni attribuite all'ente nazionale per le strade. Ce n'è un altro sul CONI, in cui si dice che vengono applicate le vecchie norme fino alla prima assemblea e in via provvisoria restano in vigore anche tutte le disposizioni legislative e statutarie. Quindi, dal punto di vista della prassi non ci sono dubbi. Tuttavia, quello che è più importante è che noi non stiamo parlando di un requisito di un decreto-legge, ma dei requisiti di una legge di conversione di un decreto-legge e su quest'ultimo punto - a prescindere dal fatto che la prassi, la giurisprudenza e la dottrina, sia pure in forma contrastata, ammettono la differibilità per i decreti-legge - il criterio della urgenza e della necessità viene meno in dottrina: non c'è nessuna configurazione di disposizioni di efficacia differita che è inserita in sede di conversione del decreto-legge perché si tratta di disposizioni imputabili esclusivamente alla responsabilità del Parlamento. Questo almeno è quello che noi ci teniamo a dire. Guardate, in questo senso c'è addirittura un esempio vicinissimo nel tempo. Abbiamo appena votato, non molto tempo fa, il 28 marzo di quest'anno il decreto-legge n. 49, recante riforma della normativa in tema di applicazione del prelievo supplementare nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari. Quando è stato convertito con la legge del 30 maggio abbiamo previsto che le disposizioni contenute nel decreto-legge si applicano, ove non diversamente ed espressamente specificato, a decorrere dal primo periodo di commercializzazione successivo alla data di entrata in vigore del decreto-legge stesso. In altre parole, esattamente come facciamo ora e nessuno ha avuto motivo di lamentarsi. Pertanto, si tenga conto anche del fatto che l'articolo 15, comma 5 della legge n. 400 del 1988, dice, testualmente, che «le modifiche eventualmente apportate a un decreto-legge in sede di conversione hanno efficacia dal giorno successivo a quello della pubblicazione, salvo che quest'ultima non disponga diversamente»: quindi, non c'è nessun problema. Io ripeto che si può tranquillizzare l'aula. Se, invece, la questione fosse politica, ricordo all'opposizione, che fino ad un'ora fa tentava di indurci ad una sorta di braccio di ferro con il ministro, di stare rilassata, perché abbiamo trovato un'intesa che non punisce l'impostazione politica del decreto-legge: anzi riconosce la correttezza del lavoro del ministro. Infatti, l'aver sollevato questo problema è un fatto meritorio, l'aver concesso un termine al Parlamento per trovare una soluzione definitiva è un fatto estremamente positivo. Quindi, per quanto mi riguarda, non mi resta che ringraziare sia la Commissione sia il relatore e sia il ministro che ha correttamente sollevato questo problema.

ERMINIA MAZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, in primo luogo, dopo le dichiarazioni del ministro e le comunicazioni del relatore in merito a questa proposta emendativa, vorrei annunciare il ritiro degli emendamenti presentati. Voglio dire che, sicuramente, la nostra posizione non è mutata, ma rimane quella che abbiamo già evidenziato in maniera abbastanza chiara attraverso la presentazione di una proposta di legge che abbiamo depositato nel 2001, in tempi non sospetti. Oltretutto, la nostra posizione è stata reiterata in Commissione, anche attraverso gli emendamenti che abbiamo presentato.
Riguardo la questione affrontata dai colleghi che mi hanno preceduto, intendevo svolgere una considerazione ed invitare tutti quanti ad una riflessione. Apprezzo la richiesta di rinvio, quindi voteremo a favore di questa proposta emendativa che rinvia al 2004 l'entrata in vigore della disciplina prevista dal decreto-legge. Ciò, infatti, consente veramente di rispondere alle obiezioni che sono state sollevate nei confronti del decreto-legge da tutte le forze politiche, dalla maggioranza così come dall'opposizione. Nello specifico, a chi si domanda quale sia la motivazione che ha portato all'adozione di questo strumento legislativo d'urgenza, rispondo che si tratta di quella stessa motivazione - che qualcuno individuava come elemento ostativo all'approvazione del decreto-legge -, la quale risiede nella nuova disciplina dettata dall'articolo 1.
L'articolo 1 riscrive i tempi della pratica per poter ottenere il certificato che abilita a sostenere la prova di esame. Questi tempi sono allungati di circa un anno: infatti, l'articolo 1 stabilisce che il certificato di compiuta pratica di cui all'articolo 10 del regio decreto 22 gennaio 1934, n. 37, viene rilasciato dal consiglio dell'ordine del luogo ove il praticante ha svolto la maggior parte della pratica ovvero, in caso di parità, del luogo in cui la pratica è stata iniziata. La maggior parte della pratica, stante il termine minimo di due anni di compimento della stessa, vuol dire un tempo minimo di dodici mesi. Attraverso il decreto-legge che stiamo per convertire consentiamo a coloro che sosterranno l'esame nel 2004 di non trovarsi nella condizione - che, legittimamente, era stata dai più considerata inaccettabile - di andare a ledere delle posizioni giuridiche soggettive già consolidatesi. Oggi, abbiamo la necessità e l'urgenza di approvare questa nuova regolamentazione, affinché l'anno prossimo non ci si trovi nella stessa condizione di ostacolo in cui ci siamo trovati quando abbiamo discusso questo decreto-legge.Vi sono dei praticanti che hanno trasferito la propria sede, che hanno maturato delle aspettative, le quali debbono essere legittimamente tutelate e non possono subire modificazioni in corso d'opera.
Con questo decreto-legge e con questa urgenza noi, l'anno prossimo, non produrremo la stessa situazione e avremo dato efficacia a questo provvedimento; ciò, perché nel 2004 questa abilitazione verrà gestita in maniera diversa da come è stata gestita quest'anno, ma non potevamo non accettare le eccezioni circa l'illegittimità della variazione in corso d'opera rispetto a situazioni giuridiche che debbono essere tutelate dal nostro ordinamento. Quindi, credo che questo rappresenti un validissimo motivo d'urgenza per approvare questo provvedimento, fermo restando che per me - è questo il dato più importante annunciato in premessa e ribadito in conclusione - è importante attuare una compiuta riforma. In questo senso, auspico che quest'ultima vada nella direzione già tracciata dall'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro attraverso la proposta di legge presentata nel 2001 (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

ENRICO BUEMI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, prima di entrare nel merito del provvedimento, mi permetto di richiamare l'attenzione della Presidenza poiché attendevo che mi fosse concesso di intervenire dalle 12,55 di questa mattina. Ho chiesto ripetutamente la parola, ma, pur avendo notato che i commessi lo hanno segnalato, l'ho ottenuta soltanto adesso.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Buemi.

ENRICO BUEMI. So che non è colpa sua.

PRESIDENTE. Ho avuto qualche minuto fa la segnalazione della sua richiesta e, come vede, ha avuto la parola.

ENRICO BUEMI. La ringrazio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Buemi.

ENRICO BUEMI. Vorrei porre in via preliminare un'altra questione: i colleghi della maggioranza si stanno sforzando di far rilevare che tutto è risolto, ma francamente mi pare non sia così. Vi è un'esigenza più generale e ci rendiamo conto che oggi l'Assemblea ha già offerto abbastanza argomenti di discussione e, quindi, oggi si rende necessario mitigare le differenziazioni che si manifestano intorno al suddetto provvedimento. Queste differenziazioni comunque esistono e credo che dovrete spiegarlo anche a coloro che, fino a ieri sera, erano i vostri interlocutori privilegiati.
Il settore delle libere professioni nel nostro paese vive una situazione particolarmente complessa, ma, nello stesso tempo, necessita di interventi radicali per risolvere alcune questioni (che da lungo tempo vengono rinviate), sia dal punto di vista del riordino degli ordini professionali sia dal punto di vista della ridefinizione dei percorsi formativi e di abilitazione che, come tutti sappiamo, presentano elementi di forte incertezza. Una risposta complessiva, tuttavia, non può giungere da un provvedimento di urgenza quale quello che il ministro ha proposto; tra l'altro non sono state affrontate le questioni più significative di una riforma che riguarda le libere professioni. Certamente, il provvedimento rappresenta una scorciatoia e pone questioni di costituzionalità, intervenendo su una situazione già in essere dal punto di vista della preparazione concorsuale di moltissimi cittadini italiani che si sono preparati alle scadenze ormai bandite, sulla base di una normativa che oggi viene modificata in corso d'opera. Anche le questioni che, in buona fede, il provvedimento avrebbe voluto affrontare e cercare di superare non vengono risolte perché le soluzioni proposte, nonostante gli emendamenti presentati e le modifiche apportate, rimangono farraginose, burocratiche ed inefficaci dal punto di vista della tutela del principio...

PRESIDENTE. Onorevole Buemi, le ricordo che il suo è un richiamo al regolamento, non nel merito.

ENRICO BUEMI. Io, per la verità, pensavo di intervenire nel merito, poiché attendevo che mi fosse data la parola dalle 12,55 di questa mattina.

PRESIDENTE. No, le dichiarazioni nel merito le potrà svolgere in sede di dichiarazione di voto. Invece, in ordine al tema del regolamento...

ENRICO BUEMI. Detto ciò, ritengo che il provvedimento affronti certamente varie questioni di immediata applicazione, ma, anche con riferimento alla questione specifica affrontata immediatamente prima del mio intervento, sostengo che un aspetto di minore rilevanza, marginale rispetto al cuore del provvedimento, non possa certamente giustificare una procedura quale quella testé richiamata.

PRESIDENTE. Grazie e mi scuso ancora, a nome della Presidenza, per non averle concesso la parola non appena lei l'ha chiesta.

PIER PAOLO CENTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, credo che ci troviamo di fronte ad un'anomalia nel modo con il quale stiamo procedendo nei nostri lavori. La disponibilità, infatti, offerta dal ministro, dal relatore e dal Comitato dei nove ad accogliere una rielaborazione di un emendamento che, sostanzialmente, svuota il contenuto del decreto-legge, pone il Parlamento di fronte ad un'anomalia nel modo di procedere (lo evidenziava anche il capogruppo di Alleanza nazionale nel suo intervento, senza, forse, rendersene conto). Si dice, infatti, che il provvedimento è discutibile e che si può rinviare la sua entrata in vigore di un anno, stabilendo, in questo modo, un termine certo affinché il Parlamento possa intervenire rispetto alla modifica relativa all'accesso alle libere professioni e, quindi, all'attività forense. Il Parlamento si fa porre un limite da un decreto-legge, anche se non lo condivide la stragrande maggioranza dei deputati (è come se si ponesse una tagliola per poi essere obbligati nuovamente ad intervenire nella materia). Francamente, credo che ci troviamo di fronte ad un'anomalia non solo costituzionale (rispetto al ruolo, alla funzione ed ai motivi per cui il Governo può emanare un decreto-legge), ma anche nel rapporto tra Governo e Parlamento. Il Parlamento è una sede libera che non ha bisogno di istituire il metodo della decretazione d'urgenza come condizione per essere obbligato ad affrontare una materia seria ed importante come quella del libero accesso alle professioni. Credo sia necessario che questo decreto-legge venga rivisto anche sotto il profilo della sua costituzionalità, ma almeno l'autonomia del Parlamento, che non può essere sottoposta a vincoli di decreti-legge non condivisibili ma dichiarati tali, che hanno soltanto cioè la funzione di obbligare le camere a legiferare in quella materia, debba essere salvaguardata dal Presidente della Camera con grande chiarezza. Non c'è decreto-legge che possa porre vincoli al Parlamento nella sua autonomia di legiferare per il futuro. Deve essere dunque ben chiaro per i colleghi che se si vota su questo decreto-legge, sul quale noi del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo esprimeremo voto contrario, non c'è giustamente alcuna garanzia che possa essere data rispetto ad un intervento ulteriore del Parlamento per la modifica degli effetti che il decreto-legge porrà in essere nel corso della sessione successiva dell'esame.

LUIGI VITALI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI VITALI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sarò molto breve. Credo di aver osservato sino a questo momento un religioso silenzio, pur essendo il relatore di questo provvedimento. Tuttavia, nel momento dell'assunzione delle responsabilità, devo dire in maniera chiara quale sia la mia posizione, senza polemiche né critiche, proprio perché rimanga una traccia dell'attività intensa svolta in Commissione. Ringrazio in tal senso sia il Governo sia i membri della Commissione che hanno portato un contributo importante per modificare e migliorare questo decreto-legge senza stravolgerne il contenuto. Così come si presume verrà licenziato da questa Camera, questo decreto-legge non è proprio quello per il quale ha lavorato il relatore. Lo dico con molta chiarezza, rimettendomi comunque ad un principio importante in democrazia, che è quello della maggioranza. In questo Parlamento evidentemente questo tipo di decreto-legge è l'unico testo normativo possibile e rispetto in tal senso la volontà del Parlamento. Detto questo, vorrei dire rapidamente che questo decreto-legge, che noi stiamo convertendo in legge, ha due meriti fondamentali ed importanti: il primo è quello di aver posto sicuramente per la prima volta un problema grave ed urgente che è stato sollevato in maniera unanime dall'intera avvocatura, ovvero dagli organismi che rappresentano l'avvocatura. Infatti, il consiglio nazionale forense, l'OUA e l'AIGA rappresentano sino a prova contraria l'avvocatura. Questo decreto-legge ha avuto la capacità di porre sul tappeto questo problema; un problema che riguarda il turismo forense, una disomogeneità dei criteri nella valutazione dei candidati, la discriminazione fra ricchi e poveri, ho sentito dire stamattina. Ebbene, questo decreto-legge va esattamente in questa direzione perché senza di esso i ricchi avrebbero continuato ad avere l'abilitazione potendosi permettere di andare in certe sedi, mentre i poveri avrebbero dovuto rimanere necessariamente in quella sede. Pone quindi dei problemi importanti, sollevati più volte in maniera unanime dall'intera avvocatura. Un altro merito importante di questo decreto-legge, che non può essere sminuito dagli interventi critici anche dell'opposizione, è il sistema e la metodologia con i quali vengono risolti questi problemi. Vengono infatti risolti attraverso una certificazione rilasciata in maniera diversa, attraverso la correzione incrociata dei compiti per sorteggio, con la previsione dell'incompatibilità e l'ineleggibilità dei commissari della commissione, in maniera che non è stata assolutamente scalfita. L'entrata in vigore differita infatti, ancorché legittima e assolutamente costituzionale, è una scelta del Parlamento, non un disconoscimento di questo decreto-legge. È una scelta del Parlamento alla quale noi quindi ci inchiniamo, anche se non era la nostra volontà. Infatti, è alquanto suggestivo sollevare un problema, quindi risolverlo e poi fare entrare in vigore questa soluzione in un momento successivo.
Ho concluso, signor Presidente. Circa le osservazioni e le critiche che, da ultimo, sono state sollevate dall'onorevole Innocenzi, l'unica verità è che, probabilmente, il Parlamento affronta in ritardo il problema dell'accesso alla professione di avvocato, ma si tratta di una responsabilità che questa maggioranza ha soltanto da due anni, il centrosinistra l'ha avuta per almeno sette anni.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vitali. Onorevoli colleghi, sono stati sollevati due problemi. Il primo, che è di carattere politico ed esula quindi dalla valutazione di questa Presidenza, riguarda i rapporti all'interno della maggioranza, perché alcuni interventi hanno fatto rilevare l'incertezza presente nella formulazione dell'emendamento che rivelerebbe, in qualche modo, un conflitto all'interno della maggioranza. Si tratta di un problema che esula dalle competenze della Presidenza. L'altro tema, invece, attiene alle competenze di questa Presidenza e riguarda la compatibilità di una norma che prevede il differimento di un termine all'interno di un decreto-legge. La Presidenza ritiene che, in questa fattispecie, tale compatibilità sussista, poiché si tratta di un differimento temporaneo che è volto a non compromettere gli adempimenti che sono stati già svolti in connessione con le sessioni di esame già previste. Tra l'altro - e questo è un altro elemento che ritengo decisivo - le norme in questione vengono inserite in sede di conversione in legge del provvedimento in esame. Pertanto, ritengo che si possa procedere e che l'emendamento sia ammissibile.Passiamo alla votazione dell'emendamento Buemi Dis. 1.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Vorrei invitare l'Assemblea a votare favorevolmente sull'emendamento Buemi Dis. 1.1 e spiego rapidamente perché. Si tratta di un emendamento soppressivo. Qual è la funzione di questo voto? Io non contesto il lavoro della Commissione, credo infatti che abbia cercato di fare il massimo possibile nelle condizioni date. Però sappiamo che non tutti sono soddisfatti, anzi, sappiamo esservi una grande insoddisfazione in relazione alle forme previste in questo provvedimento per l'accesso alla professione forense. L'accesso alla professione forense è una cosa di grande importanza, perché riguarda i diritti dei cittadini. Se accedono persone non sufficientemente qualificate, evidentemente, i diritti dei cittadini sono meno garantiti e meno tutelati. Poiché il Governo, come sappiamo, ha presentato un emendamento che rinvia l'entrata in vigore praticamente di un anno e mezzo, mi chiedo se non sia meglio che il provvedimento si fermi qui, il Governo presenti un disegno di legge e la Commissione lavori approfonditamente per mettere a punto un sistema organico di accesso alla professione, cosa che richiedono tutte le associazioni forensi. Dopodiché, noi ci impegniamo ad affrontare questo tema anche nella sessione di bilancio, se si vuole fare presto. In questo modo, presenteremmo uno strumento ben fatto, lavoreremmo perché vi sia una regolamentazione completa dell'accesso alla professione forense e metteremmo da parte questo strumento che non entra in vigore immediatamente. Mi sembra che questa sia la strada migliore.
Questa è la ragione per cui sosteniamo questo emendamento e chiediamo ai colleghi di votarlo. Ripeto, abbiamo davanti a noi tutto il tempo per affrontare organicamente questa materia e presentare quella proposta di legge che credo tutti vogliamo, che stabilisca un accesso equo, ma selezionato all'esercizio della professione forense.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, abbiamo compreso che questa maggioranza ama le cose differite: dopo l'arresto in flagranza differita, oggi ci propone un decreto-legge in differita. Credo che quello che avviene oggi sia un fatto molto grave, perché, è vero, si era detto in Commissione che la riforma dell'accesso alla professione legale era attesa da lunghi anni e che, in queste ore, è attesa anche da tutti quei giovani che attendono una riforma o comunque una possibilità di mettere mano ad un sistema che non funziona. Tuttavia, come era stato detto in Commissione, tutti presupponevano che una riforma di questa portata comportasse un intervento ad ampio raggio, ben al di là dei contenuti del decreto-legge.
Abbiamo contestato tutti la scelta del decreto-legge, la consideravamo ingiustificata e ingiustificabile; nonostante questo, il Governo e la maggioranza sono andati avanti e, nonostante questo, le opposizioni hanno contribuito a migliorare notevolmente il testo. Credo che, in quest'aula, si possa fare tutto, tranne che prendere in giro il Parlamento. Infatti, sentire, oggi, i rappresentanti della maggioranza sostenere che il decreto-legge si giustifica (che, quindi, sarebbe importante), dopo aver contestato e contrastato questo provvedimento, credo sia una presa in giro. Il ministro Castelli, esce chiaramente sconfitto dal suo tentativo di mettere mano a questo sistema. Oggi, in aula, abbiamo sentito gli insulti e l'invito, rivolto al ministro Pisanu, a cambiare mestiere. Evidentemente, queste divergenze e queste situazioni che creano un clima pesante all'interno della maggioranza non sono sufficienti per determinare conseguenze oggettive. Il ministro Castelli, in questo momento, sceglie di accettare questo dato di fatto, vale a dire uscirne sconfitto. Bisogna evitare di affermare che il decreto-legge è necessario solamente per introdurre il diritto comunitario nelle materie di esame e per stabilire l'incompatibilità. Credo che ciò faccia ridere. Evitiamo almeno queste argomentazioni, come abbiamo sentito precedentemente nel corso degli interventi degli esponenti della maggioranza. Avremmo votato contro tutte le proposte emendative soppressive, proprio perché abbiamo avuto un approccio costruttivo all'intero provvedimento. Annuncio che esprimeremo un voto a favore su tutte le proposte emendative soppressive, perché questo provvedimento davvero non ha più alcuna giustificazione (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, non ho difficoltà ad ammettere che, se non si fosse verificata questa curiosa «ammuina» intorno al decreto-legge, avremmo avuto, anche in relazione all'emendamento in esame, un atteggiamento diverso. Obiettivamente, abbiamo svolto, su questo tema, tutto il nostro lavoro, sia nelle aule del Parlamento sia fuori, con l'intento di contribuire ad una riforma di tipo organico, sulla base dei nostri provvedimenti di riforma dell'accesso alla professione e di riforma delle professioni, seguendo anche l'emergenza che ci è stata imposta dal decreto-legge. Infatti, siamo assolutamente convinti, condividendo le ragioni del consiglio nazionale forense, dell'OUA, del documento di Arezzo dell'avvocatura, che esiste, nel modo attuale di svolgimento degli esami di avvocato, una sperequazione.
Prendo, per comodità, l'espressione utilizzata poc'anzi dal collega Vitali: è giusto che esistano ancora i ricchi e i poveri, il nord e il sud del mondo? Vorrei chiedergli, in relazione alla questione dell'esame di abilitazione alla professione forense, chi siano i poveri e chi i ricchi. I poveri sarebbero quelli che non possono recarsi a Catanzaro (lo dico, absit iniura verbis, con una metafora)? Poveri di che? Di cosa? Poveri con riferimento alla possibilità di accesso alle professioni. Chiedo, all'onorevole Vitali e a tutti i colleghi, se non fosse stato il caso di riflettere maggiormente in relazione all'intervento legislativo su questa materia. Chiedo se non sia giusta la suggestione (che è anche una linea che ritroviamo nelle proposte emendative del gruppo della Margherita) di considerare un'anomalia, non solo quella relativa alla città Catanzaro (ossia, il luogo ove vi sarebbe la maggior parte degli ammessi e, quindi, dei promossi), ma, parimenti, quella legata ai luoghi in cui si registra un eccesso di bocciati, di considerare, quindi, quelle condizioni che rendono povera una parte importante delle nuove generazioni professionali. Se l'anomalia è questa, pur volendo seguire la logica un po' emergenziale di questo decreto-legge, abbiamo chiesto, attraverso le nostre proposte emendative, in assenza di una riforma organica, di mandare un messaggio di equità e di in perequazione. Abbiamo proposto di inviare un commissario, previa nomina del ministro, scelto dal consiglio nazionale forense d'intesa con le università, nelle sedi che producono risultati anomali in eccesso o in difetto perché è evidente, continuando ad usare la sede di Catanzaro, ma solo come una metafora, evidentemente (Commenti)...

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Mantini. Colleghi, vorrei silenzio, per favore!

PIERLUIGI MANTINI. È evidente che esiste l'anomalia della sede nella quale vi sono troppi promossi, secondo le preoccupazioni del ministro e, in parte, anche del consiglio nazionale forense solo perché vi sono le sedi, bocciando troppo, determinano le ragioni del turismo forense o del trasferimento. Quindi, è con equilibrio che andava approcciato il problema.
Nei nostri emendamenti, abbiamo proposto di inviare un commissario nominato dal consiglio nazionale forense...

PRESIDENTE. Onorevole Mantini...

PIERLUIGI MANTINI. ...d'intesa con le università, nelle sedi che producono risultati anomali. Ci è stato obiettato che ciò avrebbe prodotto un costo di circa due miliardi. Ora, noi siamo assolutamente responsabili e consapevoli delle esigenze generali di bilancio, ma stiamo parlando di un esame di Stato che è un atto dovuto, per il quale, forse, quello di due miliardi non era un costo insormontabile. Si è, invece, voluto insistere...

PRESIDENTE. Onorevole Mantini...

PIERLUIGI MANTINI. ...su un provvedimento - lo dirò meglio dopo, signor Presidente, aderendo senz'altro al suo invito - che è grottesco perché è iniziato com'è iniziato: con una girandola di compiti e di candidati da un distretto all'altro; poi, si è arrivati a limitare la girandola solo ai compiti.

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, dovrebbe concludere.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, siamo anche in sede di conversione di un decreto-legge! Alla fine, è mancata la maggioranza anche su questo. Dunque, noi insisteremo ad illustrare i nostri emendamenti, che sono volti a dare una soluzione...

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, adesso deve proprio concludere.

PIERLUIGI MANTINI. ...costruttiva che la maggioranza, signor Presidente, non riesce a dare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, richiamo l'attenzione dei colleghi su questo emendamento soppressivo dell'intero articolo 1 del disegno di legge di conversione. La ragione di fondo risiede nel fatto che, come dimostra la discussione svoltasi finora, l'utilizzo dello strumento del decreto-legge non ha consentito di sviluppare in maniera approfondita tutta la problematica collegata con una riforma del sistema di abilitazione alla professione di avvocato. Ho detto nel mio precedente intervento che la situazione degli ordini professionali è complessa e sicuramente da affrontare; ma lo strumento qui proposto ha mostrato tutti i suoi limiti, anche di tipo formale. Pertanto, questo emendamento soppressivo vuole azzerare la situazione e consentire a questo Parlamento di affrontare l'argomento con tempi e modalità normali e non sulla base di un'urgenza che, francamente, non vedo.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buemi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo brevemente per esprimere la netta contrarietà del gruppo della Lega nord Padania nei confronti di questo emendamento soppressivo e, soprattutto, per replicare ad alcuni colleghi i quali, nei loro interventi, hanno sottolineato che il ministro Castelli risulterebbe sconfitto, in quest'aula, dal risultato della discussione.
Io ritengo, invece, che il ministro Castelli risulterà sicuramente vincente (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania - Applausi polemici dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)... Signor Presidente...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

CAROLINA LUSSANA. ...perché ha avuto il merito di far prendere atto a questo Parlamento di un problema che esiste: vi è una forte sperequazione, nella percentuale dei promossi, tra diverse aree geografiche del paese, tra distretti di corti d'appello del nord e del sud (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Egli ha predisposto il provvedimento con la collaborazione della Commissione, di tutta la Commissione! Vi sono forze politiche - mi riferisco ai Democratici di sinistra-l'Ulivo - che, fino a stamattina, non contrastavano nel merito il provvedimento e che adesso, invece, si smarcano. Forse quello che vi dà fastidio è il fatto che la maggioranza si sia ricompattata e abbia risolto alcune questioni che erano rimaste in sospeso e che il ministro, con la collaborazione poi del relatore e dei commissari, è riuscito a dipanare (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Allora, questo decreto avrà una enorme importanza, soprattutto quella di rompere il legame tra esame e territorio; di questo forse non si è sufficientemente parlato, ma è questo legame che molte volte crea le anomalie per cui magari al nord - perché c'è una lobby di avvocati e di professionisti che ha interesse a che non venga promossa una percentuale considerevole di ragazzi - passa solo il 20 per cento, al sud, invece, abbiamo un atteggiamento molto più favorevole. Questo provvedimento porrà fine a quel fenomeno di cui abbiamo parlato questa mattina, che purtroppo danneggia tanti ragazzi, costretti a trasferirsi al sud per avere una speranza in più di passare queste esame ed inserirsi, a titolo, a ragione, dopo essersi laureati, dopo avere fatto praticantato, nel mercato del lavoro. Noi con questo provvedimento porremo fine a questi viaggi della speranza e al business che si cela dietro a questi viaggi.
Quindi richiamo anche in questo senso ad una maggiore responsabilità i colleghi del sud, perché ci sono ragazzi del nord che si trasferiscono, che prendono casa in affitto; adesso questo non sarà più necessario. Introduciamo dei criteri di omogeneità, di equità e anche di certezza in quelli che saranno i criteri di valutazione dei compiti (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Colleghi, francamente, non capisco questa intolleranza. Mi sembra esagerata.

ALFONSO GIANNI. Ci siamo stufati di un dibattito francamente insopportabile!

PRESIDENTE. Questa intolleranza non è ammissibile. Quindi, chi non se la sente di ascoltare il collega si può accomodare fuori.

CAROLINA LUSSANA. Per quanto poi riguarda l'efficacia differita di alcune norme del decreto-legge, beh, il gruppo della lega nord Padania avrebbe preferito una entrata in vigore immediata e mi sembra che questa sia la posizione anche del Governo. Però è importante sottolineare che non vengono differite tutte le norme del decreto, sì una parte rilevante, ma una parte altrettanto rilevante di significativa importanza entrerà immediatamente in vigore. Si tratta di quelle norme sulla incompatibilità e sulla ineleggibilità che io stamattina ho definito avere un importante, importantissimo valore e carattere moralizzatore. Il Governo e la Lega nord Padania avrebbero preferito forse una immediata entrare in vigore, però il Parlamento è sovrano, i tempi li decide il Parlamento. Per questo riteniamo di aver fatto una grande cosa nell'aver sollevato il problema. Certo, questo è il primo passo, prendiamoci tutti l'impegno per arrivare ad una riforma organica e complessiva dell'accesso alla professione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tarditi. Ne ha facoltà.

VITTORIO TARDITI. Signor Presidente, anch'io sarò brevissimo. Ritengo che all'interno della stessa opposizione siano state quest'oggi manifestate due diverse posizioni non più tardi di 5 minuti fa. Quindi, quando si accusa la maggioranza di essere divisa prima bisognerebbe guardare a casa propria. Perché? Perché l'onorevole Mantini ha sollecitato, e a mio avviso giustamente, un esame di accesso alla professione di avvocato più semplificato nell'interesse dei giovani che si avviano alla professione forense, mentre mi è sembrato che il presidente Violante abbia detto esattamente il contrario. Ma noi così andiamo verso un accesso alla professione uguale a quello previsto per la professione di medico e di ingegnere; solo nell'esame d'avvocato esistono dei paletti di una gravità e di una intollerabilità tali che io ringrazio ancora oggi il ministro per aver posto il problema sul tavolo in modo da poter poi tutti insieme vedere di fare e formulare una proposta di legge che vada in una direzione di maggiore equità nei confronti di questi giovani, a cui affidiamo soltanto l'esercizio di una libera professione. Quindi, Forza Italia è fortemente contraria a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Finocchiaro. Ne ha facoltà.

ANNA FINOCCHIARO. Signor Presidente, credo non si possa arrivare alla menzogna. Il nostro appoggio al testo originario del decreto certamente non teneva conto delle motivazioni di cui ha parlato l'onorevole Lussana; l'ho spiegato oggi in aula. È una sconfitta grave questa, onorevole Lussana; se avete fatto un decreto l'avete fatto perché entri immediatamente in vigore; questo testo, con questo rinvio, non è esattamente l'accoglimento di quella richiesta, secondo noi da assecondare, che veniva e che viene da parte di tutta l'avvocatura italiana. Noi non stiamo cambiando posizione, stiamo soltanto constatando che questo modo di procedere non è serio. Il ministro, a questo punto sconfitto, potrà avere la nostra umana comprensione ma non il nostro voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che è stata richiesta la votazione mediante procedimento elettronico. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi Dis.1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo. (Segue la votazione).

GIORGIO PANATTONI. Presidente, guardi lì!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 434
Votanti 424
Astenuti 10
Maggioranza 213
Hanno votato
194
Hanno votato
no230)

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi. Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini  1.2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà (Commenti). Colleghi, quando un collega chiede di parlare, ritengo che ne abbia il diritto.

PIERLUIGI MANTINI. La ringrazio signor Presidente. L'emendamento in esame rappresenta una delle tante dimostrazioni del fatto che abbiamo cercato e tuttora cerchiamo di contribuire positivamente per giungere ad approvare un provvedimento un pochino meno grottesco e irrazionale di quello per decreto imposto dal Governo e poi modificato totalmente dalla maggioranza e, addirittura, rinviato come data di applicazione al 2004. L'emendamento alla nostra attenzione prevede che nella fase temporanea, cioè in quella di vigenza del decreto-legge in esame, è competente, ai fini del rilascio del certificato di compiuta pratica, l'ordine professionale a cui è iscritto il candidato nel momento in cui il decreto-legge entra in vigore. Insomma, congela un po' la situazione allo stato attuale. Poiché il primo comma dell'articolo 1 individua un altro criterio in ordine al certificato di compiuta pratica - quello della pratica prevalente - allora, abbiamo deciso di presentare l'emendamento in esame con il quale si aggiungono al comma 1-bis le parole: «in deroga ai criteri di cui al comma 1». Ciò con il fine di specificare meglio che l'ordine professionale competente al rilascio del certificato di compiuta pratica è, ripeto, l'ordine al quale risulta iscritto il candidato utilizzando, in tal modo, i criteri attuali e non quelli di cui al comma 1 dell'articolo 1. Questo rappresenta anche lo spirito della discussione svoltasi in Commissione. l'emendamento è volto solo ad esplicitare e a chiarire meglio la questione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.(Segue la votazione). Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 423

Votanti 324

Astenuti 99

Maggioranza 163

Hanno votato 90

Hanno votato no 234)

Prendo atto che l'onorevole Ascierto non è riuscito a votare. Passiamo alla votazione dell'emendamento Mancini 1-bis.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame ci proponiamo di sopprimere il maxiemendamento presentato una settimana fa dal relatore il quale, prima della retromarcia veloce operata dal ministro, aveva cercato di accogliere le critiche motivate e circostanziate provenienti dall'opposizione e confermate anche da settori della maggioranza. Il tentativo, certamente lodevole, del relatore era disperato perché se da un lato intendeva accogliere le giuste rimostranze, dall'altro aveva l'esigenza di non sconfessare il ministro; ministro che oggi ha provveduto a sconfessarsi da solo. Come spesso avviene le missioni impossibili falliscono; e la rappresentazione di questo fallimento è data dal meccanismo farraginoso che con il maxiemendamento viene introdotto. I punti di critica sono tanti; noi intendiamo soffermarci soltanto sul più importante che riteniamo determinante e insuperabile. Il prossimo anno, nel 2004, quando questa riforma sarà applicata, a causa di questo meccanismo farraginoso, i candidati saranno giudicati da diverse commissioni di esame; una commissione li giudicherà per la prova scritta; un'altra commissione li giudicherà per la prova orale. Questo non è possibile, e non siamo soltanto noi ad affermarlo, ma anche la Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati, che fornisce un parere contrario al provvedimento, che testualmente vado a recitare. La VII Commissione, infatti, ritenuto che l'attribuzione ad organi diversi del compito di valutare le prove scritte e quelle orali contrasti con l'esigenza di assicurare una adeguata omogeneità di giudizio nelle diverse fasi della procedura, con il rischio di determinare un ampio e complesso contenzioso, esprime parere contrario. Per tale motivo, signor Presidente, il Parlamento si trova oggi dinanzi a due strade. La prima è quella di far finta di niente, e far sì che il maxiemendamento presentato dalla Commissione e questa riforma araffazzonata vengano approvati, in modo da provocare danni e paralisi al futuro esame per l'abilitazione alla professione forense, che saranno causati da un elevato numero di ricorsi amministrativi; l'altra possibilità, invece - che mi auguro sia valutata e sostenuta -, è quella di approvare il nostro emendamento, di mettere finalmente una pietra tombale su questo provvedimento e di far sì che il Parlamento elabori una riforma organica per l'accesso alle professioni più giusta e più equilibrata rispetto a quella attuale (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mancini 1-bis.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 417
Astenuti 6

Maggioranza 209
Hanno votato
186
Hanno votato
no 231).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fanfani 1-bis.25. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor presidente, non intendo soffermarmi su argomenti già abbondantemente trattati dal gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo nel corso dell'esame di questo provvedimento, quali la totale inadeguatezza dello strumento prescelto dal Governo, il decreto-legge (come le vicende grottesche di oggi pomeriggio confermano inequivocabilmente), e la necessità che ogni riflessione in questa materia dovrebbe essere inserita in una cornice ben più ampia, legata all'intero ordinamento delle professioni e ad una valutazione approfondita sui modelli dello studio universitario e postuniversitario.
Non intendo soffermarmi neanche su un altro punto che è stato chiarito, ossia che è sbagliato il presupposto sul quale il Governo si è fondato per l'adozione di questo decreto-legge, vale a dire che siano situazioni in qualche misura anomale e preoccupanti quelle che si registrano nelle corti d'appello con una percentuale di promossi agli esami di abilitazione alla professione forense estremamente elevata, perché situazioni parimenti anomale e preoccupanti sono quelle che si registrano nelle corti d'appello nelle quali la percentuale delle persone che superano l'esame di abilitazione alla professione forense è estremamente esigua e ridotta, al di sotto di ogni ragionevole standard e limite numerico. Tuttavia, intendo entrare nel merito, perché con l'articolo 1-bis del provvedimento al nostro esame viene disegnato l'inizio del procedimento irragionevole, farraginoso e del tutto scoordinato e che, sia pure con un'efficacia differita, si vuole offrire al nuovo modello degli esami di abilitazione alla professione forense. Per la prima volta nella storia delle procedure di selezione pubblica nel nostro ordinamento giuridico, infatti - perché non ricordo nessun esempio di tal tipo -, il candidato sarà sottoposto ad una valutazione che passa attraverso tre diversi organismi: una commissione centrale ministeriale, chiamata a fissare criteri di valutazione degli elaborati scritti e delle prove orali; la sottocommissione sorteggiata per la correzione degli elaborati scritti; la sottocommissione, che corrisponde al luogo di residenza naturale di ciascun candidato, per lo svolgimento delle prove orali. Si è ricorso ad un'abile operazione di ridisegno, si è cercato, cioè, attraverso le denominazioni adoperate di far ritenere che siamo di fronte ad un'unica commissione ministeriale che poi ha tante articolazioni territoriali e tante sottocommissioni in ciascuna corte d'appello. In realtà, non possiamo guardare al nomen iuris degli istituti delineati da queste norme, bensì alla profondità e all'intima natura degli istituti introdotti. È bene evidente che siamo in presenza di tre organismi distinti, diversi e separati, che confliggono radicalmente con il principio di continuità che deve sempre sorreggere lo svolgimento delle operazioni selettive e con il principio di omogeneità delle valutazioni che non può essere abbandonato in qualunque procedura concorsuale o selettiva pubblica. Non vi è dubbio che, in questo caso, vi sono tre organismi che non possono ricondursi ad un'unica entità, perché diverse sono le sedi di istituzione e diverse sono le composizioni territoriali: l'una con ceto forense, magistrati e cattedratici di una corte d'appello e l'altra con avvocati, magistrati e cattedratici di altra corte d'appello. Diverse, nettamente distinte e separate sono le funzioni affidate a questi tre organismi. Allora, siamo contrari a questo meccanismo che confligge anche con una considerazione di ragionevolezza che deve sempre presiedere la costruzione delle norme legislative. Ogni giovane che si forma alla pratica forense nel suo territorio naturale, in qualche misura, acquisisce il clima culturale, l'impostazione forense, la prassi e l'abitudine nella redazione dei pareri motivati e degli atti giudiziari (oggetto degli elaborati scritti per gli esami di abilitazione forense) e che sono diversi da territorio a territorio. Allora, è del tutto ragionevole che ogni giovane che si è formato nella pratica forense, in quel territorio, con quel clima culturale, con quell'impostazione e con quelle prassi sia giudicato da commissioni formate da componenti di quei territori. Ecco perché siamo contrari a questo meccanismo pericoloso, che confligge con i principi generali, di carovane itineranti, di compiti che vanno dall'uno all'altro lembo del paese, dall'una all'altra corte d'appello. Non è certamente questo un meccanismo serio, ragionevole ed equilibrato per il nuovo modello degli esami di abilitazione forense (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fanfani 1-bis.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 424
Astenuti 5
Maggioranza 213
Hanno votato
193
Hanno votato
no 231).

LORENZO ACQUARONE. Presidente...

PRESIDENTE. Avverto che gli emendamenti Cristaldi 1-bis.1 e 1-bis.2, Mazzoni 1-bis.26, Cristaldi 1-bis.3 e 1-bis.4 sono stati ritirati. Passiamo alla votazione dell'emendamento Mancini 1-bis.12. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

LORENZO ACQUARONE. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare!

PRESIDENTE. Onorevole Acquarone, pensavo volesse intervenire con riferimento agli emendamenti ritirati. Le darò la parola dopo che sarà intervenuto l'onorevole Mancini. Prego, onorevole Mancini.

GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, gli unici due elementi di novità del decreto-legge del ministro Castelli che troveranno immediata applicazione sono quello rappresentato dall'inserimento di una nuova materia di esame, il diritto comunitario, nonché l'inserimento delle incompatibilità e delle ineleggibilità dei consiglieri del consiglio dell'ordine che ricoprono l'incarico di esaminatori. Ritengo che questa seconda introduzione sia grave, perché eleva a regola generale una patologia grave che va combattuta: fare ciò è sbagliato ed intollerabile. Per questo motivo, proponiamo la soppressione dell'articolo anche perché, ascoltando gli interventi dei colleghi ed ascoltando la critica svolta nei confronti di alcuni ben precisi distretti di corte d'appello, si ha chiara e precisa la sensazione che a quell'accusa segua una condanna morale che i componenti di quei consigli dell'ordine non meritano. Se ci sono patologie è giusto che esse vengano eliminate, ma che tutti i consigli dell'ordine meridionali, nei quali le percentuali di promossi sono elevate, vengano considerati corrotti o corruttori, è ingiusto e sbagliato, e per questo riteniamo giusto elimininarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Acquarone. Ne ha facoltà.

LORENZO ACQUARONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non so se sono il solo o se siamo pochi in quest'aula ad aver fatto parte di commissioni di esami, che un tempo si chiamavano di procuratore ed ora di avvocato, con le regole che vigevano allora. Già era estremamente difficile mettere in piedi una commissione per Corte d'appello. Tali commissioni, così come sono state previste, non si riuniranno mai. Dovremmo accertarne il fallimento. Poiché era cosa non piacevole far parte di tali commissioni, allora erano gli ultimi arrivati in facoltà che erano designati, in attesa che nuovi arrivati li sostituissero. Ricordo le tragedie per riunirci: il giudice non poteva perché aveva un udienza, l'avvocato ne aveva un'altra, i professori avevano gli esami. Con tali pluralità di commissioni, non faremo mai di esami da avvocato. Prendo atto della situazione che c'è. Noi, con il voto di oggi, cerchiamo di salvare la faccia all'onorevole ministro della giustizia, ma dobbiamo dire che tale riforma è sciocca. Di fronte ad un problema reale è, peraltro, una riforma che non risolve niente.
Affermiamo che entrerà in vigore tra un anno e mezzo perché, in questo modo, avremo un anno e mezzo di tempo per fare una riforma seria. Se è così, è inutile perdere del tempo a discutere su di una riforma che sappiamo verrà, nel frattempo, modificata. Se dovesse rimanere tale tipo di riforma non funzionerebbe, perché con queste commissioni non saremmo in grado di poter portare fino in fondo gli esami. Ho fatto parte di una serie di commissioni in cui abbiamo promosso, in media, dal 7 al 9 per cento dei candidati. Si tratta di candidati che provenivano dalla stessa facoltà in cui li avevamo laureati. Una cosa, è infatti, la preparazione teorica, altra è l'approccio alla professione. Ho fatto parte delle commissioni della Corte d'appello di Genova, però quando, con una certa frequenza, in qualità di avvocato, esercito nei tribunali del Sud, trovo avvocati molto più preparati di me e di molti del Nord. Ciò sta a significare che, in questa favola della distinzione, è la vita professionale quella che segna il vero accesso alla professione. Rendiamoci conto di ciò. (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mancini 1- bis.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 407
Votanti 403
Astenuti 4
Maggioranza 202
Hanno votato
180
Hanno votato
no 223).

Avverto che l'emendamento Cristaldi 1-bis.5 è stato ritirato. Passiamo alla votazione dell'emendamento Iannuzzi 1-bis.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Intervengo molto brevemente per spiegare il senso di questo emendamento, chiedendo cortesemente l'attenzione del relatore, perché sarebbe davvero paradossale che mentre stabiliamo che gran parte del decreto-legge abbia efficacia differita, si possa determinare una sorta di efficacia retroattiva per la causa di ineleggibilità, introdotta dal comma 6. Tutti sappiamo, infatti, che al momento dell'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, saranno ancora in funzione le commissioni nominate nell'autunno 2002; difatti, la tornata di prove scritte si è svolta a dicembre del 2002 e, quindi, tali commissioni saranno in vita per tutto il 2003 per lo svolgimento delle relative prove orali. Questo emendamento vuole sottolineare che ovviamente la causa di ineleggibilità prevista dal comma 6, che determina l'ineleggibilità alle elezione degli organismi rappresentativi del mondo forense, deve diventare operativa e produrre i suoi effetti, per la prima volta, con riferimento alle commissioni che saranno nominate nell'anno 2003, cioè nel prossimo autunno, per lo svolgimento della tornata di esami, le cui prove scritte si realizzeranno nel mese di dicembre del corrente anno. Del resto, il contenuto di questo emendamento, in relazione al quale il relatore, in sede di replica in fase di discussione sulle linee generali, aveva manifestato il suo assenso, sta ad indicare una conseguenza, che è del tutto contenuta nel principio generale contemplato dall'articolo 11 delle disposizioni sulla legge in generale, le cosiddette preleggi al codice civile, in base al quale le disposizioni di legge non dispongono che per l'avvenire e, quindi, non hanno effetto retroattivo. Vorrei, pertanto, chiedere al relatore un'indicazione precisa al riguardo, che possa rimanere agli atti dei lavori parlamentari; ciò al fine di evitare eventuali contenziosi, incertezze ed ambiguità nell'applicazione della norma, a cui certamente non possiamo dare - nel rispetto dei principi generali relativi alla successione delle leggi nel tempo - efficacia retroattiva. Coloro i quali, infatti, sono stati nominati come componenti di commissioni, nel 2002, al momento di accettare questo incarico avevano di fronte un quadro normativo completamente differente, che non contemplava questa causa di ineleggibilità.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 19,10)

TINO IANNUZZI. Quindi, la circostanza che essi facciano parte di commissioni che svolgono tuttora le loro funzioni (al momento dell'entrata in vigore del decreto e della relativa legge di conversione) non può tradursi in una sorta di causa di ineleggibilità ad efficacia retroattiva. Cortesemente, quindi, chiederei al relatore di poter esprimere il proprio punto di vista, in modo tale che possa rimanere come chiarimento inequivocabile agli atti parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

LUIGI VITALI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI VITALI, Relatore. Signor Presidente, come abbiamo avuto già modo di chiarire in sede di discussione sulle linee generali, è evidente che tale disposizione normativa non può avere un effetto retroattivo, quindi nel senso auspicato dall'onorevole Jannuzzi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Iannuzzi 1-bis.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo. (Segue la votazione).

TINO IANNUZZI. No, signor Presidente, ritiro l'emendamento alla luce della precisazione del relatore, che rende inutile la votazione.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 426
Astenuti 6
Maggioranza 214
Hanno votato
191
Hanno votato
no 235).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1-bis.10.

ANTONIO BOCCIA. Mi scusi, Presidente, ma l'emendamento Cristaldi 1-bis.8 ?

PRESIDENTE. È stato ritirato da parte dal presidente di gruppo La Russa.

ANTONIO BOCCIA. Volevo sapere, signor Presidente, se il ritiro dell'emendamento è avvenuto nel corso della seduta o prima della seduta.

PRESIDENTE. È avvenuto in corso di seduta, onorevole Boccia.

ANTONIO BOCCIA. Allora, Presidente, chiedo di fare mio l'emendamento 1-bis.8, a nome del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. L'emendamento in oggetto intende sopprimere un comma, in virtù del quale la commissione istituita presso il Ministero della giustizia definisce i criteri per la valutazione degli elaborati scritti e delle prove orali. Ciò significa che il decreto dà la possibilità, a tale commissione, di fissare dei criteri, tant'è che il collega Pecorella, all'emendamento successivo, specifica, in un lungo elenco, alcuni di questi criteri, che comunque la commissione sarebbe tenuta a rispettare. Chiedo al ministro di svolgere una valutazione in quanto, quando si limita il giudizio della commissione sulla correzione delle prove scritte e di quelle orali, poi si accende un tale contenzioso tra il candidato giudicato e il rispetto di questi criteri che, probabilmente, queste prove selettive non avranno mai fine. La delimitazione della discrezionalità nel giudizio della commissione, quando viene definita attraverso dei criteri, obbliga tale commissione non solo al rispetto di tali criteri, ma subordina il suo giudizio a verifica di legittimità del rispetto degli stessi. Dunque, limitando il potere discrezionale della commissione, stabiliamo condizioni che poi, in sede amministrativa, potranno essere valutate e giudicate circa la loro corretta applicazione. Signor ministro, capisco il tentativo di porre dei binari a tutte le commissioni, ma ciò consente la realizzazione di un tale contenzioso tra i candidati esclusi e le valutazioni che hanno subìto che, effettivamente, questi concorsi corrono il rischio di non essere mai conclusi. Dunque, invito i colleghi ad esprimere un voto favorevole su questo emendamento, al fine di evitare il rischio dell'impossibilità di procedere alla definizione delle prove selettive.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Presidente, ma l'onorevole Boccia è intervenuto in qualità di sottoscrittore dell'emendamento. comunque, il mio intervento sarà brevissimo. Intendo richiamare l'attenzione dei colleghi sull'anomalia di questo meccanismo virtuale che, probabilmente, stiamo per approvare con rinvio. Virtuale in quanto il meccanismo delle tre commissioni, con il quale dovrebbero svolgersi gli esami a partire dal 2004, dove mai vedesse la luce - cosa a cui, evidentemente, non crede neanche la maggioranza -, creerebbe notevoli complicazioni da un punto di vista del normale andamento della correzione dei compiti, anche per le ragioni testé illustrate dal collega Boccia. Infatti, vi sarebbe una commissione centrale che dovrebbe dettare criteri omogenei ed uniformi ai quali le altre commissioni dovranno attenersi - e ciò può essere ragionevole -, ma poi vi sarebbe una prova scritta corretta da una commissione scelta per sorteggio e un esame orale sostenuto di fronte ad una terza commissione, dunque senza alcun nesso con la correzione della prova scritta. In tal modo, l'altissimo contenzioso già oggi esistente in materia di esami sarebbe assolutamente acuito; quindi, se volessimo muoverci nella logica della razionalizzazione di un meccanismo virtuale, dovremmo senz'altro approvare questo emendamento e, casomai, riservare un po' di attenzione al successivo, presentato onorevole Pecorella, che prevede alcune indicazioni, se non altro esplicite, in ordine ai criteri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cristaldi 1-bis. 8, fatto proprio dall'onorevole Boccia, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 431
Astenuti 4
Maggioranza 216
Hanno votato
195
Hanno votato
no 236).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1-bis. 10. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, questo provvedimento nasceva dall'esigenza di modificare un sistema che non assicura alcuna verifica delle attitudini, della preparazione giuridica e, quindi, delle capacità professionali dei candidati. Dunque, si poneva il problema di intervenire, in particolare, sul fenomeno chiamato turismo forense, la cui origine sta nell'esistenza di ingiustificabili sperequazioni nella valutazione delle prove dei candidati. Credo sia questa la ragione per cui in determinati luoghi c'è il 90 per cento dei promossi e in altri luoghi accade esattamente il contrario. Questo fenomeno dipende - credo - dall'ampia discrezionalità dei criteri di valutazione delle prove scritte e delle prove orali. L'emendamento presentato dall'onorevole Pecorella tenta di introdurre alcuni parametri. Penso siano parametri abbastanza superficiali, non pregnanti, non tali da consentire la soluzione di un problema così significativo e così importante. In una situazione diversa, il nostro gruppo si sarebbe astenuto dalla votazione, per quanto questi criteri siano di assoluta genericità. In una situazione come questa, mi sembra assolutamente inutile indicare parametri che, oltre ad essere generici, si collocano all'interno di un provvedimento che non entrerà mai in vigore. Dunque, voteremo contro, rimandando la questione all'anno e mezzo che ci separa dalla prossima scadenza, quando speriamo veda la luce l'ipotesi di una proposta organica.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1-bis.10, accettato dalla Commissione e dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 256
Astenuti 173
Maggioranza 129
Hanno votato
240
Hanno votato
no 16).

Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Drago non è riuscito a votare. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.30 della Commissione.

LUIGI VITALI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI VITALI, Relatore. Signor Presidente, vorrei riformulare l'emendamento 1.bis.30 della Commissione, nella sua parte finale, nella maniera seguente: «nominati successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge», sostituendo, quindi, la parola «pubblicazione» con l'espressione «entrata in vigore». Si tratta di un coordinamento lessicale.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che anche il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento 1.bis.30 della Commissione, nel testo riformulato. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.bis.30 della Commissione, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 251
Astenuti 173
Maggioranza 126
Hanno votato
238
Hanno votato
no 13).

Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Drago non è riuscito a votare. Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi Cento 1.bis.01, Annunziata 1-bis.02 e Pisapia 1-bis.03. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, stiamo esaminando tre analoghi articoli aggiuntivi, uno dei quali è stato presentato dall'onorevole Pisapia, mentre gli altri due portano la firma di colleghi del centrosinistra. Questa proposta modifica l'articolo del regio decreto 27 novembre 1933, n. 1578, che norma le figure, tra cui il prefetto, che possono accedere alla professione, senza dover passare attraverso un esame. Proponiamo che si allunghi la lista, inserendovi anche coloro che, avendo conseguito il diploma di specializzazione rilasciato dalle scuole di specializzazione per le professioni legali istituite presso le università italiane, siano in possesso anche di un altro requisito, che viene indicato per l'iscrizione nell'albo dei procuratori: aver compiuto lodevolmente e proficuamente un periodo di pratica, frequentando lo studio e via dicendo. Comunque, sono norme che i colleghi che si occupano di questa materia conoscono. Sono norme importanti. Ora, il possesso del diploma della scuola di specializzazione consente di limitare ad un anno il praticantato: diploma della scuola di specializzazione e un anno di praticantato, anziché due. Pensiamo che, insieme a questo secondo criterio, quello richiesto per l'iscrizione all'albo dei procuratori, il possesso del diploma della scuola la specializzazione sia sufficiente per esentare dall'esame coloro che vogliano iscriversi all'albo degli avvocati. Naturalmente, questo ragionamento sarebbe stato più opportunamente affrontato nel quadro di una riforma organica. Tuttavia, noi non rinunciamo a porre un problema, perché pensiamo che questo sia uno dei temi particolarmente sentiti e, in questa maniera, anche ben affrontati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, su questo emendamento devo dire che esprimiamo una convinzione molto ferma, essendo anche oggetto di una nostra proposta di legge già da tempo depositata, l'atto Camera n. 3329. Credo che il senso sia chiaro, ossia quello di garantire una pluralità di accessi alla professione attraverso forme differenziate di tirocini. L'elemento che risulta forse più chiaro è proprio quello dato dalla frequenza delle scuole di specializzazione biennali post-laurea, a cui si accede attraverso un esame, in cui si hanno verifiche all'interno dei due anni ed anche una prova finale. Ora ricordo che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 5 del 1999, ha espressamente affermato che si può prescindere in taluni casi dall'esame di Stato quando vi sia stata in altro modo una verifica dell'idoneità tecnica. Pertanto, noi prevediamo - e credo che i tempi siano più che maturi - la possibilità dell'accesso all'albo anche a coloro che hanno frequentato la scuola di specializzazione biennale post-laurea ed hanno anche il requisito della pratica forense. Mi sembra questo un percorso post-laurea del tutto significativo, nell'intento di coniugare qualità e responsabilità professionale, ma anche una pluralità di accessi alla professione che consenta libertà. Si tratta di uno dei punti che va considerato all'interno della riforma delle professioni, su cui abbiamo presentato ben due proposte di legge in questa legislatura, come altre proposte nella XIII legislatura, da quella Prodi del 3 luglio del 1998 a quella di Fassino. Quindi, questo andrebbe visto all'interno di una riforma globale delle professioni, che però il Governo, dopo molte promesse e dopo lo sforzo da ultimo compiuto con la cosiddetta bozza Vietti, anche qui per divisioni interne, non ha neppure il coraggio di portare in Parlamento. Dunque, credo che questo emendamento sia un utile pezzo di riforma che il Parlamento e i colleghi tutti dovrebbero valutare con attenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Finocchiaro. Ne ha facoltà.

ANNA FINOCCHIARO. Signor Presidente, l'emendamento dell'onorevole Mantini pone una questione di tale rilevanza e serietà che mi permetterei di chiedergli di non buttarlo in questo provvedimento destinato a una fine ingloriosa. Infatti, come è noto, su questo tema esiste - voglio sperarlo continuare a sperarlo -, anche dentro quest'aula, oltre che dentro altri organi dello Stato, a cominciare dal Consiglio superiore della magistratura, la possibilità della costruzione di una proposta trasversale che affronti questa questione avendo però riguardo ad una trasformazione delle scuole di specializzazione che oggi rappresentano soltanto un appendice del corso di studi universitario, mentre noi, se alla frequenza di queste scuole vogliamo far conseguire una capacità abilitante in toto, parziale rispetto all'esame di abilitazione, abbiamo la necessità di un intervento di riforma sulle scuole che vada a trasformare quei due anni, non nello studio teorico che ha accompagnato i ragazzi per i cinque anni del corso universitario, bensì un corso di apprendimento anche di casi pratici, quindi, fortemente modellato sulla professione legale che andranno domani a svolgere. Per questa ragione, proprio per la serietà della questione, mi permetto di pregare l'onorevole Mantini di ritirare questo emendamento e di non lasciarlo annegare nella bolgia di questo provvedimento.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, non so come si comporteranno i colleghi, ma per un fatto di cortesia e poiché abbiamo presentato al Parlamento una proposta di legge, potrei anche ritirare l'articolo aggiuntivo Annunziata 1-bis.02, di cui sono cofirmatario; ciò, perché condivido le ragioni di fondo sostenute dalla collega Finocchiaro.
In ogni caso, lo ripeto, non so come si comporteranno i colleghi che hanno presentato identici articoli aggiuntivi.

PRESIDENTE. Onorevole Cento, le chiedo se ella intenda ritirare il suo articolo aggiuntivo 1-bis.01.

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, ovviamente l'articolo aggiuntivo, stante le dichiarazioni rilasciate in aula, rischia di essere respinto. Noi, quindi, lo possiamo anche ritirare, ma la questione politica rimane sempre la stessa. Quindi, al di là della predisposizione dei disegni di legge e dell'iniziativa legislativa, intendo ritirare il mio articolo aggiuntivo, ma voglio anche sottolineare la profonda incongruenza...

PRESIDENTE. Onorevole Cento, la prego di farci sapere se intenda ritirare il suo articolo aggiuntivo.

PIER PAOLO CENTO. Sì, signor Presidente, lo ritiro, però vorrei motivare la mia decisione.

PRESIDENTE. Purtroppo non le è consentito di motivare all'infinito.

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, in maniera molto semplice le dico che la questione posta dai tre identici articoli aggiuntivi presentati proponeva al Parlamento e alla Commissione giustizia un metodo serio per affrontare il tema della riforma riguardante l'accesso alla professione forense. La chiusura che vi è stata e, a mio avviso, anche i ritardi con cui questa questione è stata affrontata anche in Commissione, certamente ci mettono oggi nella condizione di ritirare l'articolo aggiuntivo per evitare che esso sia respinto. In ogni caso, credo si sia persa un'occasione per dare rilevanza agli istituti di specializzazione che rappresentano una risposta seria al tema della certezza dell'accesso alla professione forense.

PRESIDENTE. Onorevole Cento, in conclusione, ha intenzione di ritirare il suo articolo aggiuntivo?

PIER PAOLO CENTO. Sì, signor Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene. Non vi è due senza tre: chiedo, quindi, all'onorevole Mascia, cofirmataria dell'articolo aggiuntivo Pisapia 1-bis.03, se intenda ritirarlo.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, non ho intenzione di ritirare l'articolo aggiuntivo Pisapia.1-bis.03, nonostante le parole di buonsenso pronunciate dall'onorevole Finocchiaro; io stessa ho affermato che sarebbe stato più opportuno affrontare la questione nell'ambito di un diverso contesto, di una riforma organica. Tuttavia, poiché si attende un messaggio da parte di questa Assemblea, penso che, trovandoci di fronte ad un provvedimento completamente svuotato, sia opportuno dare una risposta politica.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che, a questo punto, anche i presentatori degli altri due articoli aggiuntivi non intendono più ritirarli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo brevemente per dire che il gruppo della Lega nord Padania è contraria all'inserimento nel testo di questi identici articoli aggiuntivi. Riteniamo sia sbagliato lo strumento che è stato utilizzato, però la questione sollevata attraverso di esso merita attenzione e, sicuramente, trova d'accordo il nostro gruppo riguardo al merito. Per questo motivo, la Lega nord è disponibile a discutere del problema all'interno, però, di una riforma organica che disciplini in modo diverso l'accesso alla professione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Cento 1-bis.01, Annunziata 1-bis.02 e Pisapia 1-bis.03, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 422
Astenuti 8
Maggioranza 212
Hanno votato
195
Hanno votato
no 227).

Avverto che l'emendamento Cristaldi 1-ter.1 è stato ritirato. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mancini 1-ter.2 e Fanfani 1-ter.3 Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fanfani. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FANFANI. Signor Presidente, ritengo che, complessivamente, questo provvedimento sia da un lato scarsamente utile al nostro ordinamento, dall'altro particolarmente dannoso. La materia è particolarmente delicata e le motivazioni che sottostanno alla necessità di provvedere al riguardo sono state ampiamente espresse. Mi domando, come hanno fatto altri colleghi in quest'aula, se sia opportuno, in una situazione così delicata, procedere attraverso lo strumento della decretazione d'urgenza e se, procedendo in tal modo, non si rinunci alla necessità di un'organica disciplina che da più parti, nel corso di questa discussione, è stata ricordata come essenziale per dare alla materia una soluzione definitiva. Oggi, da più parti, in quest'aula è stato detto che il tentativo del ministro sarebbe apprezzabile se non altro perché ha posto il problema; peraltro, tutti si sono resi conto che questo modo di affrontare la problematica è limitativo. Mi domando se un ministro abbia il compito di porre problemi al Parlamento ovvero se non abbia, invece, il dovere specifico di affrontare i problemi per quelli che sono, nella loro gravità, e di individuare le soluzioni adeguate. Mi domando, inoltre, se ricorrere allo strumento legislativo del decreto-legge ed, al tempo stesso, negarne la validità, come ha ben detto il collega Innocenti all'inizio di questa discussione, rinviandone l'attuazione ad epoca successiva, non significhi negare in nuce gli elementi che lo giustificano. In realtà, credo che in questa sede non si sia voluto salvare il provvedimento o parti di esso; si è voluto salvare la dignità di un Governo che ha proposto un provvedimento che in questo Parlamento non ha trovato un minimo di accoglimento. Ricordo a tutti che in Commissione non un solo gruppo si è trovato concorde con tutti gli altri della maggioranza, nemmeno su un emendamento. Ci si è resi conto che il provvedimento in esame, complessivamente considerato, non aveva il substrato né di necessità, da un lato, né di accettabilità, dall'altro, perché altri sono gli strumenti attraverso cui intervenire in una materia che deve essere, sì, disciplinata, ma in modo organico, al fine di preparare alla professione giovani che, in questo modo, saranno selezionati in modo diverso, ma non sicuramente più corretto.
Credo che, attraverso questo provvedimento, si commetta il grave errore (è stato più volte ricordato), di credere che si possa intervenire, in maniera frammentaria, in un sistema legislativo che, invece, avrebbe bisogno di una riforma organica alla quale faceva riferimento il collega Mantini. In questo modo, non credo nemmeno che la riserva esplicitata circa l'opportunità di legiferare nell'arco di un anno sarà rispettata, perché, una volta risolto il problema in maniera frammentaria, come oggi viene proposto, dando una parvenza di legittimità ad un sistema di selezione da tutti ritenuto scarsamente utile, non si farà altro. L'unico risultato, colleghi avvocati che sedete in quest'aula, che si raggiunge attraverso questo provvedimento è la dequalificazione, agli occhi dell'intera nazione, dell'intera categoria degli avvocati, perché l'unica norma che entrerà immediatamente in vigore sarà quella secondo la quale gli avvocati non possono far parte della commissione d'esame se vogliono poi candidarsi a qualche cos'altro. In Commissione - lo ricordo a chi era presente - autorevoli esponenti di questo Parlamento e dell'Avvocatura esterna affermarono che questa norma doveva essere approvata perché gli avvocati si vendevano gli esami per essere candidati successivamente. Signor Presidente, la ringrazio e credo che questo emendamento debba essere approvato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mancini 1-ter.2 e Fanfani 1-ter.3, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione). Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge

(Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 424
Astenuti 3
Maggioranza 213
Hanno votato
188
Hanno votato
no 236).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mancini 2.2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la parte del provvedimento che con l'emendamento al nostro esame da noi presentato ci proponiamo di sopprimere, introduce una norma grottesca che, devo dire, all'interno di un provvedimento ridicolo sta benissimo! È una norma grottesca che sarà applicata nel 2004 ma che non fa onore al Parlamento che la approva e al Governo che la propone, perché con questa norma si propone di ottenere l'introduzione di una omogeneità di giudizio attraverso un sorteggio. La maggioranza e questo ministro pensano che attraverso un sorteggio si possano introdurre una omogeneità di giudizio e l'equità nell'esame dell'elaborato. Questa è una cosa grottesca e ridicola!
Noi riteniamo al contrario che vi debba essere un collegamento fra il luogo dove viene svolta la pratica dal candidato e quello dove questi svolge l'esame: questo perché, e lo ha ricordato bene il collega Finocchiaro, riteniamo che l'esame di abilitazione debba essere la tappa conclusiva di un percorso di formazione che inizia con gli studi di giurisprudenza, prosegue probabilmente attraverso l'integrazione di studi e corsi di perfezionamento e si concluda laddove è iniziato, attraverso il giudizio di quegli avvocati e magistrati con i quali il candidato e futuro avvocato ha formato la sua preparazione. Se si vuole introdurre un giro di vite, il ministro e la sua maggioranza avevano il dovere di andare ad incidere laddove vi sono comportamenti poco leciti e che non convincono. Sono quei comportamenti posti in essere da quei consigli dell'ordine che da una parte sono di manica strettissima quando si tratta di promuovere il candidato, ma dall'altra sono di manica assai larga quando concedono il rilascio del certificato che consente al candidato di spostarsi per andare a sostenere l'esame presso un'altra corte di appello. Attraverso questo sistema, si ottiene quello che ogni anno succede per esempio a Catanzaro. Vi sono stati colleghi che si sono indignati per la percentuale di promozioni e, abbiamo ascoltato, colleghi che si sono indignati per il fatto che parte dell'economia catanzarese, e calabrese più in generale, si poggia sul cambio di residenza e sull'espletamento dell'esame nella regione Calabria. Noi al contrario ci indigniamo per come si svolgono le cose. Richiamo l'esempio puntuale di quanto accade a Catanzaro: in quella realtà, lo scorso anno, su quattromila candidati, soltanto quattrocento erano calabresi; gli altri provenivano da altre regioni e probabilmente alcuni di quei candidati non sono mai entrati in un'aula di tribunale, mai hanno fatto pratica, mai hanno aperto un codice! Sono quei candidati che grazie al comportamento compiacente di alcuni consigli dell'ordine ricevono il certificato di compiuta pratica e si recano in Calabria. Noi pretendiamo, indignandoci per questo, che ci sia maggiore attenzione nei confronti del Mezzogiorno d'Italia e che ci sia una valutazione migliore di queste vicende. Questo provvedimento è l'ennesima dimostrazione di come questo Governo lavori contro il Mezzogiorno d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mancini 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 401
Astenuti 15
Maggioranza 201
Hanno votato
74
Hanno votato
no 327).

Avverto che gli identici emendamenti Cristaldi 2.1 e Mazzoni 2.5 sono stati ritirati. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 2.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 412
Astenuti 4
Maggioranza 207
Hanno votato
185
Hanno votato
no 227).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fanfani 2.6. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, vorrei illustrare molto rapidamente il senso di questo emendamento, che è misura dell'atteggiamento estremamente serio e costruttivo con cui il gruppo della Margherita ha affrontato il dibattito su questo provvedimento. Se la finalità di fondo che l'esecutivo ha inteso perseguire è stata quella di garantire una valutazione più equilibrata, omogenea ed uniforme su tutto il territorio nazionale per gli esami riabilitazione forense, ebbene, una soluzione normativa corretta, senza i meccanismi inaccettabili, i pasticci legislativi a cui oggi stiamo assistendo, si può realizzare proprio con l'approvazione di questo emendamento, che riserva al ministro, sentito il Consiglio nazionale forense, il potere di nominare il presidente di ciascuna commissione in ciascuna Corte d'appello, prescegliendolo tra gli avvocati iscritti alle giurisdizioni superiori, ma appartenenti ad altro territorio, ad altro distretto di Corte d'appello. È questa la misura per consentire una indicazione di direttive generali da parte del ministero per lo svolgimento degli esami, assicurando - in avvocati cassazionisti appartenenti ad altro territorio - una presidenza di ciascuna commissione nel segno massimo dell'imparzialità, della serenità di giudizio, accresciuta in questo caso dalla estraneità diretta a quel territorio.
Questo è un modo serio per tentare di dare un punto di avanzamento alla complessa materia degli esami di abilitazione forense e alle esigenze che ci stanno a cuore; non così il meccanismo che è stato escogitato di carovane itineranti, affidate alla polizia giudiziaria, con temi che vengono svolti al sud e vanno verso il nord per ritornare al sud e viceversa, che rappresenta una sorta di girotondo assolutamente incompatibile con una rigorosa disciplina legislativa che voglia ispirare gli esami di abilitazione forense a linee di maggiore serietà. Concludo. Un altro punto doveva essere oggetto di attenzione nella riflessione del Governo, che era ed è quello di rendere il biennio di pratica forense più compiuto, più effettivo, più penetrante, con vigilanza e monitoraggi più adeguati, con controlli più diretti dei consigli dell'ordine, con il massimo recupero della deontologia professionale. Questo terreno, come quello della valorizzazione del titolo rilasciato dalle scuole di specializzazione forensi - che si inquadrano in uno sforzo di dare davvero vita ad un modello diverso di formazione forense - è invece del tutto estraneo alle scelte, alla volontà e alla determinazione dell'esecutivo che, attraverso il faticosissimo compromesso che si prefigura, delinea non una nuova soluzione legislativa, ma un autentico e inaccettabile pasticcio legislativo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fanfani 2.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 402
Votanti 399
Astenuti 3
Maggioranza 200
Hanno votato
174
Hanno votato
no 225).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 2.7. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, avevamo offerto un'altra possibilità di migliorare il testo del decreto-legge attraverso l'emendamento in questione che, come ho detto prima - e quindi non mi dilungherò - stabilisce la possibilità da parte del ministro, sentito il CNF, di nominare due commissari per integrare le sedi che, sulla base di una rilevazione statistica riferita agli ultimi cinque anni, abbiano prodotto un numero anomalo di bocciati o di promossi. In ciò, eravamo confortati dal pensiero che anche il collega La Russa si era convinto di questa impostazione, tant'è che lo stesso - leggo le sue parole riportate dal quotidiano Il sole 24 ore - ha dichiarato: noi riteniamo opportuno l'intervento sull'esame forense per rimediare a due ingiustizie: l'alto numero dei promossi al sud e l'altrettanto alto un numero di respinti al nord. Le misure ipotizzate, però, non risolvono il problema. Il nostro emendamento risolve, invece, in modo equo, il problema, senza fare finti girotondi, né «ammuine» (cito l'articolo 27 della Real Borbonica Marina che recita: «chilli ca stanno a poppa vanno a prora e viceversa»). Invito il collega La Russa e tutti gli altri, anche per lanciare il segnale che vogliamo attuare la riforma, ma una riforma razionale, e non rimandarla tra due anni, a votare a favore su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, non esprimeremo un voto favorevole sull'emendamento in esame, perché, apparentemente cambia qualcosa, ma, in realtà, lascerebbe la situazione immutata per sempre. Vorrei chiarire, ancora una volta, che il nostro atteggiamento è esattamente coerente con quanto ho dichiarato su Il Sole 24 Ore. Lo chiarisco anche perché, a volte, dall'esterno, è difficile comprendere una posizione. Sin dall'inizio, eravamo contrari alla decisione di convertire il decreto-legge esattamente come era. È stato profondamente modificato dalla Commissione che ha impedito che, per gli esaminandi, vi sia l'obbligo di fare turismo (essi, secondo il testo originario, avrebbero dovuto andare in giro per l'Italia). Il ministro e la Commissione hanno modificato profondamente il testo. Ora, abbiamo proposto ed ottenuto che, quest'anno, nessuno svolga gli esami secondo quanto prevederà il testo di legge definitivo, nella speranza che, nel corso di quest'anno (anzi, ne siamo convinti) entri in vigore una legge che affronti, in maniera più compiuta, la materia.
In sostanza, dando atto al ministro (e non è cambiamento di opinione, perché abbiamo sempre sostenuto che il problema andava affrontato e che andava posta l'attenzione sulle disparità al sud e al nord e sui due scandali: quello del sud, dove, in effetti, qualche volta, in certi ristretti, il numero dei promossi è quasi totale, e quello del nord, dove il numero dei bocciati è così alto da rendere legittima difesa il trasferimento al sud di molti praticanti di Milano e di altre corti d'appello del nord), crediamo che la legge, nel giro di un anno, potrà affrontare, in maniera più compiuta, questa doppia anomalia e risolverla.
Mi rivolgo al collega: non c'è bisogno di votare favorevolmente sul tuo emendamento. Lasciamo al Parlamento - altrimenti glielo toglieremo - il compito di affrontare, nell'arco di un anno, più in profondità questa materia. Lasciamo, invece, nella tranquillità, tutti - dico tutti - i praticanti che non si troveranno ad affrontare all'improvviso un esame assai diverso da come se lo aspettavano. In tal modo, avranno la possibilità di affrontarlo, quest'anno con i vecchi criteri, e l'anno prossimo con criteri di equità e di giustizia, per tutti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

PIERO RUZZANTE. Presidente, lo voleva ritirare!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 409
Votanti 393
Astenuti 16
Maggioranza 197
Hanno votato
167
Hanno votato
no 226).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 2.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo. (Segue la votazione).Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 405
Votanti 399
Astenuti 6
Maggioranza 200
Hanno votato
171
Hanno votato
no 228).

Avverto che l'emendamento Mancini 2.3 è stato ritirato. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Mantini 2.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini (Commenti). Colleghi, per cortesia. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo brevemente, con l'impegno a non intervenire nuovamente (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale). Un po' di captatio benevolentiae, a quest'ora, credo sia utile a tutti. Con questo articolo aggiuntivo abbiamo voluto lanciare un messaggio, sempre in una logica assolutamente costruttiva e tenendo presente che abbiamo avuto una giornata lunga, nervosa ed estenuante per molti motivi, poiché nel paese vi è una grande attesa, soprattutto da parte delle giovani generazioni, di ricevere messaggi rassicuranti per l'oggi e per il domani, su una linea di consapevolezza e di riforma che forse abbiamo il dovere di indicare. Allora, questo articolo aggiuntivo vorrebbe offrire una soluzione, come dire, a regime, una di quelle sulle quali il collega La Russa, e non solo lui, vuole impegnarsi a ragionare nel corso di quest'anno di sospensione del virtuale provvedimento Castelli. La offriamo all'attenzione di tutti. L'emendamento suggerisce che i prossimi esami di abilitazione alla professione di avvocato si svolgano sulla base di verifiche semestrali, da parte dei consigli degli ordini, sull'idoneità e sull'effettività della pratica. Tali verifiche già oggi sono previste, ma vengono fatte da chi si e da chi no. Attraverso la verifica semestrale e con l'attribuzione di un sistema di crediti, si accede ad una selezione finale informatica, sdrammatizzando, in tal modo, l'esame finale: si verifica l'effettività e l'idoneità della pratica e si accede ad un esame in forma semplificata. Questo, in sintesi, il modello espresso. Probabilmente, esso non formerà oggetto di valutazione in questa sede, ma lo offriamo alla riflessione nell'anno che ci separa da una riforma seria ed urgente di questa materia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mantini 2.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 393
Votanti 331
Astenuti 62
Maggioranza 166
Hanno votato
98
Hanno votato
no 233).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mancini 3.3 e Mantini 3.5, non accettati dalla Commissione né dal Governo. (Segue la votazione). Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 390
Votanti 385
Astenuti 5
Maggioranza 193
Hanno votato
161
Hanno votato
no 224).

Passiamo all'emendamento 3.7 della Commissione.

LUIGI VITALI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI VITALI, Relatore. Signor Presidente, il testo dell'emendamento 3.7, è stato riformulato, in fine, sostituendo le parole da «come» fino a «decreto,» con le parole: «e successive modificazioni,».

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CASTELLI, Ministro della giustizia. Concordo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.7 della Commissione, nel testo riformulato, accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 401
Votanti 253
Astenuti 148

Maggioranza 127
Hanno votato
242
Hanno votato
no 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.8 della Commissione, accettato dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 407
Votanti 237
Astenuti 170
Maggioranza 119
Hanno votato
236
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cento 3.2 e Buemi 3.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 411
Votanti 399
Astenuti 12
Maggioranza 200
Hanno votato
168
Hanno votato
no 231).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Pisapia 5.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, il nostro emendamento intende sopprimere il diritto ecclesiastico come materia orale, mentre è indispensabile, come è ovvio per tutti, introdurre il diritto comunitario, così come prevedeva il testo originario. Non si comprende per quale ragione debba essere aggiunto alle materie della prova orale il diritto ecclesiastico che, pur essendo presente negli insegnamenti universitari, deve essere approfondito, nel quotidiano, veramente da pochissimi avvocati. Pensiamo che non sia necessario prevedere il diritto ecclesiastico come materia d'esame e che, invece, sarebbe bene permettere ai candidati di dedicare energie e risorse al diritto comunitario. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisapia 5.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.

IGNAZIO LA RUSSA. Apri!

PRESIDENTE. Onorevole La Russa, so quando aprire e quando chiudere (Si ride).
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 390
Votanti 387
Astenuti 3
Maggioranza 194
Hanno votato
158
Hanno votato
no 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fanfani 5-bis.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo. (Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 411
Votanti 399
Astenuti 12
Maggioranza 200
Hanno votato
168
Hanno votato
no 231).

Ricordo che l'emendamento Cristaldi 6-bis.1 è stato ritirato. Passiamo agli identici articoli aggiuntivi Cento 6-bis.01 e Buemi 6-bis.03.

PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, poiché passiamo all'articolo 6-bis del decreto-legge, sul quale è stato presentato un articolo aggiuntivo sul quale dobbiamo attendere il parere della Commissione bilancio, per dare coerenza e logica ai nostri lavori sarebbe meglio votare direttamente domani tutto l'articolo 6-bis del decreto-legge. Mi pare che anche il relatore sia d'accordo.

PRESIDENTE. Prendo atto che anche il relatore è d'accordo. La sua richiesta può essere dunque accolta. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.