diretto da Francesca Patanè

marzo 2006 numero 51

Par condicio (ma fuori tema)

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di Francesca Patanè

L'altro giorno qualcuno mi ha chiesto: ma tu, sei di destra?
- E perché? gli ho detto.
- Scrivi sempre male della sinistra!
L'osservazione mi ha fatto riflettere e da qui è nato questo editoriale.
Allora: io non giudico le ideologie (anzi non giudico per niente), io mi limito a osservare i fatti.
Questa è la premessa.
Se spesso i fatti giornalisticamente "attaccabili" legati in qualche modo all'ambito
universitario (che è quello di nostro interesse) provengono quasi sempre dalla sinistra non è colpa mia.
E' come quando un giornalista nell'esercizio del suo diritto/dovere di informare scrive di un brutto fatto di cronaca e invece di essere stigmatizzati i protagonisti di quel fatto viene attaccato il giornalista che ne ha scritto.

Effettivamente però il rischio di essere equivocati c'è.
Il bottacerchismo (a cui qualche volta bisogna ricorrere non per condivisione concettuale, ma per necessità di essere capiti) mi ha suggerito allora di trovare una notizia "attaccabile" proveniente da destra. Una sorta di par condicio personale. Che con i nostri temi soliti non c'entra niente, ma che potrà contribuire - almeno spero - a fissare nell'opinione comune un concetto semplice che non tutti i miei colleghi purtroppo condividono, ma che per me sta alla base del  lavoro di chi ha scelto il mestiere di informare: non esiste giornalismo libero, esistono giornalisti liberi.
La notizia, dunque, con l'Università non c'entra niente - può stare tranquillo, per questa volta, chi si dimena sulla sua poltrona accademica appena io apro bocca - ma se serve a chiarire, ben venga anche un argomento fuori dai nostri temi: la celebre maglietta dell'ex ministro Calderoli.
So che l'argomento è un po' datato, ma so anche che per una volta mi perdonerete.

Dicevo, la maglietta.
Oddio, una maglietta coi fumetti può starci in un'Italia che pare giocare anche quando fa sul serio; in un'Italia dove, tanto per restare all'interno dei nostri soliti temi, qualche Istituzione accademica per l'intestazione della propria carta da lettera non riesce a trovare di meglio che  un carattere da "comic stripes", che fa a pugni con la serietà dell'Organo che sta rappresentando (oppure no, dipende dai punti di vista); in un'Italia dove certi pietosi rendez-vous politici che scopiazzano (male) l'America non fanno rimpiangere il miglior Totò. In un'Italia così, dicevo, fumetti sui velli politici non ci stanno poi tanto male.
Ma proprio l'Islam, Calderoli, doveva andare a toccare? Con tanti integralisti pseudomoralisti e bacchettoni di facciata che abbiamo in Italia, doveva andare a scomodare proprio quelli che fanno sul serio, che credono in quello che fanno e che (purtroppo per noi) lo sanno fare anche troppo bene?
Rischio di scadere nell'ovvio, ma non ci vuole molto a sostenere quanto sia stata opinabile una scelta del genere.
La provocazione è utile quando è costruttiva, non quand'è così stupida, fine a se stessa e dalle conseguenze  così drammatiche.
L'avesse chiesto a me, il buon Calderoli, qualche spunto per le sue nuvolette...

L'unico vantaggio, in questa storia - quando si esprimono opinioni occorre sempre analizzare la medaglia da tutt' e due le facce - va proprio a favore dell'ex ministro leghista subito defenestrato, che ora, libero dai "legacci" istituzionali potrà sparare a zero su tutto e su tutti (come d'altra parte sta già facendo) consentendo
all'opinione pubblica di conoscere fatti, misfatti e antefatti di molte storie politiche nazionali, che generalmente stanno dietro le quinte e non appaiono.
E non per vendetta personale - sarebbe troppo banale - ma per manifestare da cittadino finalmente davvero libero il proprio pensiero, ben garantito, d'altra parte, in questa sua scelta, dall'art. 21 della nostra Costituzione.

Ma, tornando a ciò che ha mosso questo editoriale, vorrei ricordare alla persona che mi ha chiesto se sono di destra (e a tutti quelli che restano in superficie) la celebre frase di Montanelli: "Giudicate i giornalisti solo per quello che scrivono e non affibbiate loro etichette perché sbagliereste".

Per cui, il fatto di avere stigmatizzato ora un ex ministro leghista della coalizione forzista non vuol dire che sono di sinistra, come quando attacco la sinistra non vuol dire che sono di destra. (Certo che però certe "sinistre" accademiche - no, non certe accademiche "sinistre"... - le strappano proprio... dalla penna!).

Volete finirla, please, di schierarmi per forza da qualche parte?
Senza etichette non sapete vivere? Ma voi, lo sapete cos'è libertà? "Libertà" è
quella cosa che quando hai dentro nessuno con nessun mezzo - vessatorio, ricattatorio, intimidatorio, mafioso, - potrà mai toglierti. Perché sta sopra tutto e proprio per questo ti rende veramente invincibile.
E che chi ti si oppone non ha.
 


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