L'altro giorno qualcuno mi ha chiesto: ma tu, sei di destra?
- E perché? gli ho detto.
- Scrivi sempre male della sinistra!
L'osservazione mi ha fatto riflettere e da qui è nato questo editoriale.
Allora: io non giudico le ideologie (anzi non giudico per niente), io mi
limito a osservare i fatti.
Questa è la premessa.
Se spesso i fatti giornalisticamente "attaccabili" legati in qualche modo
all'ambito
universitario (che è quello di nostro interesse) provengono quasi sempre
dalla sinistra non è colpa mia.
E' come quando un giornalista nell'esercizio del suo diritto/dovere di
informare scrive di un brutto fatto di cronaca e invece di essere
stigmatizzati i protagonisti di quel fatto viene attaccato il giornalista
che ne ha scritto.
Effettivamente però il rischio di essere equivocati c'è.
Il bottacerchismo (a cui qualche volta bisogna ricorrere non per
condivisione concettuale, ma per necessità di essere capiti) mi ha suggerito
allora di trovare una notizia "attaccabile" proveniente da destra. Una sorta
di par condicio personale. Che con i nostri temi soliti non c'entra niente,
ma che potrà contribuire - almeno spero - a fissare nell'opinione comune un
concetto semplice che non tutti i miei colleghi purtroppo condividono, ma
che per me sta alla base del lavoro di chi ha scelto il mestiere di
informare: non esiste giornalismo libero, esistono giornalisti liberi.
La notizia, dunque, con l'Università non c'entra niente - può stare
tranquillo, per questa volta, chi si dimena sulla sua poltrona accademica
appena io apro bocca - ma se serve a chiarire, ben venga anche un argomento
fuori dai nostri temi: la celebre maglietta dell'ex ministro Calderoli.
So che l'argomento è un po' datato, ma so anche che per una volta mi
perdonerete.
Dicevo, la maglietta.
Oddio, una maglietta coi fumetti può starci in un'Italia che pare giocare
anche quando fa sul serio; in un'Italia dove, tanto per restare all'interno
dei nostri soliti temi, qualche Istituzione accademica per l'intestazione
della propria carta da lettera non riesce a trovare di meglio che un
carattere da "comic stripes", che fa a pugni con la serietà dell'Organo che
sta rappresentando (oppure no, dipende dai punti di vista); in un'Italia
dove certi pietosi rendez-vous politici che scopiazzano (male) l'America non
fanno rimpiangere il miglior Totò. In un'Italia così, dicevo, fumetti sui
velli politici non ci stanno poi tanto male.
Ma proprio l'Islam, Calderoli, doveva andare a toccare? Con tanti
integralisti pseudomoralisti e bacchettoni di facciata che abbiamo in
Italia, doveva andare a scomodare proprio quelli che fanno sul serio, che
credono in quello che fanno e che (purtroppo per noi) lo sanno fare anche
troppo bene?
Rischio di scadere nell'ovvio, ma non ci vuole molto a sostenere quanto sia
stata opinabile una scelta del genere.
La provocazione è utile quando è costruttiva, non quand'è così stupida, fine
a se stessa e dalle conseguenze così drammatiche.
L'avesse chiesto a me, il buon Calderoli, qualche spunto per le sue
nuvolette...
L'unico vantaggio, in questa storia - quando si esprimono opinioni occorre
sempre analizzare la medaglia da tutt' e due le facce - va proprio a favore
dell'ex ministro leghista subito defenestrato, che ora, libero dai "legacci"
istituzionali potrà sparare a zero su tutto e su tutti (come d'altra parte
sta già facendo) consentendo
all'opinione pubblica di conoscere fatti, misfatti e antefatti di molte
storie politiche nazionali, che generalmente stanno dietro le quinte e non
appaiono.
E non per vendetta personale - sarebbe troppo banale - ma per manifestare da
cittadino finalmente davvero libero il proprio pensiero, ben garantito,
d'altra parte, in questa sua scelta, dall'art. 21 della nostra Costituzione.
Ma, tornando a ciò che ha mosso questo editoriale, vorrei ricordare alla
persona che mi ha chiesto se sono di destra (e a tutti quelli che restano in
superficie) la celebre frase di Montanelli: "Giudicate i giornalisti solo
per quello che scrivono e non affibbiate loro etichette perché
sbagliereste".
Per cui, il fatto di avere stigmatizzato ora un ex ministro leghista della
coalizione forzista non vuol dire che sono di sinistra, come quando attacco
la sinistra non vuol dire che sono di destra. (Certo che però certe
"sinistre" accademiche - no, non certe accademiche "sinistre"... - le
strappano proprio... dalla penna!).
Volete finirla, please, di schierarmi per forza da qualche parte?
Senza etichette non sapete vivere? Ma voi, lo sapete cos'è libertà?
"Libertà" è
quella cosa che quando hai dentro nessuno con nessun mezzo - vessatorio,
ricattatorio, intimidatorio, mafioso, - potrà mai toglierti. Perché sta
sopra tutto e proprio per questo ti rende veramente invincibile.
E che chi ti si oppone non ha.
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