diretto da Francesca Patanè

giugno 2005 numero 42

Onanismi
e vuoti pneumatici

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di Francesca Patanè

Nelle Amministrazioni pubbliche, specie in quelle universitarie, le iniziative prese per migliorare la qualità del lavoro, vista la rarità con la quale si registrano, sono sempre gradite, al di là dei risultati che vengono effettivamente raggiunti.
Noi dunque non facciamo eccezione.

Premesso ciò, avete mai avuto a che fare all'Università di Palermo con il protocollo informatico?
Se non vi è mai capitato, potete ritenervi fortunati.

Il protocollo informatico - quel "Titulus 97" in uso già da qualche anno per registrare in ingresso e in uscita la corrispondenza - per la verità non è stato un parto delle menti accademiche palermitane, ma di quelle dell'Università di Padova.
Ottima idea quella dei colleghi padovani di voler unificare a livello nazionale i sistemi di protocollo, e realizzazione buona: non perfetta, perché ogni novità è difficile che sia perfetta subito, ma buona, e comunque perfettibile in corso d'opera.
Del resto già nel dicembre del '91, quando ebbe luogo a Padova la riunione di coordinamento operativo degli Atenei italiani, era stato detto - e sulla lettera di convocazione anche scritto - chiaramente: "... mutando le funzioni, con il mutare delle leggi, degli statuti e dei regolamenti, il titolario di classificazione deve essere aggiornato e integrato, poiché esso deve essere stabile, ma non statico. E' infatti buona norma rivedere periodicamente tutte le decisioni assunte... per fare in modo che il titolario rimanga uno strumento vivo e vitale al servizio della produzione dei documenti".
E prosegue, quella lettera, prendendo subito le distanze da eventuali inadempienze locali: "Un titolario che non si adegui al mutare delle funzioni... è destinato a fallire rapidamente attraverso la sua inapplicazione o ad essere modificato in maniera scoordinata e personalistica dai vari uffici...".
Ora, attestato che modifiche e integrazioni alle voci d'indice (il titolario consta di tre livelli: titoli, classi e voci d'indice e solo quest'ultimo è modificabile localmente) sono effettuabili da ciascun Ateneo e considerato che gli Uffici che ne hanno in carico il compito agiscono su richiesta, ma hanno anche la responsabilità delle verifiche periodiche per il buon funzionamento del servizio (e per fare questo non è necessario attendere richieste, osservazioni o peggio, proteste da parte di chi è un po' meno paziente e un po' più intollerante nei confronti dei disservizi pubblici), perché nessuno all'Università di Palermo (di come funzionano o non funzionano sull'argomento gli altri Atenei al momento non abbiamo notizia) si è mai accorto della limitatezza di tale strumento informatico? Perché nessuno dalle strutture periferiche dell'Università di Palermo ha mai segnalato la necessità di procedere a modifiche e/o integrazioni? (Se lo avessero fatto i risultati ci sarebbero già stati). E soprattutto perché il competente Ufficio dell'Università di Palermo - quel Sepag che, al di là dell'ermetismo della sigla non è altro che il "Servizio protocollo, posta e archivio generale" dell'Ateneo - non ha mai ritenuto opportuno segnalare a Padova alcune clamorose incongruenze e soprattutto procedere alle opportune correzioni per mettervi riparo?

Sono anni che si va avanti adattando: manca una voce? pazienza, che male c'è? Troviamone un'altra. Magari qualcuna che ci somiglia, in fondo pure le leggi si applicano per analogia (ma questo lo pensano solo i più colti...).
E possiamo capire le "congratulazioni" (titolo I, classe 13 del titolario per le strutture periferiche) - tra qualche giorno, anzi, appena le urne elettorali avranno "a sorpresa" partorito il nuovo rettore qui a Palermo se ne potrà fare uso - ma che c'entra la "goliardia" (titolo III, classe 4 dello stesso titolario)? "Goliardia" perché nelle Università italiane è tutto uno scherzo? Oppure perché attenzione non ci dobbiamo offendere? (Pensate se una censura scritta venisse erroneamente protocollata col titolo III, classe 4...).
E che ne dovremmo pensare, noi poveri T.A. (...pini) e cioè tecnici-amministrativi (ah! queste sigle...) dell'assoluta mancanza nel titolario di classificazione della voce "carriera"? Non occorre verificare, credeteci: la voce "carriera" esiste, ma solo per il personale docente... I T.A. (come sopra) delle Università italiane non hanno forse diritto alla voce "carriera"? (E meno male che Freud è già morto, altrimenti vedreste come ci ricamerebbe).
Per non parlare poi della voce "inquadramento" (del personale): non cercatela, non esiste, né sul titolario per le strutture periferiche, né su quello (un po' più accettabile) per l'Amministrazione centrale. Eppure è una voce basilare nei rapporti di lavoro delle Pubbliche Amministrazioni.
E non per voler essere pignoli, ma non si è sempre parlato (anche per non urtare la suscettibilità degli studenti) di "numero programmato"? E allora perché al titolo III, classe 1 del titolario per le periferie c'è "numero chiuso - proposte per il"?
E questo stesso titolario, che a momenti prevede pure le circolari di condominio dopo quelle di Organi come Murst, U.E., C.N.R., perché non ha ritenuto di prevedere anche le "circolari del direttore amministrativo" lasciandole di fatto alla più generica classificazione "circolari"?
Ed è vero che le menti accademiche sono generalmente esenti da imperfezioni (e questa è la nostra ultima delle tante osservazioni che si potrebbero fare sull'argomento), ma per quale motivo, di grazia, il titolario - per l'Amministrazione centrale e per le periferie - manca della voce "rettifica"? Forse perché all'Università non si sbaglia mai e dunque non è prevista la relativa richiesta di correzione? Eh, no! Che non è così, stavolta, abbiamo la prova!
Qualche tempo fa con tanto di lettera d'accompagnamento abbiamo ricevuto la copia di un D.D.A. (decreto del direttore amministrativo) con il quale si disponeva uno scatto nella posizione economica previsto dalla legge (nessun regalo, a noi non ne fanno).
Piccolo particolare: l'area di attribuzione era clamorosamente sbagliata. Non "area delle biblioteche", come sarebbe stato nel nostro caso corretto, ma "area amministrativo-gestionale".
Ci è sembrato opportuno, naturalmente, chiedere per iscritto la rettifica del decreto, attraverso i nostri uffici di competenza.
Che hanno impiegato circa tre giorni a scoprire quale classificazione del protocollo informatico, nel nostro caso, sarebbe stato più idoneo. Sul titolario le hanno cercate tutte: dalla voce più diretta "rettifica - richiesta di", appunto inesistente, a quelle più generiche o più fantasiose.
Alla fine, la sofferta decisione: inviare la nota con il titolo V, classe 5 del protocollo.
Nulla da obiettare sul titolo V, che riguarda la voce "Personale". Ma sapete la classe 5 quali voci d'indice comprende, per la parte relativa al personale tecnico-amministrativo?
Non importa, ve lo diciamo noi:
- controlli medici, visite
- infortuni sul lavoro
- radioprotezione
- servizio prevenzione rischi lavorativi
- servizio radioprotezione fisica
- servizio radioprotezione medica
- tutela della salute
- visite mediche di controllo.

Ora, capisco che per qualcuno potrebbe essere corretto, ma considerare il nostro scatto in avanti nella posizione economica un "rischio lavorativo" o peggio un "infortunio sul lavoro" ci sembra francamente un po' troppo.

A margine, sapete com'erano state protocollate dall'Amministrazione centrale lettera d'accompagnamento e copia del decreto sbagliato?
L'una - la lettera - con la voce delle "visite guidate" (titolo I, classe 10) e l'altra - la copia del decreto - con quella delle "misure di sicurezza" (titolo VII, classe 5)...
Che a ben pensare, queste ultime, coi rischi lavorativi e gli infortuni sul lavoro - e ciò in una visione surreale motiverebbe la scelta fatta dai nostri uffici di competenza dopo i tre giorni di pausa di riflessione - ci potrebbero anche stare.
Per i turisti dell'Ateneo, s'intende, per chi, cioè, tra una visita guidata e l'altra, trova persino il tempo di farsi aumentare di uno scatto la propria posizione, mettendo a rischio l'incolumità... professionale dei tanti stanziali.



P.S.: Inutile dire che la copia del nuovo decreto corretto alla quale abbiamo diritto, da noi richiesta sulla nota di rettifica, non ci è mai pervenuta.


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