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Arrotondando (di molto) arrivano quasi a mille miliardi delle vecchie lire (suona meglio), ma certo è che 460 milioni
di euro per rilanciare la ricerca nel Mezzogiorno non sono roba di tutti i giorni.
La decisione di finanziare progetti di ricerca industriali e nuovi laboratori nel Sud Italia è naturalmente del ministro
di ferro, quella Letizia Moratti responsabile del Miur da più parti criticata (a ragione o a torto non sta a noi dirlo), ma alla quale
almeno un pregio bisogna riconoscere: il decisionismo (e questo in un contesto di secolare immobilismo è già qualcosa).
I finanziamenti sono ben due.
Il primo - di 253 milioni circa - è finalizzato allo sviluppo della competitività in settori come informatica, tecnologie meccaniche
e telecomunicazioni nelle regioni del cosiddetto "Obiettivo 1", e cioè Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Il secondo - di 212 milioni circa - sarà utilizzato invece per la realizzazione di 12 laboratori pubblico-privati negli ambiti della
ricerca e dell'alta formazione per le aree di diagnostica medica avanzata, medicina personalizzata, energia solare, sismologia, nuovi
farmaci anti-infettivi, piattaforme tecnologiche innovative nel settore agro-alimentare, turismo e beni culturali.
"Una novità assoluta per il Mezzogiorno", ha sottolineato alla stampa il ministro Moratti, che ha anche precisato che il 10% del
secondo finanziamento servirà per la formazione dei ricercatori.
E ciò consentirà l'accesso alla ricerca di circa cento giovani ricercatori meridionali: una boccata di ossigeno che farà sicuramente
piacere anche agli anti-morattiani più accaniti.
Attualmente in Sicilia i piani già approvati sono 19. Ne pubblichiamo l'elenco nell'articolo che segue.
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