diretto da Francesca Patanè

marzo 2004 numero 27

Nudi alla mèta

Argomenti correlati

Storie di ordinaria follia

di Francesca Patanè

Un corpo accademico in pompa magna con rettore in testa e senza toghe di ermellino.
Così si sono presentati i professori universitari palermitani per l'inaugurazione dell'anno accademico.
Spogliatisi delle loro vesti togate per protestare contro la Moratti (che sinceramente ci sembra abbastanza vaccinata da non scandalizzarsi alla vista di un pugno di docenti siculi attempati anzicheno e formalmente nudi), nel pieno del carnevale - quando si dice la tempestività - , gli accademici palermitani hanno dichiarato ufficialmente iniziato un nuovo anno, ma non un anno normale, appunto, bensì un anno all'insegna della contestazione, come ai tempi migliori della migliore contestazione studentesca, quella del '68 (con buona pace della successiva Pantera).

E' in fibrillazione, dunque, come quello di molti altri Atenei italiani, il Corpo Accademico palermitano. Ma una voce fuori dal coro c'è, almeno per ciò che riguarda la forma della protesta.
Da essa, infatti, pare si sia dissociata la Facoltà di Giurisprudenza, il cui preside Giovanni Tranchina ha fatto sapere a nome della sua Facoltà di non aderire agli scioperi, al blocco delle lezioni e a tutte le forme di contestazione in atto e in fase di realizzazione.

Inizia così l'anno accademico 2004-2005, che passerà alla storia come l'anno accademico della discordia.
La cerimonia di inaugurazione, che ha avuto luogo non nella Sala Magna dello Steri, come ci si sarebbe aspettato, ma - forse non a caso - in un luogo di spettacolo, il cinema Edison, ha visto in platea uno sventolar di manifesti antidecreto morattiano e ci vuole coraggio a dichiarare, come ha fatto il rettore Silvestri, mentre la casa scricchiola e il terreno sotto i piedi sta per crollare, che si è trattato di un momento di discussione e di dialogo in cui l'Università ha riflettuto sul suo ruolo.
"Chi mette mano alle regole - ha puntualizzato il rettore - non può non chiedersi se vuole ottimizzare il sistema attuale o vuol porre in essere un darwinismo che faccia sopravvivere nel pieno della dignità scientifica e didattica solo poche Università e lasci le altre al rango inferiore, di pressoché esclusivo insegnamento".
Belle e dotte parole (a parte ottimizzare).Parole che fanno colpo su un pubblico già propenso a essere colpito.
Peccato però che "le altre" Università il rango inferiore se lo siano scelto da loro, e già da tempo.
Chi l'ha detto, infatti, che in certe Università i servizi debbano languire, la gestione delle risorse debba essere inconcludente, la disorganizzazione debba regnare maestra, la progettazione debba restare lettera morta, la preparazione professionale bene o male in ogni settore debba essere carente e le proposte didattiche - in particolare quelle dei bienni specialistici, come abbiamo già rilevato sull'editoriale del n. 19-20/2003 ,- debbano essere irrazionali, inadeguate, se non addirittura inestistenti?
Chi l'ha detto che certe Università è giusto che restino al rango inferiore?
E' inutile piangersi addosso adducendo giustificazioni alle proprie inefficienze con motivazioni di comodo come quelle che gli Atenei del Sud sono penalizzati da un contesto meno florido, che il tessuto industriale è meno sviluppato e che le tasse universitarie a carico degli studenti sono le più basse d'Italia.
Sanno gli Atenei del Sud rimboccarsi le maniche e lavorare per la propria evoluzione? In Sicilia le imprese non dialogano abbastanza con l'accademia. E' stato detto. Ma è certo che l'accademia faccia il possibile per dialogare con le imprese?

Letizia Moratti col suo ddl- e con lei tutti i milioni di italiani che, fuori dalle pastoie accademiche, sanno osservare una realtà che è sotto gli occhi di tutti e che a certi accademici dà fastidio vedere - ha semplicemente preso atto di un problema che, per quanto in suo potere, sta tentando di risolvere.
E se per curare la malattia occorre estirpare il dente cariato, perché non farlo? Il medico pietoso fa la piaga verminosa. E poi, nella fattispecie, il dente non sarà neppure necessario estirparlo: cadrà da solo.
"Dobbiamo saper passare dall'Università dell'assistenza e della cattiva eguaglianza, all'Università del merito e delle occasioni e legare a questa trasformazione la richiesta di nuovi fondi - scrive Aldo Schiavone su "La Repubblica" - Nella formazione superiore, democrazia significa possibilità di accesso, non mancanza di selezione o rinuncia alla valutazione. Se l'Università pubblica non sarà capace di creare percorsi e curricula differenziati, di riconoscere e premiare l'eccellenza e insieme di fermare la corsa al ribasso nella formazione di massa, invece di nasconderla sotto le spoglie di un egualitarismo senza prospettive - che è solo un colossale inganno - essa avrà i giorni contati".

Cari, vecchi prof, non c'è più tempo per piangere e per rimpiangere il buon tempo andato: lo scossone determinante alla cariatide accademica è stato assestato.
Come ha detto il ministro La Loggia, presente all'inaugurazione palermitana, la riforma "guarda al buon funzionamento dell'Università, cui è interessato un milione e mezzo di studenti".
Mi pare un ottimo motivo per andare avanti.

E a proposito di inaugurazione palermitana, la prossima volta - se mai ci sarà - speriamo non la facciano coincidere di nuovo col carnevale.
Qualcuno potrebbe equivocare.


Torna al sommario........



Hai un argomento da proporre? Entra nel forum di Ateneo palermitano e avvia il dibattito con gli altri navigatori............ entra



Oppure scrivi una e-mail al Direttore
............................ scrivi

 
© Ateneo palermitano - tutti i diritti riservati