gennaio 2004 numero 25

cultura
Il principio dell'amore
Sentimento e donazione fisica, binomio inscindibile per relazioni profonde 
e durature: è la chiave di lettura del libro di Smaldone
di Biagio Limongi
nella foto: La copertina del libro

Scorrendo le prime pagine del libro di Smaldone, si ha la sensazione che il contenuto possa tendere verso temi distintivi del romanzo rosa. Alla fine del primo capitolo l'impressione si dissolve: vengono alla ribalta personaggi veri, con le loro emozioni, affettive ed intellettuali.
A cominciare da Alberto, il protagonista, un impiegato quarantenne, teso al raggiungimento di un proprio "centro di gravità permanente", come egli ama ripetere, servendosi del titolo della nota canzone di Franco Battiato.
In realtà, dietro questa metafora, si cela l'aspirazione di Alberto a conseguire un nucleo di valori capace di dare stabilità e coerenza alle sue relazioni, alle sue aspettative.
Dubbi, incertezze, angosce costellano il suo vivere quotidiano, procurandogli tristezza, pessimismo, persino fuggevoli pensieri di suicidio.
Questi stati d'animo spesso spingono Alberto a scrivere poesie dal tono nostalgico, e da ciò egli trae sicuramente sollievo spirituale: la letteratura, specie quella in versi, da sempre è un potente normalizzatore degli sconvolgimenti dell'anima.

Sullo sfondo di questo quadro esistenziale ci sono le donne, le tante donne che compaiono nel percorso sentimentale di Alberto. Egli è sostenuto da un principio guida: l'amore è sempre binomio inscindibile di sentimento e di donazione fisica: una soltanto di queste componenti non può dar luogo a relazioni reciproche, profonde, durature.
L'Amore pieno, totale, autentico è poi fonte di serenità, di gioia: è una risorsa rigeneratrice nei momenti di difficoltà della coppia. L'Amore autentico è un inflessibile censore dei comportamenti trasgressivi e meramente sessuali.
Roberta - Claudia - Elsa - Stefania - sono donne che si insediano fortemente nel cuore di Alberto e non ne suscitano soltanto desideri sessuali. Queste donne, cosi diverse nel loro profilo psicologico, sono tutte ben scolpite nella mente di Alberto, ciascuna per una connotazione particolare.
Roberta è "la compagna di sempre": quella che sembra per Alberto poter essere un approdo sentimentale, unico e decisivo, il "centro di gravità" di Battiato.
Elsa, una collega di lavoro: Alberto non ha mai avuto un concetto eccellente delle sue capacità intellettuali. Sono però entrambi reduci da vicende sentimentali fallimentari: questa circostanza li accomuna: si parlano, si conoscono meglio, si comprendono, nasce l'amore, un amore profondo che sembra potersi suggellare con il matrimonio, perché Elsa è dolce, discreta, sa ascoltare, qualità che Alberto apprezza.
Stefania, dirimpettaia di Alberto: anche lei, come il protagonista, separata: donna solitaria, misantropa; si colmano reciprocamente del vuoto affettivo in cui entrambi sono incorsi.

Nel racconto compaiono altre due donne, figure di "seconda fila", meno significative, che restano escluse dal "forziere" di Alberto. Sono Marta e Sandra. Marta, "la mia migliore amica", dice Alberto, di cui si innamora. Marta è sua compagna d'ufficio. Ella però, "a muso duro", respinge le sue avances: è innamorata del marito. Donna intuitiva, determinata, stakanovista nel lavoro, Alberto ne è rimasto affascinato, ma deve accontentarsi di convertire il sentimento di amore in amicizia, sopportando qualche episodio in più di tachicardia emotiva.
Sandra è il nuovo capufficio di Alberto.
Donna avvenente, sensuale, trascina Alberto in un rapporto passionale, imperioso, incontenibile. I tentativi di Alberto di interrompere questo rapporto sono infruttuosi: ne è travolto insieme al legame con Elsa, che lo respingerà dopo un tentativo di suicidio.

Il libro di Smaldone si chiude con una pagina che trasmette una consistente emozione, anche per gli aspetti più propriamente narrativi e linguistici.
Alberto evoca le sue donne, e queste sembrano quasi rispondere ed essere lì presenti con le loro sembianze umane: ci sono Claudia, Roberta, Elsa, Stefania, c'è anche Anna, un amore giovanile. Sono le donne da lui amate senza alcuna gerarchizzazione, di quell'amore sostanziato dalla sintesi sentimento-donazione fisica: una sintesi che si propone per la sua valenza di canone morale discriminante, come opportuno orientamento di vita: la scissione sentimento-sesso, sembra dirci Smaldone, non arricchisce il "forziere", non porta giovamento all'equilibrio ed alla stabilità affettiva e mentale. Per questo, mancano alla chiamata Marta e Sandra, partners di Alberto sì, ma di un rapporto unilaterale: Marta, soltanto sentimento, peraltro da lei non corrisposto; Sandra, soltanto sesso, con ricadute drammatiche.

Smaldone ci propone un racconto di taglio moderno, con un protagonista, Alberto, nel quale sono rinvenibili i tratti distintivi della società del nostro tempo: società complessa perché attraversata da incertezza, pluralità di visioni "valoriali", di squilibri sociali.
Tutto questo ha inevitabili risonanze nella vita di ciascuno.
Alberto tende all'introspezione dei suoi stati d'animo appassionati, ora anelanti una aspirazione di purezza, ora desiderosi di libera vita, affrancata dai legami delle convenzioni. Egli è "sospinto" dal bisogno di conoscere: le esperienze amorose, le donne che ha incontrato, in definitiva, sono state funzionali a questa esigenza di autocoscienza.
Inoltre, Alberto intrattiene un singolare, fruttuoso rapporto con il suo inconscio: ne ascolta i segnali, i messaggi, gli avvertimenti che gli giungono attraverso le rappresentazioni oniriche, sempre copiose e così intense da suscitare in lui persino risposte di tipo fisiologico.
Viene naturale il richiamo a Sigmund Freud, alla sua teoria della mente, nella quale il "profondo", l'"Es", svolge un ruolo stimolante, originale, creativo: la psicanalisi resta uno dei segmenti scientifici che ha marcato indelebilmente la natura della modernità.

"Il forziere", dunque, è un volume che celebra la libertà, il diritto a guardare e a percorrere il mondo con atteggiamento euristico di ricerca, di esplorazione.
Perciò è un racconto laico, cioè immune da apriorismi concettuali.
Un libro che si colloca a pieno titolo, nella letteratura vera: una letteratura che disturba, inquieta, perché ci invita a pensare, ad essere vigili e reattivi alle dinamiche dell'omologazione contemporanea.


la scheda del libro:

Giovanni Smaldone
"Il Forziere"
Maremmi editore
Firenze, 2004



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